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Tari, il Comune di Ancona blocca i rimborsi. «I consumatori presentino comunque le domande»

Il Municipio dorico, unico nelle Marche, ha calcolato in maniera errata la tassa sui rifiuti. Nonostante la decisione presa dall'ente «gli utenti si devono tutelare», spiega l'associazione. Alle richieste vanno allegate, tra gli altri documenti, le ricevute di pagamento dell'imposta degli anni dal 2014 al 2017. Ecco come

Adiconsum è al fianco dei cittadini consumatori anche in questa delicata vicenda.
Il caos è scoppiato a fine 2017, relativamente all’errata applicazione della quota variabile della Tari anche alle pertinenze degli immobili. Il Comune di Ancona, unico nelle Marche, ha calcolato in maniera errata la tassa sui rifiuti dando corso, così, alla possibilità di chiedere il rimborso di quanto versato in più e non dovuto.

«Il Comune di Ancona ha recentemente comunicato che non provvederà ai rimborsi ai cittadini; in questa fase è tuttavia fondamentale, al fine di autotutelarsi, presentare comunque le domande di rimborso, compilando il modello predisposto da Ancona Entrate e denominato “Richiesta Rimborso Pertinenze”», spiega in una nota l’Adiconsum Marche.

Tali domande, va precisato, hanno lo scopo di interrompere il termine di prescrizione per le cartelle del 2014 che scadranno il 31 maggio prossimo.
Alle richieste vanno allegate, tra gli altri documenti, le ricevute di pagamento della Tari degli anni dal 2014 al 2017, ma si possono presentare domande anche se non complete, poiché il Comune è in grado di verificare i versamenti effettuati e gli importi mal calcolati.

«Adiconsum si è già attivata al fine di sostenere e aiutare i cittadini nella compilazione e nella presentazione delle domande, in attesa comunque che intervenga un provvedimento statale o che giungano anche le prime sentenze favorevoli per i cittadini», spiega l’associazione a tutela dei consumatori.

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