Ancona-Osimo

Strategie vincenti contro il terrorismo islamico

Il deputato Andrea Manciulli: «Ancona è senza dubbio un modello positivo di prevenzione, ma la guardia deve sempre restare alta»

Da sin. il presidente dell'Autorità Portuale Rodolfo Giampieri, il deputato Andrea Manciulli e l'On. Emanuele Lodolini

ANCONA – Strategie vincenti per la lotta al terrorismo islamico. Se ne è parlato oggi ad Ancona con il deputato Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana alla Nato e i responsabili locali di Pubblica Sicurezza, nell’incontro organizzato dall’On. Emanuele Lodolini, membro della Commissione Difesa della Camera.

«La nuova minaccia jihadista proviene dai Balcani e Andrea Manciulli, per la Nato, ha redatto tre rapporti sulla minaccia jihadista – dichiara Lodolini – e per questo gli abbiamo chiesto di venire ad Ancona, che ha uno dei porti più importanti dell’Adriatico, per fare il punto sul sistema di prevenzione e sulle prospettive di breve e medio termine».

Nel corso del confronto, Manciulli ha ripercorso la genesi dello stato islamico che combatte tre livelli di guerra: quella convenzionale, avendo conquistato territorio in Siria ed Iraq; quella mediatica, per attirare combattenti dall’estero e quella per conquistare il numero massimo di simpatizzanti e fiancheggiatori. «Stiamo lavorando su un doppio approccio – ha ricordato Manciulli – avendo fatto un decreto anti-terrorismo molto efficace, ma ci stiamo avvicinando all’approvazione della legge per il contrasto al radicalismo che costituirà una svolta molto importante».

La minaccia si potrebbe avvicinare anche alle Marche perché nei Balcani proliferano sacche di estremismo che potrebbero utilizzare anche il capoluogo dorico per entrare in Europa. «Grazie all’impegno coordinato e sinergico di voi tutti – ha aggiunto Manciulli rivolgendosi al prefetto D’Acunto, al questore Capocasa e ai comandanti di Carabinieri, Esercito, Marina Militare, Guardia di Finanza, Polizia di Stato presenti all’evento – Ancona è senza dubbio un modello positivo di prevenzione, ma la guardia deve sempre restare alta e non è un caso che nelle prossime settimane a Sarajevo la Nato discuterà il Rapporto che abbiamo contribuito a realizzare incentrato sulla Bosnia, paese nel quale i foreign fighters presenti e pronti all’azione, sono circa un migliaio, un numero altissimo in rapporto alla popolazione residente».

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