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Il successo di Nasa-SpaceX inaugura l’era del turismo spaziale. Siete pronti?

Il 30 maggio è stata una data storica per il mondo che forse cambierà per sempre il nostro futuro e sopratutto quello dei nostri figli. Per la prima volta, un razzo privato ha portato due astronauti alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS)

Per chi non se ne fosse accorto, visto che in Italia l’evento è passato sotto traccia con una diretta poco pubblicizzata su Focus Channel, il 30 maggio è stata una data storica per il mondo che forse cambierà per sempre il nostro futuro e sopratutto quello dei nostri figli. Per la prima volta un razzo privato, il Dragon 2 dell’agenzia Space X di Elon Musk (si proprio lui, l’inventore miliardario di Pay Pal e Tesla che fa impallidire l’immaginario Tony Stark degli Avengers), per conto della Nasa ha portato due astronauti alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) che ruota a 400 km intorno la Terra, in modo automatico, senza creare rifiuti spaziali e con un notevole risparmio economico rispetto le missioni precedenti. Per non parlare del restyling dell’immagine e del balzo in avanti della tecnologia che ha portato la Nasa dal look stantio anni ’70 al futuro funzionale e minimalista. Si avete capito bene, si è aperta ufficialmente l’era del turismo spaziale privato. Ma procediamo per ordine.

UN LANCIO DI SUCCESSO
Il lancio da Cape Canaveral è stato un grande successo, nonostante le previsioni meteo non fossero ottimali, e il semaforo verde è scattato 21:22 qui in Italia, poi tutto è andato bene fino all’accensione dei 9 motori Merlin che hanno portato, in poco più di 12 minuti, la capsula Dragon con Doug Hurley e Bob Behnken a bordo, alla rotta finale per la Iss che hanno raggiunto dopo 19 ore. I due sono due esperti astronauti con alle spalle due viaggi ognuno con lo Space Shuttle, che è appunto l’ultimo mezzo Usa che ha portato militari nello spazio nel 2011. Un grande giorno per l’America che torna da protagonista nello spazio grazie a un mezzo di fabbricazione propria, dopo 9 anni di dipendenza dalle sovietiche Soyuz.

LO STILE RINNOVATO
La prima impressione è stata quella di guardare un film di fantascienza moderno alla TV: gli astronauti arrivano al razzo a bordo di una Tesla Model X, le tute sono minimali e sottili, nessun comando nella navicella pulitissima, solo tre grandi schermi, nessuna cloche o altro ma tutto comandato da leggeri tocchi sugli schemi. La linea comunicativa dell’operazione è quella di rassicurare l’opinione pubblica sul fatto che nel prossimo futuro ricchi privati, senza competenze astronomiche, potranno essere trasportati in orbita in modo automatico.

IL RAZZO RIUTILIZZABILE
Il razzo è partito all’ora stabilita e già il rientro del primo stadio dopo qualche minuto è stupefacente: si stacca infatti il secondo stadio con la navicella Crew Dragon mentre i il primo stadio inizia la caduta verso terra, ma si accendono i razzi ausiliari e per qualche minuto ne abbiamo due da seguire, uno va in alto verso la meta stabilita e l’altro, il Falcon 9, cala dritto come un fuso a terra e arriva con una precisione millimetrica su di una piattaforma in mezzo al mare. Il tutto senza intoppi o sbavature. Dopo 12 minuti, si stacca anche il secondo stadio e finalmente la capsula Dragon entra nell’orbita giusta che la porterà alla ISS, dove i due astronauti resteranno per un tempo ancora da definire precisamente, ma probabilmente sui 30 giorni.

ELON IL MEGALOMANE
E pensare che SpaceX è nata quasi per scherzo: i progetto nasce ufficialmente nel 2002 con l’obiettivo di realizzare la tecnologia per portare l’uomo su Marte. L’intuizione di Elon Musk è quella di ridurre i costi dei lanci verso lo spazio realizzando vettori riutilizzabili, capaci cioè di poter tornare sulla terra integri e di poter essere lanciati nuovamente nei voli successivi. I razzi storicamente sono sempre stati dei velivoli multi-stadio usa e getta, irrimediabilmente danneggiati al rientro nell’atmosfera dopo aver portato in orbita il loro carico e la tecnologia per realizzare la visione di Musk nel 2002 non esiste ancora. Da qui la seconda intuizione dell’imprenditore americano: SpaceX sarà un’azienda integrata verticalmente, che svilupperà e produrrà internamente tutto ciò che le servirà per la sua missione, al fine di creare quanta più efficienza possibile e ridurre i costi. 18 anni dopo, l‘85% di ciò che compone il Falcon 9 e la navicella Dragon è stato sviluppato e realizzato direttamente da SpaceX.

LA SVOLTA CON IL FALCON 9
Archiviato il progetto Falcon 1, con un quinto volo che porterà in orbita il satellite RazakSAT, SpaceX sviluppa il nuovo razzo Falcon 9, come 9 sono i motori Merlin equipaggiati, e inizia a sperimentare il sistema di rientro del primo stadio, che consentirà al vettore di poter essere riutilizzato nei successi lanci. Questa volta ci sono anche i soldi della NASA, conquistata dai risultati del Falcon 1, ad accelerare lo sviluppo del razzo che effettuerà il primo volo nel giugno del 2010, con un primo prototipo della navicella Dragon, capsula progettata interamente da SpaceX, per portare strumentazione, provviste e in prospettiva astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale.

L’ASCESA DI SPACE X
La missione è un successo e dimostra che SpaceX è ora in grado di competere con consorzi affermati come Arianespace, ma a costi inferiori. È l’inizio dell’ascesa per SpaceX che a oggi ha completato 86 lanci con il Falcon 9. Nell’aprile 2012 la Dragon è la prima navicella privata ad attraccare la Stazione Spaziale Internazionale ed il primo veicolo americano dopo lo Space Shuttle. Nel dicembre del 2015, il primo stadio del Falcon 9 atterrà per la prima volta sulla terra ferma con successo dopo una missione. L’aprile successivo, riesce anche il rientro del primo stadio sull’oceano sulla piattaforma automatizzata. Un anno dopo, nel marzo del 2017, decolla il primo Falcon 9 con primo stadio “ricondizionato”, che riatterrerà con successo una seconda volta. Da quel giorno, sono 57 gli atterraggi effettuati dal primo stadio dei razzi Falcon 9 e 35 sono i moduli che hanno effettuato un nuovo volo dopo essere stati recuperati.

NELLO SPAZIO A COSTI RIDOTTI
L’ingresso di SpaceX nel mercato dei lanci spaziali ha portato a una significativa pressione sui prezzi. Secondo i dati oggi disponibili, il costo di lancio del Falcon 9 si aggira intorno ai 60 milioni di dollari, per un carico massimo di circa 22 tonnellate in bassa orbita. Prima dell’avvento di SpaceX, il costo per portare un carico in bassa orbita si è mantenuto più o meno stabile e pari a 18.500 dollari/kg. SpaceX ha portato questo costo a 2.720 dollari/kg. Per competere, Arianespace, fino a pochi anni fa la prima azienda aerospaziale per numero di lanci, è stata costretta ad abbassare notevolmente le tariffe del suo Ariane 5, che rimangono comunque sensibilmente più alte di quelle di SpaceX, e ha lanciato lo sviluppo dell’Ariane 6 con lo scopo di aumentare l’efficienza del suo servizio. Il Falcon 9 di SpaceX è oggi il vettore più conveniente al mondo per portare satelliti in orbita geostazionaria, e in soli 5 anni ha portato a una riduzione del 20% delle tariffe della concorrenza, secondo le stime di Northern Sky Research. Ma siamo solo all’inizio. L’esperienza che SpaceX sta accumulando con il Falcon 9 e la navicella Dragon, sta gettando le basi per portare l’uomo ancora più lontano.

PROSSIMA FERMATA LUNA E MARTE
Il successo della missione che ha visto la Crew Dragon portare per la prima volta degli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale, ha segnato un giro di boa importantissimo, portando a compimento il percorso iniziato con il lancio del primo Falcon 1 nel 2006. Consolidata la capacità di dominare l’orbita terrestre è ora di guardare oltre. Il progetto Starship, che sarà in grado di portare in orbita un carico di 100 tonnellate e comprende una navicella disegnata per portare l’uomo sulla Luna e Marte, ripropone in scala ancora più grande i concetti chiave di SpaceX e ne aggiunge uno nuovo: la possibilità di rifornire il secondo stadio in orbita. La nuova sfida inizia oggi.

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