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Spaterna: «Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini come volano turistico per il territorio dopo il Covid»

Il presidente del Parco ci parla di sinergia, rispetto dei luoghi e turismo intelligente. Dopo il boom di presenze di questa estate, ecco come guardare al futuro

Sibillini
I Sibillini

Intervista al presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini Andrea Spaterna su cosa ci aspetta dopo la pandemia e come riscoprire la bellezza della natura ma soprattutto le sue opportunità. Sinergia, rispetto e turismo intelligente sono le parole d’ordine per far sì che il Parco rappresenti un volano turistico per l’intera regione Marche.

Andrea Spaterna, presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Presidente Spaterna, come avete affrontato in questi mesi le novità e, spesso le problematiche, legate al Covid-19?
«L’emergenza legata al Covid-19 purtroppo continua a minare la nostra quotidianità. Le Marche, così come l’Umbria, sono entrate nella zona arancione lo scorso 15 novembre, dunque, la fruizione del Parco Nazionale dei Monti Sibillini è strettamente legata, e lo resterà, a quelle che sono le normative riguardanti gli spostamenti in vigore nei territori sui quali il Parco insiste, decise dal governo centrale. Nelle regioni che sono in zona arancione, come ben sappiamo, non si può uscire dal proprio comune di residenza, se non per specifiche necessità. Chiunque vive nel territorio del Parco vede limitati i propri spostamenti in un’area circoscritta dai confini comunali mentre visitatori e fruitori non possono raggiungerci a causa delle restrizioni; attendiamo ora le nuove disposizioni regionali in merito all’entrata in zona gialla (che scatta domenica 6 dicembre, ndr)».

In questo periodo avete chiuso dei sentieri? Ci sono delle novità in merito agli accessi?
«Accessi limitati, come già ricordato, dalle normative nazionali e regionali vigenti e nessuna modifica ulteriore. L’unica chiusura da segnalare è quella relativa al percorso che, dalla diga del Lago di Fiastra, conduce alle Lame Rosse, alla Grotta dei Frati, alle Gole del Fiastrone e alla Valle del Rio Sacro. Rientra in quelle che sono le competenze dei sindaci l’opportunità di chiudere tratti dove, dato il notevole afflusso turistico registrato, risulta impossibile mantenere la distanza di sicurezza tra i visitatori. Il provvedimento preso in questo caso dal sindaco di Fiastra Sauro Scaficchia resta in vigore, salvo modifiche, fino al prossimo 31 gennaio. La chiusura riguarda i giorni festivi e prefestivi a eccezione di coloro che si recano in queste zone per comprovate esigenze lavorative. Senza dubbio, il periodo estivo, nonostante questa recrudescenza del virus, ha fatto registrare un boom di presenze».

I marchigiani hanno “riscoperto” la bellezza del Parco Nazionale dei Monti Sibillini a seguito della pandemia? Quella invernale resta, invece, una stagione che fa comunque registrare un calo di presenze?
«Complice il lungo lockdown, il Parco ha vissuto una stagione estiva intensa. In attesa di tracciare un bilancio di fine anno con dati alla mano, possiamo dire che abbiamo beneficiato di un trend positivo. Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e la sua offerta turistica sono stati selezionati dagli utenti richiamati dal fascino della natura e dalla voglia di recuperare con essa un contatto, approfittando contestualmente dei grandi spazi aperti. Oggi un calo di presenze rispetto al periodo estivo è chiaramente fisiologico, ma abbiamo sempre puntato a destagionalizzare i flussi. Un’operazione facilitata dal fatto che il nostro inestimabile patrimonio paesaggistico muta insieme con il mutare delle stagioni. La possibilità di ammirare il fenomeno del foliage, ovvero delle foglie che cambiano colore assumendo tonalità tra il rosso, il giallo e l’arancione tipiche della stagione autunnale, ha richiamato moltissimi visitatori fino a quando gli spostamenti sono stati consentiti. Quello che, però, mi preme sottolineare è che questa appassionata riscoperta delle nostre bellezze naturalistiche deva andare di pari passo con un profondo rispetto dei luoghi e di chi qui vive. Uomo e natura devono convivere nel rispetto reciproco che mai deve venir meno».

Oltre alle difficoltà legate all’emergenza sanitaria state già guardando avanti: penso al bando per la gestione del rifugio di Cupi.
«Tengo a sottolineare che, pur nelle restrizioni e nel rispetto delle modalità lavorative legate alla diffusione del Covid-19, noi continuiamo, grazie ai funzionari dell’Ente, a portare avanti quotidianamente il lavoro del Parco. Dall’ordinaria amministrazione allo sviluppo dei nuovi progetti, nulla si è mai fermato. Infatti, di recente abbiamo dato notizia dell’apertura del bando di gestione per il RESP di Cupi. La struttura consiste in quattro unità abitative, di cui una destinata all’accoglienza di persone disabili, dotate di tutti i servizi necessari e anche di impianto fotovoltaico. Guardare avanti significa anche proseguire con il recupero della fruibilità di strutture ricettive che consentiranno agli amanti della montagna e del nostro Parco di poter pernottare e fermarsi più tempo per godere del territorio. Sono previste altre strutture, come ad esempio quelle di Montegallo, sempre nell’ottica di potenziare la fruibilità del Parco in modalità compatibili con il suo ecosistema. Un’operazione come questa ha una duplice valenza. Da una parte, creazione di maggiore offerta turistica e, dall’altra, opportunità economica e lavorativa per operatori del settore per continuare, come Parco, a rilanciare l’economia del territorio».

Poco fa abbiamo celebrato l’anniversario dei quattro anni dal sisma; di cosa hanno bisogno le zone interne della nostra regione per rinascere?
«Sinergia è indubbiamente la parola d’ordine. Per proiettarsi verso il futuro e lasciarsi definitivamente alle spalle le devastanti conseguenze del sisma del 2016 questi territori hanno bisogno di nuovi investimenti che diano corpo a progetti strategici. Il Parco, i comuni, le unioni montane, gli enti universitari di cui la nostra regione si pregia e il mondo privato devono, oggi più che mai, fare squadra. Un tema che, per vocazione, ci sta molto a cuore, è di certo quello legato al turismo, un turismo intelligente, rispettoso di questi luoghi e destagionalizzato, che faccia da nuovo volano all’economia locale. Ripartire da qui, scommettendo e investendo insieme, deve essere il nostro imperativo».

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