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…E se la scuola rimanesse aperta anche d’estate?

Una prima apertura al riguardo è arrivata dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, nel corso della presentazione del Programma Nazionale 2021-2027

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Con l’inizio pochi giorni fa dell’anno scolastico un po’ in tutta Italia, è tornata in auge, un po’ come avviene da diversi anni, una proposta che sembra dividere e non poco gli attori dell’universo scolastico: scuola aperta anche d’estate e fine dei quasi tre mesi di stop a cavallo di giugno e settembre. Insomma, c’è chi vuole mandare in pensione l’attuale calendario scolastico garantendo un servizio d’istruzione che copra tutti i mesi dell’anno.

Nonostante la proposta non trovi pieni consensi, soprattutto tra studenti e docenti, che vedrebbero perdere l’agognato periodo di relax estivo, è naturalmente vista in maniera positiva dai genitori. Si tratterebbe di un cambio epocale ma che probabilmente meglio si adatterebbe ai tempi odierni dove nessun genitore ha così tanto tempo per poter gestire i propri figli con il risultato che spesso si ripiega su attività ricreative e formative quali centri estivi, campi scuola e corsi di vario genere.

Tutte attività che hanno un costo, spesso salato, che non fa altro che aumentare il divario tra coloro che possono permetterselo ed i nuclei familiari che non hanno la disponibilità economica. Per i figli delle famiglie meno abbienti i tre mesi di vacanza, durante i quali vengono lasciati soli a se stessi, spesso offrono il fianco a frequentazioni dannose che possono essere l’anticamera della microcriminalità.

Una prima apertura al riguardo è arrivata dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, nel corso della presentazione del Programma Nazionale 2021-2027 avvenuta nella mattinata del 14 settembre, che è tornato sull’argomento: «È necessario varare un vero e proprio piano estate. Le scuole dovranno poter assicurare attività per tutto l’anno ai loro studenti così da divenire veri centri di aggregazione civica e sociale». Il Ministro però avverte: «Ma noi dobbiamo metterci dei soldi per consentire che le scuole secondo la loro autonomia possano diventare momenti di formazione e di aggregazione per i ragazzi che in estate magari non hanno punti di riferimento. Per realizzare queste azioni – conclude – ho deciso di destinare almeno un miliardo di euro e da fine ottobre inizieremo a essere operativi».

Tra coloro che si battano da anni per questa causa c’è il collettivo “mammedimerda” (sì, si chiamano proprio così) che, al di là del taglio ironico con cui affrontano la questione, hanno motivato egregiamente il loro punto di vista anche perché va detto che l’attuale calendario scolastico è figlio di esigenze oramai antiquate risalenti ad inizio secolo: «Sapete perchè abbiamo questo calendario scolastico, con 3 mesi e più di pausa estiva? Perchè seguiamo il ciclo del grano. Proprio così, nel 2021, in un mondo in cui abbiamo l’Intelligenza artificiale, esploriamo il cosmo, in Italia i nostri figli smettono di andare a scuola i primi di giugno e riprendono verso metà settembre per venire ad aiutarci a raccogliere il grano nei campi. Capisco l’italica affezione alle tradizioni, ma direi che dalla riforma agraria dei Savoia potremmo fare uno sforzo di rielaborazione dei ritmi scolastici. Siamo infatti l’unico paese oltre a Turchia, Lituania e Lettonia ad avere questo tipo di calendario tecnicamente chiamato a grumo unico. Noi concentriamo tutte le vacanze in estate e i giorni di frequenza in inverno».

Tutti gli altri paesi frammentano il calendario in modo da far rimanere invariato il numero dei giorni di frequenza ma spalmandoli per i 12 mesi. In Francia le scuole sono chiuse chiuse a luglio e agosto, ogni 6 settimane di frequenza 2 settimane di stop, con il risultato che si arriva a fine giugno meno stanchi, si riprende a inizio settembre senza essersi dimenticati la maggior parte delle nozioni e dover così investire tempo in massicci ripassi.

Tra le obiezioni c’è quella del clima e del caldo che d’estate impedirebbe una corretta didattica a cui il gruppo risponde così: «Soprattutto al sud il caldo può essere faticoso da sopportare ma si può puntare sull’outdoor education, uscire dalle quattro mura e approfittare della bella stagione per fare didattica in modo diverso, mentre chiediamo investimenti su condizionatori, perché investire sulla qualità degli edifici scolastici è doveroso. Nel frattempo però ricordiamoci che i bambini di materne e nidi già frequentano tutto giugno e settembre, non mi pare ci siano casi di autocombustione in cronaca…. Inoltre spesso in estate i bambini tornano nelle scuole che frequentano per il campo estivo a pagamento. E anche in Andalusia, dove il clima è ancora più caldo che da noi, si arrischiano a frequentare un po’ più a lungo.»

E non mancherebbero nemmeno i benefici trasversali: «Pensate che bello: vacanze spalmate durante l’anno, per poter approfittare e viaggiare anche in bassa stagione. Un toccasana per i nervi e per il comparto turistico».

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