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Covid e scuola, il virologo Clementi: «Affiancare i presidi con il medico scolastico»

Il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele di Milano promuove il ritorno degli studenti in classe: «Impensabile che questa fascia di popolazione non riceva l'istruzione». Ci spiega anche com'è cambiato il virus

ANCONA – «La scuola? Va riaperta, non è possible che un’importante fascia della popolazione non riceva l’istruzione: questo causerebbe un danno difficilmente calcolabile, ma di gran lunga superiore ai 100 miliardi di euro persi con la chiusura delle attività economiche, commerciali e turistiche in seguito al lockdown». Il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano, Massimo Clementi, mette in guardia contro il pericolo che gli studenti non abbiano una progressione nella formazione per colpa delle limitazioni imposte per la pandemia. 

«La scuola va ripresa in sicurezza – prosegue -: la cosa più importante è il distanziamento fra gli alunni». Al bando dunque le aule pollaio, mentre sulla questione mascherina il virologo è chiaro: «Ho forti dubbi sul fatto che un bambino indossi la mascherina per 6-8 ore, sono fastidiose», meglio puntare su classi poco affollate e sulla misurazione della temperatura all’ingresso delle scuole.

Fondamentale, secondo il professor Clementi, affiancare i presidi nella gestione della pandemia all’interno degli istituti, con il medico scolastico, una figura che andrebbe a sgravare i dirigenti, «aiutandoli in questa operazione sia dal punto di vista strategico che medico». Per il virologo, infatti, il medico scolastico sarebbe in grado di operare una diagnosi differenziale volta a discriminare l’infezione Covid da quella dovuta da altri virus, ma il ruolo di questo professionista della salute potrebbe essere utile anche a pandemia conclusa.

Intanto, in previsione della stagione invernale, quando è attesa una nuova ondata di contagi, secondo Massimo Clementi è importante pensare alla vaccinazione contro il virus influenzale. «Dovrebbero vaccinarsi tutti contro il virus dell’influenza – dichiara -: invito bambini e ragazzi a farlo. Mentre gli over 60 anni dovrebbe vaccinarsi anche contro lo pneumococco, un patogeno che può dare una grave forma di polmonite». Il vaccino antinfluenzale e pneumococcico in tal senso avrebbe un ruolo strategico, sia nel distinguere una infezione da Covid da altre patologie, sia in termini di prevenzione impedendo che ci siano più agenti patogeni. Una necessità «particolarmente stringente con la pandemia, dal momento che all’inizio dell’emergenza Covid i primi casi di infezione registrati in Lombardia sono stati confusi con il virus influenzale».

Alcuni genitori però sono contrari a vaccinare i figli, cosa direbbe loro? «Molti sostengono che le vaccinazioni obbligatorie mettano sotto eccessiva pressione il sistema immunitario, ma ricordo loro che il numero di antigeni somministrati con la vaccinazione è inferiore a quello delle sostanze estranee con cui si viene a contatto in seguito alla puntura di zanzara».

Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano

Intanto da Hong Kong è arrivata la notizia del primo caso di seconda infezione da Covid in un paziente precedentemente guarito, un fatto che ha riacceso nell’opinione pubblica i riflettori sull’importanza di avere un vaccino contro il coronavirus per una immunità stabile. Allo Spallanzani di Roma è partita la fase 1 della sperimentazione del vaccino italiano, ma Clementi è prudente e spiega: «Sarei attento a non fare pressione su chi sta lavorando sul vaccino perché agire troppo in fretta può voler dire non avere una adeguata valutazione sulla sicurezza e l’efficacia che invece deve esserci».
Il virologo è chiaro: più che attendere il vaccino come la manna dal cielo è importante imparare a conviverci.

Sui nuovi focolai puntualizza che per la maggior parte sono casi di importazione o persone che si sono infettate durante le vacanze all’estero per l’applicazione non attenta delle misure di sicurezza. «È stato un errore riaprire le discoteche», mentre per i contagi da rientro dalle vacanze lamenta la scarsa informazione: «Sarebbe stato importante spiegare quali erano le località a rischio e quindi da evitare o dove andare con attenzione, come Croazia, Spagna, Francia e Grecia. Servivano indicazioni più chiare: meno divieti e più informazione, specie tra i giovani».

In sanità le strutture ospedaliere si stanno preparando a fronteggiare una nuova emergenza: nelle Marche è pronto anche il Covid hospital di Civitanova Marche, lei che ne pensa di queste maxi terapie intensive? «Strutture di questo tipo stanno a significare che pensiamo che le cose possano andare male. Ricordo che il 95% degli infettati è asintomatico e che l’età media delle infezioni è scesa da 60 a 30 anni. La malattia non è più quella di prima: il 90% degli infetti non ha sintomi o ha solo sintomi lievi. La situazione attuale è molto diversa da quella che c’era nel mese di marzo perché il virus si sta adattando all’uomo e diminuisce  il suo potenziale patogeno».
Insomma secondo Massimo Clementi il virus «non morde più come prima».

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