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Sanità: è caos a Senigallia e nell’area vasta 2 per i turni di notte, mancano i medici

Luciano Moretti del sindacato dei medici Cimo Marche fa una panoramica delle problematiche che i camici bianchi riscontrano sui turni di lavoro, tra reperibilità notturna e non solo. Critiche all'Asur per la gestione dei reparti

Sanità pubblica: l'area interna dell'ospedale di Senigallia
Sanità pubblica: l'area interna dell'ospedale di Senigallia

SENIGALLIA – Sanità ancora nel caos nell’area vasta n.2. Mentre a Senigallia si tenta di lottare ancora contro la determina 361/2017 che è ancora “viva” e che prevede la soppressione dell’unità di terapia intensiva cardiologica (Utic) dell’ospedale cittadino, a Jesi i medici di chirurgia hanno presentato un ricorso al Giudice del lavoro di Ancona per i turni lavorativi. A denunciarlo è il sindacato dei medici Cimo Marche che rende note alcune problematiche riguardanti la sanità che vanno avanti da tempo.

«Nell’ospedale di Jesi – afferma il segretario regionale Luciano Moretti – è stato attivato in violazione della normativa contrattuale un servizio di guardia notturna chirurgica a carico dei soli medici dell’unità di chirurgia diretta dal prof. Campagnacci: ciò ha comportato che i soli 8 chirurghi, e non tutti i medici, si sono dovuti fare carico delle guardie notturne, con un drastico calo delle attività istituzionali ambulatoriali, dell’attività di sala operatoria e con l’impossibilità di fruire dei riposi e del recupero delle ore fatte in eccesso». Una situazione davvero pesante per la quale hanno presentato ricorso al Giudice del lavoro di Ancona.

Ma anche l’ospedale di Senigallia non se la passa bene: la determina dell’Asur che sopprime l’Utic è ancora senza un documento ufficiale che l’annulli, motivo per cui il congelamento annunciato rischia di “sciogliersi” in ogni momento. «La trasformazione da cardiologia ospedaliera in cardiologia territoriale, così come oculistica e otorino, a cui poi toglieranno pian piano ogni pezzo fino a rendersi conto di doverla chiudere, è stata da noi impugnata davanti al Giudice del Lavoro di Urbino anche perché non è stata data ai sindacati prima di essere pubblicata». Un ordine di servizio sperimentale senza aver informato prima le organizzazioni sindacali e violando il regolamento delle relazioni sindacali. «Si è già svolta la prima udienza e alle prime avvisaglie l’Asur ha già tentato la conciliazione. Il problema è che, se dovesse perdere e il giudice annullasse la determina, lo stesso atto verrà riproposto tra pochi mesi».

C’è poi la questione della guardia medica notturna: «in difformità da quanto previsto dalla DGR Marche n.423/2014 – continua Moretti – è stata istituita negli ospedali di Jesi, di Senigallia, di Osimo e Fabriano una guardia notturna medica “a carico” del medico dell’ambulatorio del pronto soccorso e non a carico del medico dell’Osservazione Breve Intensiva (OBI) o Medicina d’Urgenza (MURG). E ciò accade per un motivo: non ci sono medici assegnati nel turno notturno all’Obi /Murg, ma solo all’ambulatorio del pronto soccorso dei quattro ospedali dell’av2, nonostante la norma preveda “un medico dall’uopo dedicato della medicina di urgenza – MURG”».

Sempre presso l’ospedale di Senigallia, ma il discorso vale anche per Osimo e Fabriano, manca il servizio di guardia chirurgica notturna; nel reparto di otorinolaringoiatria di Senigallia non vengono previsti turni di reperibilità notturna e spesso capita che le operazioni e gli interventi programmati vengano annullati senza motivazione. Per quanto riguarda poi la reperibilità notturna pediatrica o ginecologica, il medico da Senigallia o da Jesi viene inviato a Fabriano per coprire il turno notturno. «Una disposizione già oggetto di segnalazione all’Ispettorato del lavoro di Ancona e tuttora in attesa di accertamenti», dichiara il segretario regionale Cimo.

Sempre di reperibilità notturna si parla a Senigallia per quanto concerne la radiologia: «non c’è un medico presente nell’ospedale ma bisogna chiamarlo da casa: spesso capita che si debba aspettare solo perché non è presente, con conseguente allungamento dei tempi. Inoltre, mica lo chiamano ogni mezz’ora. Ecco perché le persone, quando entrano in ospedale, devono attendere a lungo: molte però preferiscono lasciar perdere e presentarsi la mattina dopo. Ma si può andare avanti così?».

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