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Allevamento degli orrori a San Ginesio, 50 maiali morti di sete. L’Enpa: «Condanna esemplare»

Lo sterminio degli animal in seguito a un guasto all'impianto di prelevamento dell'acqua per l'abbeveraggio. A scoprire la situazione drammatica sono stati i carabinieri forestali di Sarnano nel corso di un blitz

SAN GINESIO – Sono morti disidratati i 50 maiali rinvenuti dai carabinieri forestali di Sarnano nel corso di un blitz congiunto con il Servizio Veterinario dell’Asur, eseguito in un allevamento del territorio di San Ginesio, nel maceratese. La morte atroce dei suini è avvenuta in seguito a un guasto nell’impianto di prelevamento dell’acqua che serviva a dissetare gli animali e che l’allevatore non aveva provveduto a riparare. Le alte temperature del periodo estivo hanno fatto il resto. I controlli erano stati avviati a metà agosto, ma la notizia è circolata solo nella giornata di ieri (10 settembre). Sulla vicenda sono in corso ulteriori indagini anche da parte della Procura di Macerata.

Nel corso del blitz, il quadro che si è mostrato agli occhi dei militari era drammatico, con una situazione di degrado e maltrattamento evidente perpetrata nei confronti degli animali. Durante il controllo, i carabinieri, oltre alle carenze sul fronte della custodia degli animali, hanno riscontrato anche che parte del liquame proveniente dalle vasche di accumulo delle deiezioni animali fuoriusciva dando origine a ruscellamento nel terreno sottostante.

Chiede una «condanna esemplare» Andrea Brutti dell’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) «per il danno ambientale e per aver lasciato morire animali disidratati, con grande sofferenza e agonia. Animali peraltro già condannati a morte». Il responsabile dell’Ufficio Fauna Selvatica plaude ai carabinieri forestali che hanno condotto le indagini e annuncia che l’ufficio legale «sarà attivato, probabilmente ci costruiremo parte civile». Una morte, quella dei suini, che «rappresenta non solo disprezzo e disumanità, ma viola anche le normative a tutela del benessere animale». «Auspichiamo che si attuino controlli a tappeto su tutta la regione – conclude Brutti – e in particolar modo nelle aree collinari e montane, più lontane da occhi indiscreti».

Le indagini proseguono, ma intanto l’allevatore è stato denunciato all’autorità giudiziaria per i reati di abbandono sul suolo di rifiuti speciali non pericolosi e abbandono e maltrattamento di animali. Per l’uomo il rischio è che possano aprirsi le porte del carcere per un periodo fino a 18 mesi o una multa fino a 30mila euro.

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