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Milo Sabbatini e la salvezza della Luciana Mosconi

Le emozioni della gara decisiva di sabato scorso e un viaggio lungo un anno nell’universo della squadra anconetana. Attraverso le parole di uno dei più rappresentativi atleti della rosa a disposizione di mister Andrea Guidotti

La carica di Milo Sabbatini, volto storico della Luciana Mosconi Handball Ancona

ANCONA – Con la vittoria per 33-28 sui modenesi del Rapid Nonantola, la Luciana Mosconi Handball Ancona si è garantita la permanenza in Serie A, al termine di una stagione altalenante e per certi versi complicata. Abbiamo provato a ripercorrere quest’annata insieme a Milo Sabbatini, volto storico della Luciana Mosconi, un ragazzo umile e un grande lavoratore dentro e fuori del campo, tra i più rappresentativi della rosa a disposizione di mister Andrea Guidotti. 

L’ultima gara. Se ti chiedessi di riviverne i momenti più significativi cosa mi racconteresti?
«La partita di sabato pomeriggio è stata la più importante della stagione, in sessanta minuti ci giocavamo tutto: un classico dentro-fuori. Direi che fin da subito la tensione, il piglio e la concentrazione erano quelli giusti, quelli dei grandi momenti. Sinceramente abbiamo faticato un pochino per i primi dieci minuti di gara dove il Nonantola, con spregiudicatezza, ha provato a fare la partita. Ma se proprio devo individuarti dei momenti significativi, bè sicuramente il parziale di 7-0 al rientro dal break del primo tempo è stato determinante».

Nel preambolo ho parlato di stagione particolare e per certi versi complicata. Come ci si è arrivati dopo il bel campionato dello scorso anno?
«Una stagione terribile, hai detto bene. Venivamo da due annate gloriose dove, per anni consecutivi, siamo arrivati a qualificarci ai play off scudetto. Ripeterci sarebbe stato difficile, ma di certo nessuno pensava di giocarsi la salvezza alla penultima giornata. Un’annata negativa può capitare, la nostra è stata anche figlia di numerosi infortuni che ci hanno permesso di essere al completo solo da metà febbraio quando i giochi erano ormai fatti. Rivedendo il film del campionato e avendo chiare le partite in cui abbiamo dimostrato veramente la nostra identità, posso dire che forse anche quest’anno saremmo potuti arrivare ai play off scudetto. Ormai è andata così e godiamoci questa salvezza».

Quali sono stato quindi le principali differenze con la stagione passata?
«Di sicuro l’assenza di Santinelli, un giocatore che ci ha abbandonato tentando fortuna nel girone nord. All’inizio non sembrava, ma quando in difesa scarseggiavano i suoi kg, ci siamo ricordati di quanto per noi fosse fondamentale. Poi di certo in alcune occasione ci è mancata quella “garra” che per molti anni ci aveva caratterizzato e che soltanto sul finire di stagione abbiamo ritirato fuori».

Da cosa è importante ripartire la prossima stagione?
«Dalle ultime prestazioni, dalla crescita esponenziale di alcuni dei nostri ragazzi del settore giovanile e dalla convinzione che la nostra squadra è forte e se la può giocare con tutti, rimanendo però concentrati e dando l’anima sin dal lunedì quando ci alleniamo».

Perché Ancona, che da un punto di vista sportivo non vive certo il suo momento migliore, non sposa maggiormente realtà come la vostra?
«Ti dico la verità, senza peli sulla lingua. Purtroppo ancora ci sono molte persone che preferiscono andare al Del Conero a vedere “un mortorio” (l’Ancona Calcio nda) piuttosto che passare un’ora di pura adrenalina il sabato al Palaveneto. Siamo l’unica squadra, oltre i Dolphins, a disputare un campionato di massima serie e per tutti nostri cittadini dovrebbe essere un vanto. Nel corso di tutti questi anni ho visto sempre più gente appassionarsi e spero ogni anno di avere anche un solo spettatore in più».

A livello personale, che giudizio ti dai?
«La mia stagione è stata altalenante, ho alternato partite pessime a dei veri e propri capolavori. Anche qui ritengo però che da metà febbraio, complice anche una nuova linfa che si è ritrovata in squadra, il mio rendimento è stato più che soddisfacente. Sono contento».

Mi piace concludere facendoti fare un appello per rivolgerti a tifosi, istituzioni, partner, chi vuoi…
«Cosa posso dire: la pallamano è uno sport meraviglioso che in tutta Europa riempie palazzetti da 10.000 persone. Spero che, grazie anche a questa intervista, pian piano sempre più giovani si avvicinino alla nostra realtà perchè è davvero fantastica! Un saluto speciale a tutti i nostri tifosi che anche quest’anno si sono sempre dimostrati vicini e attaccati alla squadra».

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