Attualità

Ripresa a passo di lumaca nelle Marche

L'economia delle Marche secondo Bankitalia nel report presentato oggi nella sede di Ancona dal direttore Gabriele Magrini Alunno: nel primo semestre del 2017 il numero di occupati nelle Marche è calato e il tasso di disoccupazione è salito su un livello elevato

lavoro
Un operaio al lavoro in fabbrica

ANCONA – Ripresa a passo di lumaca nella nostra regione. È quanto si legge nell’Aggiornamento congiunturale sull’economia delle Marche (novembre 2017), il consueto report di Banca d’Italia presentato questa mattina ad Ancona dal direttore della sede Gabriele Magrini Alunno, e dal titolare della Divisione Analisi economica Giacinto Micucci.

Mentre la ripresa si è consolidata in Italia, nelle Marche l’economia cresce lentamente e gli effetti del terremoto complicano la situazione. I piccoli spiragli positivi di una moderata ripresa degli investimenti, di una maggior fiducia delle imprese, più forti dal punto di vista finanziario, non addolciscono il quadro di una ripresa che non decolla. Segnali negativi vengono anche dal calo dell’export (-1,2% a fronte di un +8%) e degli occupati (-2,7%; +1,1% in Italia). Faticano ancora edilizia, calzature e piccole imprese mentre è buona la performance della meccanica trainata dall’export. Nel primo semestre del 2017 è proseguita la diminuzione del numero di imprese attive in regione (-0,8 per cento), con un calo diffuso sotto il profilo settoriale, ma più intenso per il settore primario e l’edilizia. Nel terziario la diminuzione delle imprese attive è stata di minore entità e alcuni segmenti, quali quello dei servizi alle imprese, hanno conseguito una crescita.

«La ripresa ciclica, rafforzatasi in Italia nei primi nove mesi del 2017, risulta nelle Marche ancora debole e incerta», si legge nel report di Bankitalia. Secondo lo studio, «la performance dell’economia regionale, inferiore a quella nazionale dall’inizio della crisi del 2008, è condizionata dalle difficoltà del suo modello di specializzazione, orientato a produzioni tradizionali, con ampia presenza di piccole imprese. Dall’agosto 2016 l’attività economica è inoltre ostacolata dalle conseguenze degli eventi sismici che hanno colpito una vasta porzione del territorio regionale: l’operatività delle imprese più vicine agli epicentri ha risentito del ridotto afflusso turistico e, più in generale, delle difficoltà logistiche provocate dal sisma. Un contributo alla ripresa dell’economia regionale potrà venire dall’avvio dei cantieri per la ricostruzione: è attualmente in corso la fase di smaltimento delle macerie, propedeutica a quella della ricostruzione». Nonostante questo, gli operatori sembrano fiduciosi: «in tutti i settori le aspettative a breve termine delle imprese regionali sono improntate a ottimismo»

Bankitalia spiega che «nei primi nove mesi del 2017 l’attività nel settore industriale è cresciuta in misura assai debole, frenata dal comparto della moda ma sostenuta, anche grazie al buon andamento delle esportazioni, dalla meccanica. La ripresa non si manifesta ancora tra le imprese di minore dimensione. Il processo di accumulazione del capitale si sta gradualmente rafforzando, ma rimane modesto se confrontato con l’andamento del periodo pre-crisi. Nelle costruzioni tarda il riavvio della produzione: il comparto beneficia degli interventi di ristrutturazione edilizia favoriti dagli incentivi fiscali, ma manca l’apporto delle nuove costruzioni. L’ampio stock di invenduto, pur in graduale assorbimento, continua a frenare l’attività e a imprimere pressioni al ribasso sui prezzi. Il quadro congiunturale mostra segnali di miglioramento nel terziario».

L’industria
In base al sondaggio congiunturale della Banca d’Italia, condotto tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre su un campione di circa 210 imprese industriali regionali con almeno 20 addetti, la quota di aziende che hanno incrementato il proprio fatturato nei primi nove mesi dell’anno (meno del 40 per cento) supera di soli 5 punti percentuali quella delle aziende che hanno invece subito un calo, un dato analogo a quello rilevato per il 2016; in Italia lo stesso saldo risulta sensibilmente più ampio e in crescita rispetto all’anno precedente. Le vendite sono aumentate soprattutto tra le imprese più grandi, mentre nella classe tra 20 e 49 addetti i casi di riduzione del fatturato hanno pressoché compensato quelli di aumento. Anche il fatturato delle imprese manifatturiere con meno di 20 addetti ha nel complesso ristagnato, come risulta da uno studio condotto da CNA Marche, che per le imprese insediate nel cratere evidenzia un calo nel semestre successivo all’ottobre 2016. La rilevazione autunnale mostra che l’incremento delle vendite è stato frequente tra le imprese della meccanica, a conferma di una tendenza positiva pluriennale, mentre circa la metà delle aziende calzaturiere ha riportato un calo; i casi di riduzione del fatturato hanno prevalso anche nell’industria del mobile, ma solo in lieve misura. I migliori risultati sui mercati esteri sono stati conseguiti dalla meccanica. La redditività delle imprese si è stabilizzata su buoni livelli, non lontani da quelli pre-crisi, favorendo la capacità di finanziare con risorse interne la moderata dinamica dell’attività produttiva e degli investimenti; i prestiti alle imprese sono leggermente diminuiti.

Gli scambi con l’estero
Nel primo semestre del 2017 le esportazioni di merci a prezzi correnti, cresciute dell’8,0 per cento in Italia, sono diminuite nelle Marche dell’1,2 per cento. La dinamica delle esportazioni è stata fortemente condizionata dalle vendite dei comparti farmaceutico e degli elettrodomestici: i due settori hanno contribuito per 3,8 e 1,6 punti percentuali rispettivamente al ridimensionamento dell’interscambio regionale. Al netto di tali comparti la performance regionale sarebbe positiva, ma comunque inferiore a quella italiana. Contributi negativi, anche se di entità più contenuta, sono stati apportati dalle calzature, dal tessile e abbigliamento e dal mobile (-0,3, -0,1 e -0,1 punti rispettivamente). Hanno invece fornito un contributo positivo i comparti della meccanica (1,4 punti), della raffinazione dei petroli greggi (1,0 punti), dei metalli di base e prodotti in metallo (0,9 punti) e della chimica (0,7 punti).

Il mercato del lavoro
Nel primo semestre del 2017 il numero di occupati nelle Marche è nuovamente calato e il tasso di disoccupazione è salito. Secondo le rilevazioni dell’Istat, il calo degli occupati, già registrato nella seconda parte del 2016, si è esteso al primo semestre dell’anno in corso (-2,7 per cento rispetto al periodo corrispondente, quando gli eventi sismici non si erano ancora verificati; in Italia gli occupati hanno continuato ad aumentare (1,1 per cento). Nelle Marche il calo ha interessato sia la componente maschile sia quella femminile ed è stato diffuso tra i settori. Nella media del semestre il tasso di occupazione è diminuito di quasi un punto percentuale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, al 61,3 per cento (57,7 in Italia). Il tasso di disoccupazione è salito all’11,3 per cento, appena due decimi di punto al di sotto della media italiana, un vantaggio estremamente esiguo nel confronto storico. Il tasso di disoccupazione è peggiorato soprattutto per le donne (13,5 per cento), anche per effetto dell’accresciuta partecipazione femminile al mercato del lavoro.

L’indebitamento bancario delle famiglie prosegue moderatamente a crescere, sostenuto dai consumi, specie di beni durevoli, e dall’acquisto di abitazioni. Nel primo semestre del 2017 i prestiti bancari a clientela residente in regione sono risultati nel complesso stabili. Il calo dei finanziamenti alle imprese è stato controbilanciato dall’incremento di quelli alle famiglie. Gli indicatori della qualità del credito stanno lentamente migliorando. Continuano a espandersi i depositi bancari, specie nella loro componente più liquida, e gli strumenti del risparmio gestito.

Ti potrebbero interessare

Istat, nelle Marche cala l’export

A trainare il calo è la contrazione delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici dalle Marche. La flessione nel quarto trimestre del 2023 segna un -13,9%