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Report a Jesi per la vicenda Banca Marche

La trasmissione d'inchiesta della Rai ha intervistato il sindaco Massimo Bacci per avere un suo parere sul crac dell'istituto di credito: «Ci troviamo senza più una Banca, con migliaia di risparmiatori truffati e con centinaia di posti di lavoro a rischio»

L'intervista di Report al sindaco di Jesi, Massimo Bacci

JESI – «Sono stato intervistato da Report, la trasmissione di Rai 3, sul disastro di Banca Marche e sul ruolo delle Fondazioni Cassa di Risparmio che la controllavano. Hanno scelto di venire a Jesi ad ascoltare il sindaco perché, nel silenzio generale delle istituzioni pubbliche, il nostro è stato l’unico Comune che ha denunciato pubblicamente e documenti alla mano le gravi responsabilità di certi personaggi». A scriverlo è direttamente Massimo Bacci, sindaco di Jesi, sulla propria pagina Facebook.

«A domanda ho risposto – prosegue -. Premesso che sono in corso indagini e che solo la magistratura potrà accertare eventuali responsabilità penali, ritengo che agli amministratori di Banca Marche e della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi possa essere imputata almeno incapacità, rispetto alla quale il dottor Bianconi ha fatto il bello ed il cattivo tempo, peraltro con evidenti negligenze di Banca d’Italia e Consob. Ed è grave che la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi non abbia votato l’azione di responsabilità contro i vertici di Banca Marche (come fatto invece dalla Cassa di Macerata). Ci troviamo senza più una Banca, assorbita dalla Ubi con la quale sosteneva l’economia del territorio, con migliaia di risparmiatori truffati, con centinaia di posti di lavoro a rischio, con affidamenti bancari che si contrarranno inevitabilmente. Davvero una pessima vicenda».

Infine, una puntualizzazione sulla seduta consiliare di ieri pomeriggio. «Il Consiglio Comunale – spiega ancora il sindaco Bacci – ha approvato una mozione nella quale si chiede ai maggiori rappresentanti della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi se non sentano la responsabilità morale di aver concorso, con le proprie azioni, a distruggere sia il patrimonio della Fondazione stessa (circa 100 milioni di euro) che i patrimoni di tanti piccoli investitori che hanno perso i risparmi di una vita, e se da parte di chi ha retto o avuto ruoli di responsabilità nella presidenza e nel consiglio di amministrazione non sia stato sentito il dovere di dare le dimissioni».

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