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La Sacra Sindone, clamoroso fake o autentica reliquia? Ecco le ultime sensazionali scoperte

La novità sarebbe una brevissima frase in aramaico sul misterioso lenzuolo, scoperta dallo scienziato francese Thierry Castex e rivelata dalla storica italiana Barbara Frale, medievista dell’Archivio Segreto del Vaticano

È una bomba mediatica che esplode periodicamente da molti secoli, un mistero tra guerre, incendi e furti che coinvolge molti milioni di persone e centinaia di studiosi di questo pianeta, con conclusioni opposte: La Sindone, la Sacra Sindone, la Santa Sindone. O meglio, quell’immagine tridimensionale è realmente quella di Gesù Cristo? E quel lenzuolo di lino è realmente il sudario in cui è stato avvolto il Cristo appena deposto dalla croce per essere seppellito? Se è un falso medievale, come faceva l’ipotetico autore a dipingere come un negativo fotografico? Le domande sono migliaia e le risposte almeno il doppio, perché il sospetto è che si tratti di una colossale e storica fake news. Ma l’argomento coinvolge la fede che, come tale, non è fatta di razionalità e logica.

La novità a favore dell’autenticità.
La novità, esplosiva anche questa, è una brevissima frase in aramaico sul sacro lenzuolo scoperta dallo scienziato francese Thierry Castex e rivelata dalla storica italiana Barbara Frale in un saggio al quale seguirà a novembre un libro altrettanto esplosivo. La studiosa, viterbese di 49 anni, è una medievista dell’Archivio Segreto del Vaticano, autrice di numerosi e interessanti libri. La sua ultima opera è I
“Templari e la Sindone di Cristo” dove dimostra il ruolo dei famosi cavalieri crociati nel recupero di numerose reliquie del Gesù Nazzareno e, pare, dei tesori di re Salomone.

Le scritte in aramaico e greco rilevate sulla Sindone dalla studiosa Barbara Frale

Ora ha acceso una miccia potente la nostra studiosa, e i primi effetti sono ovviamente molto forti con riconoscimenti, attese ma anche contestazioni e polemiche. La breve scritta in aramaico (la lingua dei primi cristiani), invisibile a occhio nudo e scoperta da speciali ingrandimenti fotografici, dice più o meno: 1) (I)esou(s) – Gesu. 2) Nnazarennos – Nazareno. 3) (o)pse kia(tho) – rimosso-tirato giu all’inizio della sera. 4) in nece(m) – alla morte. 5) pez(o) – io eseguo. E siccome l’aramaico è stato parlato dagli ebrei fino al 70 d.C. significherebbe che la sindone è precedente a quelle data, avvalorando la tesi cristiana dell’autenticità della reliquia. Con buona pace dell’esame scientifico al Carbonio 14 che datò il lenzuolo al XIV secolo, e dei successivi esami sul sangue che, si disse, non era tale ma colore ocra. Però anche queste prove scientifiche sono state contestate e oggi le fila di chi le sostiene sono sempre più esili.

Il mistero sulla provenienza.
Ma il mistero sulla Sacra Sindone rimane ancora tale dal 1353, quando Goffredo di Charny, nobile cavaliere francese, comunicò all’antipapa Clemente VII (era francese in opposizione al papa di Roma) di aver riportato da Bisanzio il sudario di Cristo, e fece costruire una chiesa a Lirey dove la collocò diventando dal 1355 meta di pellegrinaggi. Ma dopo un anno il vescovo s’arrabbiò e fu il primo a sostenere che si trattava di un falso, un dipinto. Alla morte di Goffredo, sua figlia – scomunicata – vendette l’antico sudario ai regnanti della Savoia che – con il consenso del papa fecero costruire una cappella per il culto della reliquia. Nel 1532 un incendio, sembra doloso, divampò nella chiesa e la Sindone venne salvata in extremis. Le suore di clausura fecero rattoppi vari sull’antico lenzuolo. Pare che la piccola porzione tagliata per l’esame al carbonio 14 fosse proprio di un rattoppo di quel periodo. Poi Torino divenne la capitale della Savoia e la sacra sindone fu collocata nel duomo della città. Nel 1997 un pauroso incendio, ancora non del tutto chiarito nelle origini,distrusse la parte di chiesa dov’era conservato il lenzuolo di Cristo, anche in questo caso salvato con difficoltà.

 

L’ostensione della Sindone a Lirey nel 1355 in un’antica incisione

La posizione della Chiesa.
La Chiesa non ha mai dichiarato ufficialmente che la Sindone di Torino è realmente il sudario del Cristo, ma già nel 1506 papa Giulio II ne autorizzò la venerazione, e papa Giovanni Paolo II nel 1998 esortò gli scienziati a studiare la Sindone “senza preconcetti e agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica che della sensibilità dei credenti.

La scienza è divisa.
Ma il mondo scientifico è stato sempre diviso, così sono fiorite anche attestazioni fantasiose come quella della docente della School of Visual Arts di New York, Lilian Schwartz, che dichiarò trattarsi del volto di Leonardo da Vinci e che il lenzuolo di lino era un esperimento pre-fotografico del maestro. Ma Leonardo è nato 100 anni dopo la datazione della Sindone. Oppure la tesi del pittore Luciano Buso, che nel 2011 affermò d’aver scoperto sul sacro lenzuolo la firma di Giotto con la data 1315, plausibile con la datazione dell’esame al carbonio. Ma anche la tesi di Buso venne smentita.

L’ultima ostensione.
Nel 2015 l’ultima ostensione, nel ricostruito duomo torinese, ha avuto circa due milioni di visitatori. La sacralità non è materia storica, come detto, e il credo non ha bisogno di testimonianze, per cui il rispetto resta assoluto.
E così, dopo oltre cinque secoli il quesito rimane lo stesso: si tratta di una colossale e antesignana fake news, o di una miracolosa testimonianza lasciataci da Gesù Cristo?

L’ultima ostensione sella Sindone a Torino nel 2015

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