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Reddito di cittadinanza verso nuova stretta sugli occupabili. Un navigator: «Bisogna puntare sulle politiche del lavoro e sulla formazione»

Un navigator che ha lavorato nei centri per l'impiego delle Marche ci racconta limiti e pregi della misura di sostegno che il governo intende cancellare a partire dal 2024 e per la quale è prevista una ulteriore stretta dal 2023

ANCONA – Il governo valuta una nuova stretta sul reddito di cittadinanza con la nuova manovra. La misura di sostegno per le persone occupabili nel 2023 durerebbe solo per otto mesi, mentre dal 2024 è prevista l’eliminazione. «Sicuramente era una misura che aveva bisogno di ‘aggiustature’, ma eliminarla non risolve il problema dell’occupazione, bisognerebbe piuttosto rafforzare le politiche del lavoro». A parlare è Ivan, nome di fantasia di un 40enne che ha lavorato come navigator nei centri per l’impiego della Regione Marche, il quale vuole restare in anonimato, ma ci tiene a dire la sua.

Il suo contratto è scaduto il 31 ottobre come quello dei suoi circa 1.500 colleghi italiani. I navigator, lo ricordiamo, erano quelle figure dedicate ad assistere i percettori del reddito di cittadinanza nella ricerca di un lavoro o di opportunità formative. Ivan racconta che nel periodo in cui ha lavorato nei centri per l’impiego è riuscito a ricollocare «un 20-25% delle persone che percepivano il reddito di cittadinanza, soprattutto nella ricettività turistica e nella ristorazione, ma non è così semplice».

La maggior parte dei percettori di reddito di cittadinanza che Ivan ha incontrato come navigator erano soprattutto «persone con titoli di studio o qualifiche molto basse, senza auto, straniere con difficoltà linguistiche, persone affette da patologie importanti, oppure erano privi delle qualifiche più richieste sul mercato. Abbiamo visto casi di persone che a 55 anni hanno perso il lavoro, a quell’età non è facile ricollocarsi».

Non solo, aggiunge, «diversi di quelli mandati a colloquio spesso non vengono assunti perché non hanno esperienze nel settore specifico, per questo sostengo che occorre investire in politiche di lavoro attive e in formazione. Mi spiego meglio: tra le figure più richieste sul mercato c’è quella del saldatore, ma pochi sanno che un corso di questo tipo può arrivare a costare anche 5mila euro o che per diventare autotrasportatore, altro titolo molto richiesto, per conseguire la patente C si può spendere anche 3mila euro. Una famiglia che percepisce 500 euro di reddito di cittadinanza come può sostenere un costo simile? Se vogliamo trovare lavoro a queste persone – conclude – occorre riqualificarle con corsi di formazione gratuita che però dovrebbero essere gestiti dai centri per l’impiego. Non si può pensare che una persona sarà assunta o che riuscirà a mantenere una occupazione se quel lavoro non lo ha mai fatto».