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RCF chiude il sito di San Benedetto e licenzia 23 persone. Protesta il sindacato

Per Fiom Cgil l'annuncio era inatteso, considerando i volumi produttivi dello stabilimento piceno e l'esito rassicurante del confronto precedente con l'azienda. Incontro fra le parti in Regione Marche il 1° febbraio

ASCOLI PICENO – Un’altra tegola sull’occupazione nell’Ascolano. La RCF di Reggio Emilia, azienda che produce sistemi audio, ha deciso di chiudere il proprio stabilimento di San Benedetto e di licenziare tutti i 23 lavoratori del sito. La decisione è stata comunicata ai sindacati e alle maestranze, che non si aspettavano una notizia come questa. Anche perché la fabbrica non aveva avuto nessuna flessione nei volumi produttivi nel corso del 2020, e neppure nel mese di dicembre.

«Un fulmine a ciel sereno – commenta Alessandro Pompei, segretario provinciale Fiom-Cgil – e che ha sorpreso tutti, considerando che il 20 ottobre ci era stato detto in un incontro che nel 2021 ci sarebbe stato un rilancio delle attività. Invece è arrivata questa comunicazione, motivata dai vertici aziendali solo con la necessità di una riorganizzazione produttiva».

La RCF era in sofferenza ed aveva già usufruito della cassa integrazione per il proprio stabilimento di Reggio Emilia. Ma secondo Pompei la stessa società aveva comunicato il 12 dicembre di aver ricevuto un prestito di 44 milioni da una cordata di 13 banche, garantito da Mediocredito Centrale e Sace. Con la proprietà che si diceva fiduciosa per una ripresa della produzione nel prossimo futuro. Poi per i lavoratori di San Benedetto, è arrivata invece la doccia fredda.

«È stata la chiusura del sito piceno il requisito richiesto per la riorganizzazione prevista nel nuovo piano industriale 2021, e che ha permesso l’ottenimento del finanziamento bancario? – si domanda il segretario della Fiom di Ascoli -. Noi non lo sappiamo, ma se così fosse siamo sconcertati».

Ai dipendenti è stata offerta la possibilità di trasferirsi a Reggio Emilia, in alternativa al licenziamento. Ma sarà difficile che molti di loro accettino la proposta, considerando anche l’età non più giovane di numerosi addetti.

Intanto la Fiom ha sollecitato alla Regione Marche ad intervenire per evitare il peggio, valutando anche che in una provincia già dichiarata «Area di crisi industriale complessa» sarebbe poi veramente arduo ricollocare i dipendenti rimasti disoccupati.

Un incontro tra le parti è stata fissato ad Ancona il primo febbraio.

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