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RCF avvia il trasferimento dei materiali da San Benedetto. I dipendenti sperano nella Regione

Nel sito 23 lavoratori rischiano il posto anche se i licenziamenti sono bloccati fino al 30 marzo. Fabrizio Traini, Rsu Uilm fa appello su facebook a Ligabue. A febbario incontro ad Ancona

Lo stabilimento Rcf a San Benedetto

ASCOLI – È già iniziato il trasferimento di materiali dallo stabilimento RCF di San Benedetto alla casa madre di Reggio Emilia. L’azienda che produce sistemi audio, e fatturava 89 milioni di euro, non sta perdendo tempo e ha avviato il piano che dovrebbe portare alla progressiva cessazione dell’attività produttiva nel sito marchigiano. Un sito, quello sambenedettese che è nuovo ed era stato inagurato appena nel 2017, quando i programmi dell’impresa erano altri.

Ma oggi il piano industriale è cambiato, complice l’impatto della crisi covid su eventi e spettacoli e una riorganizzazione aziendale che dovrebbe colpire proprio la fabbrica di Porto d’Ascoli dove lavorano 23 addetti, che in passato sono arrivati anche a 30 o più.

«Con l’annuncio della chiusura datoci all’improvviso il 12 gennaio – dice Fabrizio Traini, dipendente Rcf e membro Rsu per la Uilm – non ci è stata data nessuna speranza di futuro dai vertici del Gruppo. Ma non c’era alcun segnale che il nostro stabilimento andasse verso lo stop, considerando che la nostra produzione riguardava sistemi di insonorizzazione per interni, scuole, chiese, edifici.

Al massimo – aggiunge – ci attendavamo, viste le difficoltà del momento, un aumento della cassa integrazione, per ora limitata ad un giorno la settimana. Invece ci è arrivata addosso questa tegola, forse derivante dalle condizioni del prestito di 44 milioni ricevuto dalle banche per salvare l’azienda».

Lavoratrici e lavoratori in assemblea davanti allo stabilimento di San Benedetto

L’annuncio al momento non prevede l’immediato licenziamento degli addetti locali. Sia perchè le norme sul covid li bloccano fino al 30 marzo, sia perchè l’azienda ha proposto a tutti il trasferimento alla sede di Reggio Emilia, dove sono impiegate 250 persone. Ma è ovvio, secondo Traini ed altri sindacalisti, che ben pochi potranno accettarlo, considerando l’età media avanzata e la presenza di molte donne con figli.

E di certo, a meno di un intervento forte della Regione Marche, che dovrebbe aiutare a mantenere la continuità produttiva con risorse che ridurebbero i costi dello stabilimento di San Benedetto, dalla RCF giudicati “insostenibili”, il sito va verso lo smantellamento. Anche se in queste settimane si continua a lavorare per smaltire le vecchie commesse, fino a quando gli impianti saranno attivi.

Nel frattempo, il rappresentante della Uilm ha lanciato il sasso più in alto. Scrivendo un commento- appello sulla pagina facebook di Ligabue, cantante che conosce l’azienda e i suoi prodotti, usati spesso in famosi concerti. Chissà se Ligabue riuscirà ad aiutare operai e tecnici che con impegno e professionalità lavoravano dal 2004 nel Gruppo emiliano?

Le speranze sono poche, ma esistono. E l’incontro tra sindacati ed azienda che si terrà ad Ancona, presso la sede della Regione il primo febbraio dovrebbe cercare di favorire un dialogo che conduca alla soluzione della vertena. Con gli strumenti che si possono utilizzare in una fase di incertezza come quella attuale e che si protrarrà almeno fino al 30 marzo.

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