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Rapimento Silvia Romano: blitz dei Ros alla sede di Fano della Onlus Africa Milele

Ben 9 ore di perquisizioni: acquisito un ingente quantitativo di documenti e materiale informatico dell'associazione: computer, telefoni, tablet e hard disk

Silvia Romano
Silvia Romano

FANO – Ben 9 ore di perquisizioni. È durato tanto il blitz effettuato dal Ros, Raggruppamento operativo speciale, nelle sede della Onlus Africa Milele che coincide con la casa del presidente, Lilian Sora.

I Carabinieri, nell’ambito delle indagini della Procura sul rapimento di Silvia Romano, hanno acquisito un ingente quantitativo di documenti e materiale informatico dell’associazione: computer, telefoni, tablet e hard disk.

Alla base di questo blitz la volontà da parte delle autorità di verificare le effettive condizioni di sicurezza in cui si trovava la giovane cooperante al momento del rapimento. Non si tratta certo di un’operazione inaspettata: negli ultimi giorni i soci di Africa Milele erano stati ascoltati più volte dagli inquirenti.

Un ruolo importante nelle indagini sicuramente potrebbero averlo giocato le dichiarazioni rilasciate dalla cooperante dopo la sua liberazione. Al riguardo, il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aveva spiegato:
«L’associazione Africa Milele Onlus per la quale operava Silvia Romano non rientra tra le organizzazioni iscritte al Ministero. L’attività nell’ambito della quale la Romano operava non è dunque destinataria di alcun sostegno della cooperazione italiana. E ricordo che per l’espatrio e lo svolgimento di volontariato all’estero si applica l’art. 16 della Costituzione (ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi). L’Associazione in questione ha quindi operato in totale autonomia, senza informare la Farnesina, eludendo qualsiasi potere di indirizzo e di informazione dei propri associati sotto il profilo della sicurezza».

Lilian Sora, fondatrice della Onlus Africa Milele, pochi giorni fa aveva dichiarato in un’intervista esclusiva ad un noto quotidiano nazionale e poi ripresa dalle agenzia di stampa: «Certo che so chi ha tradito Silvia, ma l’ho detto a familiari e inquirenti e basta. Ho fatto le mie indagini, non per cercare di liberare Silvia ma per capire cosa fosse successo. E penso di averlo scoperto». E ancora: «Con i volontari dorme sempre il guardiano masai. Il giorno che incontrai Silvia a Malindi, ero con le mie figlie: Silvia andò poi a Chakama con il matato, l’autobus di linea, insieme a Irene. È mia figlia, che ha 19 anni e studia cooperazione internazionale, che l’ha introdotta nel villaggio, un villaggio che era tranquillo – precisa -. Non ci saremmo mai aspettati quello che è successo».

Silvia Romano
Silvia Romano

Intanto, in merito alla campagna di odio scatenata dalla liberazione della 25enne, la stessa Romano ha cercato di placare gli animi con un messaggio sui social: «Grazie, Allah vi benedica per tutto questo affetto che mi state dimostrando». E ancora: «Non arrabbiatevi per difendermi, il peggio è passato. Non vedevo l’ora di scendere da quell’aereo perché per me contava solo riabbracciare le persone più importanti della mia vita, sentire ancora il loro calore e dire loro quanto le amassi, nonostante il mio vestito».

A difesa di Silvia, giorni fa, sono scese in campo anche più di 30 onlus dislocate nel fanese con un documento di denuncia contro la campagna diffamatoria in atto nei riguardi della cooperante.

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