Senigallia

Piscina Saline: «Processo inutile e costoso, nato solo per finalità politiche»

I tre ex amministratori di centrosinistra Mangialardi, Memè e Bucari sono soddisfatti dell'esito per i loro colleghi e sono fiduciosi di essere assolti anche loro tra un anno. Ma intanto accusano Sartini e alcuni leghisti

Processo per la piscina Saline: i commenti di Simonetta Bucari, Maurizio Mangialardi e Maurizio Memè
Processo per la piscina Saline: i commenti di Simonetta Bucari, Maurizio Mangialardi e Maurizio Memè

SENIGALLIA – «Finalmente giustizia è stata fatta. Proviamo soddisfazione per i nostri ex colleghi di giunta che sono stati assolti con formula piena o perché il fatto non sussiste. La sentenza è per loro conclusiva della vicenda, mentre per noi lo sarà analogamente tra poco più di un anno: ma sappiamo quale verosimilmente sarà l’esito». A parlare così sono l’ex sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi, l’ex vicesindaco Maurizio Memè e l’ex assessore Simonetta Bucari che hanno voluto ribadire come l’inchiesta sulla proroga della gestione della piscina Saline nel 2015 sia nata solo da esigenze politiche di una parte dell’allora minoranza consiliare.

«È quindi evidente che la nostra assoluzione è rinviata di poco più di un anno, quando sarà celebrato il processo. Tutto ciò non cambia di una virgola la sostanza dei fatti che dimostrano in maniera inequivocabile la correttezza, l’onestà e la trasparenza con cui abbiamo lavorato nell’interesse della città e, nello specifico, dei tanti utenti della piscina delle Saline». Proprio per questo – secondo Mangialardi, Memè e Bucari – si è trattato di un «processo inutile perché nato dalla denuncia di Giorgio Sartini e della sua lista che ne aveva fatto un cavallo di battaglia più volte reiterato in consiglio comunale, adombrando chissà quali tipi di percorsi non ortodossi da parte della giunta e che oggi vengono invece portati alla luce per trasparenza, adeguatezza e competenza». 

Ma si è trattato anche di un «processo costoso sia per noi, che abbiamo subito accuse che non attengono alla nostra moralità né alla nostra concezione di politica, sia per la collettività, con centinaia di migliaia di euro spesi per sei mesi di intercettazioni h24 nei nostri confronti e per l’impiego di personale delle forze dell’ordine che seguivano noi invece di essere sul territorio. Così come la Procura è stata distolta da altre questioni per occuparsi di cose che non esistono».

«Abbiamo scelto di andare a processo – spiega ancora Mangialardi – e di non usufruire della riduzione di pena in caso di condanna. Vogliamo che dal dibattimento emerga la verità su tutto. Proveremo a fare un po’ di pulizia, andando fino in fondo per far conoscere alla città cosa l’opposizione ha fatto contro i cittadini senigalliesi».

Dopo l’alluvione del maggio 2014, la città era in esercizio provvisorio, il che imponeva una ridotta marginalità amministrativa come per esempio la possibilità di prorogare servizi e spese in modo che non derivino danni alla città o all’ente in caso di sospensione di tali impegni. E proprio su questo Mangialardi, Memè e Bucari continuano a insistere: «Ci siamo concentrati sul far ripartire la città a seguito degli eventi alluvionali e abbiamo preso provvedimenti incredibili per non fermare ulteriormente i servizi. Analogamente la gestione di altri 18 impianti è stata prorogata, per esempio il palazzetto dello sport, così come delle convenzioni con altre associazioni e non potevamo fare altrimenti».

Dunque un processo politico secondi i tre esponenti della precedente amministrazione comunale di Senigallia che ricordano anche le interrogazioni parlamentari degli esponenti leghisti Pillon e Arrigoni. «Crediamo che chiunque possa rendersi conto della mostruosità di chi ha architettato questo assurdo teorema, che il Tribunale di Ancona ha iniziato a smontare e che, purtroppo per tutti – sia per noi, sia per i giudici che vorrebbero occuparsi di questioni ben più serie – si concluderà solo nel 2023 con ulteriore con spreco di denaro pubblico».

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