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Pesaro Urbino, nel 2022 hanno chiuso 669 imprese. Cna: «Infrastrutture, rinnovabili ed export per il rilancio»

I dati presentati al Cantiere Navale Rossini. Per Bordoni e Matteucci «Servono misure di carattere strutturale»

PESARO – Un anno nero per l’economia stando al numero di imprese che chiudono. Ma l’export è confortante. La CNA di Pesaro e Urbino ha diffuso e commentato i dati durante la conferenza stampa tenutasi al Cantiere Navale Rossini di Pesaro e alla quale hanno partecipato il vicesindaco del Comune di Pesaro Daniele Vimini, il direttore del Confidi Uni.co. di Pesaro, Lucia Sgarzini.

Il saldo tra chiusura e nascita di nuove imprese è negativo. Ma c’è da registrare un fatto positivo: tutte le imprese del territorio che hanno saputo resistere ai colpi durissimi delle crisi di questi anni si sono fortificate.

Per molte di loro si sono registrati addirittura aumenti significativi in relazione ai fatturati e agli scambi internazionali. «Insomma se non si fosse scatenata quella “tempesta perfetta” di cui Cna di Pesaro e Urbino parla da tempo (pandemia, costi dell’energia e dei carburanti, aumento delle materie prime e difficoltà negli approvvigionamenti delle stesse, un’inflazione quasi a doppia cifra con il conseguente aumento dei tassi di interesse, una guerra nel cuore dell’Europa, le altre tensioni internazionali, i blocchi alle esportazioni e quelli parziali a causa del Covid); oggi saremmo qui a registrare la più forte ripresa dell’economia degli ultimi 20 anni – hanno sottolineato il presidente provinciale Michelle Matteucci e il neo presidente CNA Marche, Moreno Bordoni -. Una ripresa che pure si era tradotta anche nei numeri durante il primo semestre del 2021 e che aveva illuso tutti. Ma la lettura dei dati di oggi dice altro. In provincia la differenza tra iscrizioni di nuove imprese e cessazioni nei primi undici mesi dell’anno è decisamente negativa (-669) e più ampia rispetto ad ognuno dei periodi precedenti (i primi undici mesi per 2019, 2020 e 2021). Tutti i macrosettori registrano saldi negativi ma si conferma importante il saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni non classificate per settore; un dato che denota vivacità almeno nelle caratteristiche qualitative del tessuto imprenditoriale che si rinnova».

Nei primi 11 mesi del 2022 le nuove iscrizioni di impresa calano in provincia del 9,3% mentre le cancellazioni aumentano del 32,9%. Il calo delle iscrizioni vale per tutti i macrosettori ma soprattutto per il primario (-19,1%). Le iscrizioni di nuove imprese calano decisamente anche per le costruzioni (-8,6%) dove, cresce sorprendentemente in modo assai più deciso che per il resto delle imprese il numero delle cancellazioni nel periodo (+55,7%) con il risultato che il saldo tra iscrizioni e cancellazioni aumenta in maniera pesante (passa da -40 nel 2021 a -212 nel 2022).

Nelle attività di servizio le iscrizioni “tengono” perché calano “solo” al ritmo del -4,2%; e le cancellazioni crescono meno che per il totale (+27,0% contro +32,9%), ragione per cui la variazione del saldo negativo tra iscrizioni e cancellazioni è la più contenuta, confermando che il terziario soffre meno del resto dell’economia la fine della ripresa.

Nelle attività manifatturiere (“industria in senso stretto”), le iscrizioni calano meno che per il totale (-6,4% contro -9,3%) ma le cancellazioni aumentano più velocemente del complesso (+33,5% contro +32,9%).

Il primario (agricoltura pesca e silvicoltura) è forse il settore più penalizzato: nei primi 11 mesi del 2022 le iscrizioni di nuove imprese calano al ritmo del -19,1% e le cancellazioni crescono del 35,5%, entrambe le dinamiche risultano così più pronunciatamente negative rispetto al dato complessivo. Così il saldo negativo quasi triplica passando da – 64 a -161.  Ma c’è anche qualche dato positivo.

Secondo l’ultimo bollettino mensile dell’Osservatorio Excelsior a dicembre 2022 si registrano ancora effetti positivi con una crescita delle previsioni di nuovi inserimenti lavorativi sia nelle manifatture e costruzioni (“industria”: +15,8%) sia nelle imprese di servizio (+5,6%).

Le previsioni di nuovi inserimenti lavorativi per il trimestre dicembre 2022 – febbraio 2023, tuttavia, scontano un deciso rallentamento dell’economia provinciale: calano le entrate previste (-8,6%) e ciò a causa del forte calo atteso di nuovi ingressi al lavoro atteso per manifatture e costruzioni (-14,7%).

Nella provincia il 2022 si delinea, nei dati Istat relativi ai primi nove mesi, come un anno decisamente favorevole per l’andamento dell’export, che cresce di quasi il 19% rispetto allo stesso periodo del 2021. L’export dell’intera regione cresce ancora più decisamente (+23,1%), anche se se si considera il dato marchigiano al netto dell’export farmaceutico. Il valore è 2,6 miliardi di euro.

«Le misure stanziate dal Governo con la legge di bilancio – commenta il presidente provinciale Michele Matteucci – vanno bene ma coprono un arco temporale troppo breve. Occorre affiancare agli strumenti emergenziali anche “interventi strategici” per consentire alle piccole imprese di partecipare al percorso della transizione energetica».

CNA propone l’introduzione di agevolazioni fiscali mutuando il meccanismo del credito d’imposta al 50% già previsto per l’edilizia residenziale. «Nell’immediato si possono coinvolgere 200mila piccole imprese per impianti fino a 200 KW attivando 8.700 MW di nuova potenza installata». CNA infine chiede di estendere anche ai comuni sopra i 5mila abitanti la possibilità di accedere alle risorse previste nel PNRR per dare impulso alle CER (Comunità energetiche rinnovabili) e prevedere una quota di riserva alle piccole imprese nell’ambito delle aste per l’acquisizione di gas ed elettricità a prezzi calmierati.

Per Moreno Bordoni, neo segretario regionale CNA Marche, «fare impresa non deve diventare una estenuante corsa ad ostacoli per i nostri imprenditori che chiedono solo di poter fare il loro lavoro. Un altro tema importante è quello delle infrastrutture e dei collegamenti che vede la nostra regione, ma soprattutto la provincia di Pesaro e Urbino, tra le più penalizzate del centro Italia. Con la Regione Marche e con le altre istituzioni locali, la CNA continuerà, e lo farà ancor più forte di prima, quella politica del confronto propositivo che l’ha sempre contraddistinta: ovvero accanto alle richieste e alle cose da fare ci sarà sempre una proposta su come farle».

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