Pesaro

Pesaro, l’ex pivot Joe Blair: «Fermato perché nero». La risposta del Silp Cgil: «Qui la Polizia è civile e democratica»

Il giocatore di basket in vacanza in città accusa: «Ci hanno lasciati perché ex giocatore». Frega: «Gli agenti italiani non sono quelli americani»

Joseph Blair

PESARO – L’ex centro della VL Joe Blair ha lanciato un messaggio chiaro attraverso alcune stories sui social. Il pivot è a Pesaro in vacanza e ha raccontato una disavventura.

«Sono fuori da una lavanderia con i miei figli. Passa la polizia che si ferma per chiederci i documenti: gli do la mia patente americana e dopo avere controllato tornano e mi dicono ‘Tu sei l’ex giocatore di basket, allora ti lasciamo andare’. Se non fossi stato un ex giocatore ma semplicemente una persona nera che gira per questa città sarebbe stato un problema. Non va bene questa cosa, noi come umani dobbiamo essere meglio di così. Io non ho mai avuto nessun problema del genere a Pesaro e mi dispiace tanto. Come sapete c’è un gran pezzo del mio cuore in questa città».

Parole per cui è arrivata una immediata risposta di Pierpaolo Frega, del sindacato di Polizia del Silp Cgil. «Caro Joe Blair, molto probabilmente hai cercato forse la notorietà che il campo non ti ha reso. Probabilmente per uno strano incrocio di destini e provenienza hai immaginato al momento del fermo che la polizia italiana potesse essere simile a quella americana. Errore. La polizia italiana è talmente avanti e porta come scorta errori del passato, che le permettono oggi di essere una polizia civile e democratica, e guarda che ti dico: a volte fin troppo. Evidenza ne sono i soprusi e i feriti che molti lavoratori in divisa sono costretti a tollerare, per via di mille telecamere che riprendono ogni gesto, ogni parola, per racimolare like sui social. Dovresti raccontare “realmente” come sono andati i fatti, perché una verità parziale (e di comodo), esacerba gli animi e credici che di polemiche stupide e inutili riusciamo a crearcele da soli senza l’aiuto esterno di nessuno».

Per Frega «il vero problema è forse che non ti avranno chiesto un selfie o una maglia in omaggio. Chi ti ha fermato ha anni alle spalle di esperienze in strada e ferite della magistratura cui ( di tasca sua) ha saputo superare e curare, uscendone a testa alta. Caro Joe, ripeto e ti supplico: racconta tutta la verità di come sono andati i fatti. Qui non ci sono George Floyd ed il black live matter da noi non ha ragion di esistere per quanto è civile, garantista e democratica la nostra polizia. A Pesaro ancor di più. Quindi se proprio ci tieni, chiedi un incontro con i poliziotti che ti hanno controllato, fa una diretta instagram e chiarisci ma soprattutto racconta la verità. Credo che sarebbe apprezzata molto di più di questa boutade estiva di cui nessuno sentiva il bisogno».

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