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Cgil e Cisl: «Il San Benedetto a Pesaro diventi incubatore di startup»

I sindacati incalzano Regione e Comune sul recupero della struttura abbandonata da 38 anni: «Va vista come una grande opportunità per l'occupazione»

PESARO – Palazzo del San Benedetto, il grande malato della città sempre al centro del dibattito. Le sue condizioni sono molto critiche dopo 38 anni di abbandono.

L’ex manicomio nel 1981 ha chiuso i battenti dopo 152 anni. Da allora in Corso XI Settembre, nessuna attività. La struttura è ammalorata, ma il dibattito sul suo recupero è sempre caldo.

Sul tema interviene Maurizio Andreolini della Cisl assieme alla Cgil che presto avrà un incontro col sindaco sul futuro della città. «Periodicamente il tema del futuro del San Benedetto sale all’onore della cronaca, ed ultimamente purtroppo ci sale solo perché lo stato di incuria in cui versa provoca crolli più o meno rilevanti ed anche sempre più frequenti.

Secondo Cgil e Cisl di Pesaro invece il tema del futuro di questa struttura deve divenire centrale per le Istituzioni. Deve innanzi tutto tornare ad essere centrale per la proprietà, la Regione, che non può più permettersi di abbandonare al suo destino una struttura così importante, anche del punto di vista finanziario, per la Regione stessa. Deve essere centrale nella programmazione della città per il Comune di Pesaro che in primis non può permettersi una struttura così rilevante al centro della città che crolla a poco a poco e soprattutto che non viene utilizzata e finalizzata per la crescita della città».

I sindacati parlano del documento di programmazione “Pesaro 2030”, in cui il San Benedetto è definito un «grande contenitore urbano» a cui va individuato un uso compatibile con la città e sostenibile economicamente. Ma Cgil e Cisl, nell’audizione del 27 aprile 2018, hanno già indicato un concorso di idee al fine di riconvertire la struttura.

«Tra le tante esigenze della città, quella di spazi da utilizzare per sviluppare incubatori pubblico, pubblico/privati per start up come, prioritaria. In quest’ottica riteniamo che possa e debba essere coinvolto il mondo universitario tecnico scientifico affinché l’incubatore sia una grande opportunità di sviluppo sia per l’accademia che per il territorio generando risorse ed occupazione».

Diverso è invece il discorso del decentramento dell’Università di Urbino al San Benedetto. Infatti in tale ipotesi Cgil e Cisl evidenziano due rilevanti criticità. La prima riguarda «il rischio di depotenziamento della sede stessa di Urbino e con essa di tutto quel territorio interno già in affanno, la seconda legata ai rilevanti costi e la relativa difficoltà di individuare soggetti che possano sostenerli nel tempo».

Per i sindacati allora il primo passo è quello di coinvolgere la proprietà sia nella gestione quotidiana della manutenzione ed evitare così altri crolli, ma con altrettanta urgenza è importante definire con la città un percorso che porti nel più breve tempo possibile al recupero dell’intero complesso.

«La speranza è che il Presidente Ceriscioli, i cui trascorsi amministrativi non possono che aiutarlo, farà di tutto affinché questo nodo possa essere al più presto sciolto. Ci auguriamo infine che il metodo partecipativo sia indubbiamente il fulcro della programmazione che contemporaneamente possa portare sia l’individuazione del futuro utilizzo che lo sviluppo di nuove opportunità per la comunità».

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