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Covid-19, la testimonianza di un soccorritore della Croce Rossa di Pesaro: «Un virus disumano» – VIDEO

In prima linea nell'emergenza sanitaria, gli operatori del 118 sono fra i protagonisti dell'emergenza. Abbiamo incontrato uno di loro, che ci racconta la drammatica esperienza: «È tremendo strappare i malati dalle loro case e lasciarli in ospedale, isolati dai loro affetti»

Un mezzo della Croce Rossa

ANCONA – «La disumanità portata dal Coronavirus». È con questo che ogni giorno sono costretti a misurarsi i soccorritori, da quando è scattata l’emergenza sanitaria. Nelle parole di Gianfranco Ioele, autista soccorritore della Croce Rossa del Comitato di Pesaro, c’è tutta la drammaticità di questo momento, scatenato da un virus, tanto terribile e inatteso, piovuto addosso come una vera e propria bomba, portando con sé una scia di morte.

Ecco la sua testimonianza:

Nascosti sotto le mascherine che li rendono quasi irriconoscibili, i soccorritori del 118 sono fra i protagonisti di questa emergenza sanitaria, con la loro umanità. «Non si può entrare a casa della gente, strapparla alle loro radici, ai loro affetti per portarla negli ospedali» racconta Gianfranco Ioele, che ogni giorno, come molti altri suoi colleghi, si confronta con la paura di questi malati. Persone che dal momento in cui vengono prelevate dalle loro abitazioni, per essere ricoverate nelle strutture Covid delle Marche, «saranno da sole, non vedranno più i familiari, e a occuparsi di loro sarà solo il personale sanitario».

Con il cuore gravato da un pesante fardello di emozioni, il soccorritore ci spiega che non potrà mai dimenticare «la tristezza» provata nel vedere «la gente andare via così, da sola, senza un bacio, una carezza, senza parenti che li possano salutare, senza neanche avere diritto a un funerale decente». «Una cosa che non si augura a nessuno» prosegue, «queste persone lasceranno un vuoto e anche se tutti usiamo l’hashtag #andràtuttobene, sappiamo che per molti non è andata bene per niente».

«Noi però – conclude il centodiciottista – giorno e notte ci impegniamo e continuiamo ad andare avanti perché siamo consapevoli di aver dato il nostro meglio. Stringiamo i pugni e andiamo avanti, sperando che finisca presto».

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