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Pesaro, odg contro la chiusura di Marche Nord. Ricci: «Senza azienda non c’è potenziamento». Lega: «Tanto pregiudizio»

L'opposizione: «Quando non c’è dialogo tra territorio e azienda ospedaliera, la sanità crolla». Maggioranza: «Cancellare è un errore»

La seduta del Consiglio Comunale

PESARO – Contro la chiusura di Marche Nord. Il consiglio comunale ha votato un odg per chiedere la modifica della legge 13 rispetto alla riforma sanitaria regionale che istituisce 5 Ast provinciali e cancella Marche Nord.

La consigliera Anna Maria Mattioli ha presentato l’odg. «Marche Nord, seconda nel numero di alte specialità, risulta prima per efficienza e delle quattro aziende attuali è quella con la più alta produttività: quale soggetto avendo quatto centri di produzione chiude quello che a parità di investimento dà maggiori risultati? Senza l’azienda ospedaliera non avremmo più emodinamica, neurochirurgia, radiologia interventistica, radioterapia, chirurgia robotica».I consiglieri chiudono: «Il disegno punitivo nei confronti del territorio della provincia di Pesaro e Urbino è smascherato dalla scelta di eliminare l’azienda ospedaliera senza riequilibrare il pesante deficit di posti letto che la nostra provincia soffre nei confronti delle provincie del sud della regione».

Il sindaco Matteo Ricci ha rilevato: «Cancellare l’Azienda ospedaliera è un errore: significa spegnere definitivamente la speranza di un potenziamento del nord delle Marche». Lo ha detto il sindaco Matteo Ricci in Consiglio comunale, durante la discussione dell’ordine del giorno d’urgenza presentato dai capi gruppo di maggioranza. «Una mozione doverosa – spiega -. Nel momento in cui è cambiata la Giunta regionale non ho esitato a mediare e cercare di trovare un accordo con il presidente Acquaroli sul nuovo ospedale di Pesaro, non senza difficoltà all’interno del mio partito. Ho cercato di fare un ragionamento di realpolitik sulla struttura, pur non essendo il progetto che avevamo in mente».  

Poi continua: «Perché difendo Marche Nord? Perchè è sempre stata la precondizione per avere un potenziamento nel nord della regione. Con questa riforma il messaggio che passa è quella di una visione “anconacentrica”, dove chi sta male deve andare ad Ancona per farsi curare. Un ragionamento che dal punto di vista teorico non fa una piega, ma in pratica non funziona perché non ferma la mobilità passiva. Chi abita nelle vallate del Conca, Foglia, Metauro e parzialmente anche Cesano, continuerà a scegliere Emilia Romagna o Lombardia».  

Quindi conclude: «Cancellare Marche Nord è un errore organizzativo e allontana le eccellenze mediche. Per combattere la mobilità passiva l’azienda ospedaliera non va eliminata, ma potenziata. La città, medici, sindacati, devono mobilitarsi per far cambiare idea alla Regione».  

Per Andreolli della Lega: «È un odg carico di pregiudizio e strumentalità. L’operazione “nostalgia” è poco efficace. La difesa dell’Asur regionale è priva di un’analisi: andrà in soffitta senza rimpianti, né levate di scudi». «Davanti alle sfide che si presenteranno, è necessario integrare ospedale e territorio, come prevede la riforma». 

Malandrino di Fdi ha rilevato: «La sanità delle scorse gestioni regionali non ha funzionato né in termini di riduzione della mobilità passiva né in termini di funzionalità. Il nuovo piano della giunta regionale risponde a quanto presentato ai cittadini che hanno votato il centro destra proprio per attuare questa riforma». 

G. Marchionni (Prima c’è Pesaro) ha sottolineato: «Due mesi fa il presidente Acquaroli era intervenuto in questa sede per parlare del tema e aveva detto di aver commissionato uno studio per verificare il reale bisogno dei cittadini; un’analisi su cui la giunta delle Marche avrebbe lavorato per costruire la miglior sanità possibile per l’intero territorio». Dalle verifiche, per Marchionni, «La mobilità passiva riguarda i bisogni immediati dei cittadini, che sono frutto dell’impostazione data dalla giunta di centrosinistra fino ad oggi; e che non risponde al fabbisogno dei marchigiani». E ancora, «Quando non c’è dialogo tra territorio e azienda ospedaliera, la sanità crolla». 

L. Biagiotti della maggioranza ha detto: «Una perplessità viene: che fine farà il personale? C’è tanta difficoltà a comprenderlo, soprattutto tra chi lavora nel settore». 

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