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Il “paziente dell’era Covid”: in aumento i disturbi muscolo scheletrici derivanti da stress

Il punto con il dottor John Williams, presidente dell'Associazione Chiropratici Italiani: «Stress fisico e psicologico influisce sulla rigidità della schiena e soprattutto della cervicale»

mani, massaggio
Foto di Mariolh da Pixabay

Lo stress emotivo nell’era Covid diventa una delle prime cause dell’aumento dei disturbi dell’apparato muscolo scheletrico. Un trend riscontrato negli studi dei dottori chiropratici italiani che mettono in guardia da quella che può diventare una vera e propria piaga sanitaria nei prossimi anni e che vede acuirsi i sintomi disfunzionali dei pazienti, tanto da poter creare una nuova quanto diffusa casistica categorizzabile come “paziente dell’era Covid”.

Da quanto riscontrato dall’AIC (Associazione Italiana Chiropratici) si acuisce dunque la gravità della sintomatologia e cresce il numero delle sedute necessarie per riequilibrare l’apparato muscolo scheletrico. CentroPagina ha intervistato il dottor John Williams, presidente dell’Associazione Italiana Chiropratici che da oltre quaranta anni vive e lavora nelle Marche.

Dottor Williams, di cosa si occupa la chiropratica?
«La chiropratica è una professione sanitaria di grado primario che riconosce la capacità intrinseca del corpo di raggiungere e mantenere uno stato sano e capisce che determinati fattori interni ed esterni hanno il potenziale di interferire con la normale funzione e interazione tra tutti i sistemi corporei».

E come lavora un chiropratico?
«Il chiropratico lavora sui muscoli e sulle articolazioni, principalmente della colonna vertebrale, ma anche sulle estremità, per l’effetto che queste strutture hanno sulla biomeccanica deambulatoria e sul sistema nervoso e, quindi, sulle ramificazioni globali che esso può provocare. Proprio per questo è importante indagare sullo stile di vita del paziente, sugli stress fisici e psicologici legati al proprio lavoro, le abitudini a tavola, e gli aspetti sociali, per correggere i problemi di salute e prevenire la ripetizione della condizione sintomatica. Problemi causati dal nostro stile di vita possono presentarsi sintomaticamente in molti modi, come “mal di testa” cronico, senza apparenti motivi, o con dolori alla schiena, di cui soffrono statisticamente quattro persone su cinque, e possono diventare anch’essi cronicizzati fino al punto di diventare un fattore debilitante».

Qual è il vostro rapporto con i medici. Esistono delle collaborazioni?
«Certo, i dottori chiropratici italiani hanno un approccio multidisciplinare e rilanciano da sempre la necessità della visione globale dello stato di salute del paziente di fronte ai cambiamenti che la società sta vivendo. Spesso determiniamo la necessità di una collaborazione con altre figure professionali come il medico o il fisioterapista, lo psicologo, o il nutrizionista, per ottenere il risultato migliore a beneficio del paziente, e l’interazione tra diverse discipline per noi è fondamentale; infatti, molti chiropratici ospitano altre professionisti nei propri studi. Noi non utilizziamo né prescriviamo farmaci, e indirizziamo i nostri pazienti agli studi medici quando necessario».

Durante questo periodo di pandemia, cosa avete riscontrato nei pazienti?
«La visione globale del chiropratico rispetto allo stato di salute del paziente non lascia dubbi. Rispetto al periodo pre-Covid in tutti gli studi associati stanno registrando un netto aumento dell’intensità della sintomatologia. Ansia, irrigidimento, dolori cervicali, mal di testa e mal di schiena risultano accentuati. Lo stress fisico e psicologico può manifestarsi in modi diversi, ma quasi sempre influisce sull’aumento della rigidità della schiena e soprattutto della cervicale. Un generalizzato senso di paura e di visione negativa del futuro accentuano questo stato. Proprio per questo stiamo intensificando le collaborazioni interdisciplinari con altre figure sanitarie, come psicologi e fisioterapisti, nell’ottica di offrire al paziente un aiuto in più, limitando il ricorso ai farmaci».

Cosa si può fare per ridurre queste tensioni?
«Il bisogno di libertà, di movimento e di socializzazione si rivelano essenziali per il buon funzionamento del corpo umano. Bisogna continuare a interagire con gli altri, nei limiti del possibile, continuare a fare movimento, evitando sedute sbagliate sul divano di casa o mentre si lavora in smart working. Può sembrare strano, ma anche un semplice gesto come stare allo smartphone, o sollevare un peso in maniera sbagliata, possono avere effetti importanti sulla mobilità fisica. Il fatto di uscire molto meno accentua i problemi fisici a livello muscolare, circolatorio, con alterazioni della qualità del sonno e perfino delle abitudini nutrizionali. Contenere il livello di stress attraverso la chiropratica sicuramente contribuisce anche a evitare l’abuso di farmaci antinfiammatori, molti dei quali sono stati dimostrati causa di indebolimento del sistema immunitario».

In che modo i vostri pazienti manifestano ansie e paure?
«I fattori che contribuiscono a questa situazione sono quelli manifestati dagli stessi pazienti: l’insicurezza, alimentata spesso e in larga parte dalle informazioni ricevute tramite i media; la limitazione della libertà che, come nel caso delle quarantene, seppur per periodi di tempo relativamente brevi contribuisce a generare paura e disperazione; il cambiamento di stile di vita, con le sue implicazioni più pratiche (il passaggio dall’ufficio al divano di casa) e, infine, la crescente tendenza all’inattività fisica».

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