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Passaggi, critiche sul festival “politico”, Belfiori non ci sta: «Disposti ad andare altrove»

Giovanni Belfiori, ideatore e direttore di Passaggi Festival che ha mal digerito la pioggia di commenti da parte della cittadinanza che accusa la manifestazione di aver un taglio politico

Giovanni Belfiori
Giovanni Belfiori

FANO – Passaggi Festival e Fano sull’orlo del divorzio? A minacciare la rottura è il padre putativo della kermesse Giovanni Belfiori, ideatore e direttore di Passaggi Festival che ha mal digerito la pioggia di commenti da parte della cittadinanza che accusa la manifestazione di aver un taglio politico. Delle illazioni che hanno fatto letteralmente saltare la mosca al naso a Belfiori che ha deciso di rispondere apertamente alle accuse.

«I matrimoni per forza non possono funzionare” è stato il minaccioso incipit alla critiche social. Poi, il dettagliato sfogo: Qualche giorno fa abbiamo pubblicato online (peraltro ancora incompleto) il programma di Passaggi Festival 2023 e subito mi hanno fatto leggere i commenti di alcuni cittadini fanesi pubblicati sui social. Ho trovato per l’ennesima volta non uno, ma molti commenti negativi, quasi tutti “politici”, sul fatto che Passaggi è un festival di sinistra poiché avrebbe tutti ospiti di quella parte politica, e il riferimento è stato alla presenza della giornalista Lucia Annunziata. Se fosse il primo anno che uscisse una critica del genere, ci farei una risata sopra e la chiuderei lì. Ma sono undici anni che la storia si ripete. E dopo undici anni mi pongo una domanda: siamo noi che non riusciamo a spiegarci o c’è tanta gente che non capisce nulla di libri e di autori o c’è chi ne capisce ma alimenta strane polemiche?».

Belfiori passa al contrattacco spiegando il suo punto di vista. È evidente che a ferire non sono le opinioni in sé, per quanto sprezzanti, degli utenti, bensì il mettere in discussione l’onesta intellettuale di chi ha pensato e cura da sempre il festival: «Mi limito a fare una considerazione sul programma di quest’anno. Su passaggifestival.it c’è perfino un collage fotografico, a corredo dell’articolo, che mostra chiaramente alcuni ospiti. Chi critica, lo avrà sicuramente visto, e allora mi chiedo: Mario Giordano, unico ospite a tornare per la quarta volta a Fano, è di sinistra? Franco Cardini (uno dei grandi intellettuali europei, considerato da sempre riferimento dell’area di destra) è di sinistra? Pippo Inzaghi è di destra o di sinistra? E Nando dalla Chiesa? Leggendo l’articolo e scorrendo i nomi di altri ospiti, viene da chiedersi: Gianfranco Fini è di sinistra? Il vice direttore del Tg5 Francesco Vecchi è di sinistra? Potrei continuare e aggiungere che abbiamo provato a invitare il ministro alla Famiglia Eugenia Roccella, la quale sarebbe venuta volentieri, se non fosse che nei giorni del festival sarà all’estero. Avevamo invitato anche Marcello Veneziani, già ospite di Passaggi nel 2017, che ha declinato perché impegnato; non vorrei, però, continuare a dividere gli ospiti in destra e sinistra in un festival di libri, perché significherebbe davvero scendere a livelli di balordaggine assoluta».

E conclude criticando qualsiasi volontà di rendere politico un festival che nasce con ben altri intenti: «Aggiungo, giusto per par condicio di sciocchezze, che se si vanno a leggere i commenti di questa e delle precedenti edizioni, si scopriranno critiche da sinistra che sono speculari alle altre: “Perché avete chiamato Giordano, perché avete invitato Cardini, perché c’è Fini e non un politico Pd…” e così via. La cretineria è assolutamente bipartisan.Trovo però stancante, dopo undici anni, e dopo che Fano ha avuto una straordinaria notorietà nazionale grazie a Passaggi, leggere ancora commenti del genere. Non si è ancora capito che il festival non è un’arena politica e nemmeno una sezione di qualche partito. Che non presentiamo libri per soddisfare le simpatie o le antipatie di qualcuno. Che in un festival di libri non si fa il tifo per questo o per quell’altro autore come se fossimo in una Tribuna elettorale. Le discussioni politiche ci stanno benissimo, ma perché farle sulla pelle del festival? Noi presentiamo libri e, di anno in anno, invitiamo autori che hanno pubblicato di recente. Su una novantina di presentazioni librarie e circa 200 ospiti, la politica ha, peraltro, una parte assolutamente marginale».

Belfiori risponde agli haters a 360°: «Da Passaggi non ho preso e non prendo stipendi, nemmeno un gettone di consulenza che qualsiasi direttore guadagna per dirigere un qualsiasi festival; a Passaggi dedico più ore di quante ne dedichi al mio vero lavoro, e se alla fine, dopo centinaia di ospiti arrivati a Fano, di lusinghieri articoli su giornali e web, radio e tv di tutta Italia (possiamo vantare una rassegna stampa nazionale invidiabile, con articoli e servizi su tutte le testate, da Rai a Mediaset, da Correre della Sera a Repubblica, dal Manifesto a Libero), dopo le piazze piene, uno staff di volontari e collaboratori meraviglioso (a cui nessuno chiede di che partito siano!), se dopo tutto questo trovo ancora commenti che dicono: sarebbe meglio finanziare altre cose, allora significa che dobbiamo ragionare se Fano voglia o no ospitare Passaggi Festival. E poiché per fare un matrimonio ci vuole la volontà di tutte e due le parti, non trovo giusto né corretto che si resti a Fano a tutti i costi davanti a tanto rabbioso astio.Se non si vuole Passaggi, se ci sono da finanziare altri progetti, va benissimo, personalmente non ho nessun motivo né interesse a rimanere per forza a Fano. A questo punto l’unica cosa saggia da fare è iniziare oggi una riflessione attenta che cade nel momento più adatto, poiché proprio nel 2024 scade la convenzione con il Comune di Fano. Non sappiamo se il Comune rinnoverà l’accordo, ma a questo punto siamo disponibili a valutare fin da ora proposte da parte di altre realtà, sia nelle Marche sia in altre regioni, così da liberare Fano da questo ‘problema’ che è Passaggi Festival. Se dal 2013 a oggi non siamo stati capaci di raccogliere tutta la città attorno a questo progetto culturale; se dopo dieci anni, anziché apprezzare e difendere il festival come un ‘bene’ della città, ci sono cittadini di Fano che urlano per mandarci via, la colpa è sicuramente anche nostra, mia prima di tutti, e bisogna prenderne atto».

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