Attualità

Paolini (Lega): «Se ci fossero tanti Carriera ci sarebbero zone franche, inaccettabile»

Il parlamentare critica le aperture del ristoratore pesarese: «Non sono locali privati, le forze dell'ordine possono e devono intervenire»

Luca Rodolfo Paolini, parlamentare della Lega

PESARO – La cena con Sgarbi allo Chic di Fano è costata la multa da 400 euro e la sospensione dell’attività per 5 giorni a Umberto Carriera, il ristoratore che sta portando avanti la protesta contro il Dpcm. È il terzo ristorante che viene fatto chiudere ma lui è pronto a ricorrere tramite i suoi avvocati. Ha parlato di una cena “privata in un luogo privato”.

Sul caso interviene Luca Rodolfo Paolini, parlamentare della Lega: «A mio avviso le Autorità sono state troppo generose con Carriera. Un locale pubblico, che di fatto è aperto, resta pubblico e, quindi, soggetto alle normali ispezioni senza preavviso di natura amministrativa, fiscale, sanitaria  e di polizia.  Qui non è un problema di Dpcm. Qui  si vorrebbe far credere che basti dichiarare “privato” un evento che si svolge – di fatto – in un locale “pubblico”, per essere esentati da qualsiasi possibilità di controllo da parte dello Stato su cosa accada dentro.

Se passasse il “principio di diritto” invocato in questo caso,  da domani, tutti i ristoratori, (ma anche gestori di night, club privè, circoli, mense, enoteche, pizzerie, bar) che dichiarino formalmente “chiuso” il loro locale ma, di fatto, facciano entrare le persone – magari previo invito inviato 1 minuto prima su una chat – potrebbero impedire a carabinieri, polizia, GdF, Asl, vigili del fuoco, polizia municipale di entrare per fare i controlli di rispettiva competenza. Dato che l’amicizia è sacra, non ci sarebbe limite massimo agli inviti. 

Avremmo di botto decine di  migliaia di “zone franche” per una notte!  Immagino quel che succederebbe, in aree ad alto controllo mafioso, se prendesse campo la “teoria” qui invocata. 

Le varie autorità preposte conservano, evidentemente, il diritto ed il dovere di esercitare tutte le verifiche di loro competenza, anche usando la forza.  

La Costituzione tutela la inviolabilità del domicilio, non dei ristoranti, che, proprio perché soggetti ad autorizzazioni pubbliche di varia natura, possono e debbono essere sempre verificabili dalle autorità».  

Paolini chiude: «Se uno vuol fare una cena privata invita gli amici a casa sua e, solo in quel caso, per procedersi ad accesso forzato, occorrerà una autorizzazione della magistratura oppure la sussistenza di precise condizioni in materia di tutela della persona, sicurezza, armi, droga o fiscali che legittimino una irruzione immediata in una privata dimora.

Del tutto irrilevante, da ultimo, la presenza di un parlamentare, dato che la  inviolabilità del suo domicilio e dei suoi  uffici, senza autorizzazione della Camera di appartenenza, è limitata a quelli, e non a tutti i luoghi in cui il parlamentare occasionalmente si trovi».

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