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Ricerca e tecnologie all’avanguardia in oncologia. La sanità marchigiana punta al progetto IOT

Si tratta di un innovativo dispositivo medico per la cura e il monitoraggio, anche domiciliare, del paziente oncologico. L'indagine è in fase di sperimentazione presso l’Area Vasta 2 di Fabriano ed è finanziato con i fondi Por Fesr

Conferenza stampa di presentazione del progetto Iot

ANCONA- Un innovativo dispositivo medico per la cura e il monitoraggio, anche domiciliare, del paziente oncologico. Si chiama “IOT – Intelligent Oncology Telecare” il progetto che le Marche stanno sperimentando- attualmente l’indagine è in corso presso l’Area Vasta 2 di Fabriano- e che offre una grande opportunità per l’assistenza domiciliare del malato. Non solo. Permetterà di arricchire la sanità regionale con una nuova strumentazione e, prevenendo determinate patologie, consentirà anche una riduzione dei costi.

COME FUNZIONA- Utilizzando una procedura semplice e automatica, con uno strumento di piccole dimensioni, il malato può misurare la disfunzione endoteliale, ovvero la cardiotossicità, causata dalla somministrazione dei farmaci chemioterapici, in modo veloce e non invasivo.

«Questo macchinario utilizza una metodologia fotopletismografica- spiega il dott. Mario Rabuini della Strumedical-. Le tecniche più in voga attualmente utilizzano gli ultrasuoni che però richiedono la presenza del medico. Con questo dispositivo invece è sufficiente l’assistenza di un infermiere o di personale ausiliario. Basta posizionare lo sfigmomanometro sull’avambraccio sinistro con il bracciale e il sensore nell’anulare della mano sinistra, toccare il tasto e la macchina fa la diagnosi».

«La disfunzione endoteliale è un campo ancora da esplorare per diverse patologie. Abbiamo studiato i disturbi cardiovascolari e vorremmo farlo anche per la medicina dello sport, per i disturbi Osas del sonno, per i pazienti diabetici e per la disfunzione endoteliale pediatrica» afferma la dott.ssa Zoe Micheli, responsabile clinica dell’azienda Vivisol.

Il progetto vede una sinergia tra partenariato pubblico e privato, in collaborazione con le Università Politecnica delle Marche, Camerino e Meccano (Centro innovazione tecnologica). Il progetto è stato finanziato dalla Regione con i fondi Por Fesr 2014-2020, nell’ambito del bando “Salute e benessere” che ha stimolato la creazione di dispositivi medici innovativi. Capofila del progetto IOT è la Vivisol di Jesi, coinvolte anche altre sei aziende (Aditech Ancona, Ataena Ancona, Strumedical Montecassiano, Cherry Merry Lab Ancona, Ondemand Group Ancona, Tecne 90 Montelupone) e due “sperimentatori”: il Melograno Cooperativa Sociale di Fabriano (organismo privato) e Asur Marche 2 (organismo pubblico). L’investimento di 1,7 milioni è stato favorito con un contributo di 949 mila euro.

«Sono stati ammessi a finanziamento otto progetti, sostenuti con 10 milioni di euro di contributi per 17 milioni di investimenti. Complessivamente sono state coinvolte 50 imprese, 36 dipartimenti universitari e Centri di ricerca, 16 strutture sanitarie pubbliche e private, generando 78 nuove assunzioni di personale altamente qualificato- spiega l’assessore regionale alle Politiche comunitarie Manuela Bora-. Le aziende nel progetto Iot coinvolte hanno la possibilità non solo di testare la nuova apparecchiatura, ma di beneficiare di una sperimentazione concretamente inserita all’interno di un effettivo programma assistenziale. È proprio questa la dinamica che il bando voleva sollecitare: permettere alle aziende di occupare nuove fette di mercato grazie alla collaborazione con i servizi delle strutture sanitarie, per sviluppare, testare e accelerare l’ingresso di nuovi dispositivi medici sul mercato. Attraverso soluzioni innovative è possibile migliorare la spesa pubblica, legandola alla qualità delle prestazioni sociosanitarie. Tutto questo a vantaggio della competitività delle nostre aziende e dell’appropriatezza assistenziale erogata ai cittadini dalla Regione».

«La sanità cresce puntando su modelli e tecnologie avanzate. È anche un volano economico, quando si instaura una sinergia tra gli operatori coinvolti nei temi della salute. La sperimentazione avviata permette di individuare terapie personalizzate, favorendo la domiciliarità delle cure attraverso una sicurezza clinica comunque garantita» commenta il direttore generale Asur, Nadia Storti.

Il nuovo dispositivo valuta la disfunzione endoteliale che rappresenta il primo segno di rischio cardiovascolare. L’endotelio (insieme di cellule che funge da barriera tra sangue e tessuti) può essere compromesso dalle cure sostenute per altre malattie, come nel caso degli effetti collaterali indotti dalle nuove terapie molecolari anti tumorali. Secondo dati aggiornati disponibili (rapporto Favo 2015), in Italia ci sono oltre 674 mila malati oncologici, di cui più di 17 mila nelle Marche (9 mila i marchigiani in chemioterapia day hospital, rispetto ai 217 mila a livello nazionale).

Le imprese coinvolte nel progetto IOT puntano alla nascita di un distretto industriale medicale endoteliale e , nel giro di un paio d’anni, a portare il prototipo sul mercato. La potenzialità stimata è di 30 milioni di euro. Le ricadute, per il territorio marchigiano prevedono: una riduzione dei ricoveri ripetuti, degli esami medici ridondanti, appropriatezza prescrittiva, crescita delle prestazioni domiciliari, riduzione dei costi di ospedalizzazione, maggiore comfort e benessere del paziente, mobilità dei pazienti in cura verso il servizio sanitario marchigiani (attualmente a saldo negativo).