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Omicidio di Roncitelli: oggi l’interrogatorio di garanzia di Loris Pasquini

L'uomo si trova rinchiuso nel carcere di Montacuto. È accusato di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela

Le auto delle forze dell'ordine davanti la casa dov'è avvenuto l'omicidio, a Roncitelli di Senigallia
Le auto delle forze dell'ordine davanti la casa dov'è avvenuto l'omicidio, a Roncitelli di Senigallia

SENIGALLIA- Si svolgerà questa mattina alle 10, in modalità telematica dal carcere di Montacuto dove si trova rinchiuso, l’interrogatorio di garanzia di Loris Pasquini, il 72enne che lunedì al culmine di una violenta lite, ha sparato al figlio Alfredo, 26 anni, uccidendolo.

Difeso dall’avvocato Roberto Regni del foro di Ancona, Pasquini sarà sentito dal Gip Sonia Piermartini. Deve rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela. L’autopsia, eseguita dal medico legale Raffaele Giorgetti, ha confermato che il decesso è sopraggiunto per l’emorragia provocata dall’unico proiettile esploso dalla pistola del padre: il colpo, esploso da una distanza ravvicinata, ha raggiunto Alfredo al collo.

Interrogato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Ancona, Pasquini aveva raccontato anni di vessazioni e di violenze da parte del figlio, ammettendo di avergli sparato per difendersi dall’aggressione di Alfredo, armato di bastone. «Se non gli avessi sparato, mi avrebbe ucciso a bastonate», ha ripetuto più volte. Le liti frequenti tra padre e figlio si trascinavano da tempo. Loris Pasquini, ex funzionario presso le Ferrovie dello Stato e un passato come ufficiale di complemento nell’Esercito (era stato tenente dell’82esimo Reggimento Aviotrasportata della Divisione Folgore a Trieste), era pensionato e faceva spesso dei viaggi in Thailandia dove aveva conosciuto la sua compagna. Voleva trasferirsi a vivere lì, ma nel 2018 era tornato definitivamente in Italia perché Alfredo, con i suoi problemi, non era in grado di stare da solo.

Loris Pasquini

Era appassionato di armi. In casa deteneva illegalmente la pistola Beretta calibro 9 automatica, fabbricata nel 1934, usata per esplodere un colpo contro il figlio. Ha dichiarato di essersela procurata «clandestinamente anni fa, perché abitando in campagna, in una zona isolata, avevo paura dei ladri», ha detto. Il porto d’armi gli era stato ritirato anni fa. L’arma è sotto sequestro per gli accertamenti balistici. Così come resta sotto sequestro l’abitazione a Roncitelli teatro dell’omicidio.



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