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Oltre 41mila gli assistiti dal Banco Alimentare nelle Marche

Nella giornata contro gli sprechi alimentari, la testimonianza dell'ente che distribuisce agli indigenti il buon cibo recuperato dalle eccedenze alimentari

Fondazione Banco Alimentare Onlus

Ogni italiano produce circa 65 kg di rifiuti alimentari l’anno, 7 kg in più rispetto alla media europea di 58 kg. Uno spreco che vale circa 10 miliardi di euro, ovvero quasi 5 euro a famiglia. Ad indicarlo è il Food Sustainability Index realizzato dalla Fondazione Barilla, in occasione dell’ottava Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare.

La giornata, che si celebra oggi, 5 febbraio, ricorda l’importanza delle buone pratiche anti-spreco che dovrebbero entrare a far parte della quotidianità degli italiani, e che – complice la crisi epidemiologica e quella economica – si stanno diffondendo sempre di più. Tante le buone pratiche anti-spreco entrate a far parte della quotidianità degli italiani durante il lockdown, tra cui preparare una lista dei cibi da comprare prima di andare a fare la spesa, pianificare i pasti e capire quali ingredienti servono e quali acquistare, disporre gli alimenti in ordine di scadenza in modo da utilizzare per primi quelli più “vecchi” e non ultimo consumare gli avanzi.

Le buone pratiche anti-spreco non fanno bene solo al portafogli e all’ambiente (meno rifiuti, meno inquinamento, meno produzione superflua e quindi minor consumo di risorse primarie), ma anche al cuore. Lo sanno bene i circa 1800 volontari della Fondazione Banco Alimentare Onlus, che dal 1989 recupera in Italia alimenti ancora integri e non scaduti che sarebbero però destinati alla distruzione, perché non più commercializzabili. Salvati dallo spreco, i cibi riacquistano valore e diventano risorsa per chi ha troppo poco: nel 2020 la Fondazione ha raccolto 100.000 tonnellate di alimenti (nel 2019 sono state 75.450), alimenti che ogni giorno ridistribuisce gratuitamente a 8.000 strutture caritative per aiutare persone bisognose in tutta Italia. Nel 2020 la domanda di assistenza da parte delle persone indigenti è aumentata mediamente del 40%, e gli assistiti che ricevono gli aiuti alimentari sono passati da 1,5 milioni a circa 2,1 milioni attuali. Attualmente sono circa 1.600 le aziende di produzione, trasformazione e distribuzione che donano eccedenze a Banco Alimentare, un numero aumentato del 40% nel 2020.

Il Banco Alimentare è accreditato presso l’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) ed è autorizzato alla distribuzione delle derrate alimentari destinate agli indigenti attraverso il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD) e il Fondo Nazionale. Esso opera attraverso una rete di 21 Banchi regionali, tra cui il Banco Alimentare Marche onlus, con due grandi magazzini al centro della capillare opera quotidiana di raccolta e distribuzione degli alimenti: a Pesaro e a San Benedetto del Tronto.

volontari al lavoro con il Banco Alimentare Marche Onlus

Per le Marche, i dati forniti dalla presidente regionale Silvana della Fornace e dalla direttrice Angela Tringali restituiscono l’immagine di un 2020 di grandi cambiamenti e di aumentati bisogni: a dicembre dell’anno appena passato, le persone assistite sono state 41.855 contro le 33.392 registrate a fine 2019. E’ cresciuta contemporaneamente sia la solidarietà dei privati e delle aziende che, complessivamente, la rete anti-spreco , con una molteplicità di nuovi donatori che si sono rivolti al Banco Alimentare Marche per mettere a disposizione dei bisognosi le eccedenze e altre derrate alimentari. In totale l’anno scorso sono state raccolte 1946 tonnellate di alimenti: 697 dai fondi nazionali ed europei per gli indigenti, 468 tonnellate dalle aziende alimentari del territorio, 229 tonnellate dai supermercati della Grande Distribuzione Organizzata, 230 tonnellate dalla colletta alimentare, 34 tonnellate dal circuito dell’ortofrutta, ed inoltre grazie ad accordi con mense, forni, pasticcerie si sono recuperate 3 tonnellate di eccedenze e 9256 pasti che sono stati distribuiti in giornata e a km 0 tramite la rete di enti caritativi. Le strutture caritative che distribuiscono il cibo raccolto dal Banco Alimentate sono state 276, di cui 41 in provincia di Ancona, 55 nell’ascolano, 17 nel fermano, 28 nel maceratese, 135 in provincia di Pesaro-Urbino. Si tratta di strutture legate a confessioni religiose (le varie Caritas diocesane e parrocchiali, le chiese evangeliche, le istituzioni islamiche…), ma anche realtà laiche, gruppi di amici, enti di assistenza, e tanto altro ancora. I volontari del Banco Alimentare Marche sono circa 60.

«La nostra mission – racconta Silvana della Fornace – è la lotta allo spreco alimentare, è un tema che ‘celebriamo’ ogni giorno e non solo il 5 febbraio perché è grazie a questa paziente e capillare opera di recupero del buon cibo destinato al macero che riusciamo ad aiutare tantissime persone bisognose. Nel 2020, il Banco Alimentare Marche ha continuato la sua attività anche nei periodi di lockdown più serrato cercando di fornire la massima assistenza alle strutture convenzionate. Abbiamo riorganizzato i nostri turni e tenuto sempre aperti i nostri magazzini, abbiamo cercato di venire incontro alle esigenze dei singoli enti caritatevoli, messi alla prova anche negli spostamenti dalle normative anti-covid.

La domanda di aiuto è aumentata notevolmente, molti i lavoratori precari che da un giorno all’altro si sono trovati senza lavoro e senza tutele. La grande preoccupazione che avvertiamo è che, a marzo 2021, con la fine del blocco dei licenziamenti e la riforma delle politiche attive del lavoro, la platea potenziale di coloro che non avranno un’occupazione stabile potrebbe arrivare in Italia attorno ai 3 milioni. E anche nella nostra regione le richieste di assistenza sono aumentate notevolmente.
Abbiamo visto anche segnali molto positivi, come l’aumento delle donazioni di cibo, anche fresco, da parte delle aziende produttrici di food: da parte loro abbiamo notato una grande sensibilità verso coloro che più sono stati colpiti dalla crisi, ma anche l’apprezzamento verso la capacità organizzativa del Banco Alimentare che riesce a raccogliere e distribuire il cibo in sicurezza, nel rispetto delle regole e per tutte le fasi della filiera.

Alcune modalità di recupero (pane e frutta dalle scuole) sono state sospese durante il 2020 e altre drasticamente ridotte (recupero di cibo cotto dalle mense delle aziende), questo in ragione della sospensione del servizio mensa e della riduzione del numero dei lavoratori attivi nelle aziende. Nel settore della ristorazione però, Banco Alimentare, ha effettuato diversi interventi in emergenza sanitaria per salvare dallo spreco pasti “ready to eat” altrimenti sprecati con il prolungamento delle chiusure delle attività.
Parlando di donazioni, ci sono stati casi anche commoventi di privati cittadini e di famiglie che hanno donato più volte al Banco le ‘spese grosse’ fatte al supermercato perché fossero messe a disposizione degli indigenti. E non dimenticheremo il gesto toccante di alcuni detenuti nelle carceri di Fossombrone e di Pesaro che hanno voluto donare al Banco una grossa quantità di alimenti comperati con i loro denari nella mensa interna. Abbiamo avuto casi di dipendenti di aziende che hanno lanciato tra loro collette molto generose e ci hanno donato cifre importanti per chi era rimasto senza lavoro, è successo ad esempio a Fabriano. Gli atti di generosità che riusciamo a intercettare è il segno che ci sono tante persone che sfidano l’indifferenza per aiutare gli altri».

Per la direttrice Angela Tringali, l’effetto Covid ha inciso moltissimo nell’aumento della platea dei bisognosi che si sono rivolti alle strutture assistenziali convenzionate con il Banco Alimentare. «L’effetto è stato pressoché immediato – racconta – in molte regioni del sud, dove il lockdown ha causato la perdita di lavoro per molti lavoratori precari, giornalieri, e in nero, e le strutture locali del Banco Alimentare hanno subito potenziato il servizio. Nella nostra regione l’effetto si è sentito dopo l’estate, prima tranne piccoli sentori non ce ne eravamo quasi accorti. Da ottobre la gravità della situazione è emersa in pieno, in moltissimi hanno chiesto aiuto. Probabilmente la gente prima di chiedere ha stretto la cinghia o ha attinto ad altre risorse, dai risparmi familiari ai buoni spesa erogati dai comuni. Oggi la crisi sta emergendo nelle Marche in tutta la sua tragica portata».

Grazie ad una miriade di progetti, il Banco Alimentare – fa sapere la direttrice – lavora per aumentare la sensibilità dei cittadini e delle scuole verso la necessità di non sprecare cibo. «Tra i progetti, nuovi, del 2020, c’è stata la Giornata del Dono in cui i privati sono stati invitati a donare alimenti della dispesa di casa, ma è soprattutto nel rapporto con le aziende della grande distribuzione e con le industrie alimentari che siamo cresciuti molto. Questo ci ha consentito di recuperare grandi quantità di cibi freschi, prossimi alla scadenza, ma ancora buonissimi. Quest’anno c’è stato da parte nostro un grande fervore nel ‘food raising’, abbiamo contattato una ad una le aziende per arricchire il paniere di alimenti, come ad esempio il pesce surgelato.

Importante e preziosa è la collaborazione con banche e fondazioni bancarie che ci stanno aiutando in vari progetti, tra cui l’acquisto di celle frigorifero e furgoni: il progetto “Siticibo Fano” sostenuto da Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, il “Siticibo Ancona” sostenuto da Fondazione Cariverona, “Terra solidale” sostenuto da Carisap, “Sicurezza ed emergenza alimentare post Covid” sostenuto da Unicredit, “Le vie del Cibo” sostenuto da Ministero dello Sviluppo Economico».

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