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Occupazione, 10 mila assunzioni previste in provincia di Ancona nei prossimi tre mesi

Lo rivela un'analisi del sistema informativo Excelsior, realizzata da Unioncamere. Solo nel 16% dei casi si tratterà di lavoro stabile. La maggior parte delle richieste viene dal settore dell’industria. Aumenta la percentuale di imprese che fatica a reperire il personale desiderato

Un po’ di luce sul fronte dell’occupazione. In provincia di Ancona si stimano infatti 9.960 nuovi contratti di lavoro nei prossimi tre mesi. Sono queste le previsioni delle imprese per il primo trimestre 2018 rilevate dal Sistema Informativo Excelsior, un progetto sviluppato da Unioncamere in collaborazione con ANPAL, che monitora le prospettive di occupazione nelle aziende del territorio. Secondo l’indagine la maggior parte della domanda di lavoro – circa il 54 per cento – arriverà dal settore dell’industria, in particolare dalle imprese della meccanica e della meccatronica. Un dato in controtendenza rispetto al passato, quando era il settore dei servizi a fare la parte del leone. I nuovi contratti si concentreranno per il 74 per cento nelle imprese con meno di 50 dipendenti.

I PROFILI PIÙ RICHIESTI – Il 2018 si è aperto con un incremento nella richiesta di operai metalmeccanici e di tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione. Si cercano anche commessi e personale qualificato in negozi ed esercizi all’ingrosso. Numerose le richieste nel marketing e nella distribuzione commerciale. Tra le figure maggiormente ricercate non mancano i cuochi, i camerieri e le altre professioni del turismo, anche se non si collocano come nel recente passato ai primissimi posti della graduatoria.
Le professioni non qualificate contribuiscono in misura abbastanza rilevante alla domanda di lavoro provinciale del mese di gennaio, in particolare nelle attività industriali e assimilati e nei servizi di pulizia. In generale sono più richieste le figure low-skill (operai, conduttori di impianti, professioni non qualificate) che rappresentano circa la metà delle intenzioni di assunzione da parte delle imprese, rispetto alle figure intermedie (impiegati e professioni commerciali) e a quelle dirigenziali (che rappresentano il 22%, inferiore alla media nazionale che è del 24%). La conferma arriva dal fatto che soltanto il 15% dei possibili nuovi assunti sarà in possesso di laurea (anche se la percentuale è in crescita rispetto all’11,6% dello scorso dicembre), mentre nel 33,6% dei casi si cercano figure con diploma, o con qualifica di diploma professionale (30,6%), infine per il 20,4% non è richiesta nessuna formazione specifica.

GLI ASPETTI CRITICI – Uno degli elementi di maggiore criticità nelle previsioni di occupazione per il trimestre in corso è dato dalla precarietà del mercato del lavoro. Soltanto nel 16% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nell’84 per cento saranno a termine, a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita. Nel mese di gennaio risultava in crescita il ricorso previsto al lavoro in somministrazione (45,2%).
Un altro aspetto negativo su cui riflettere è la crescente difficoltà delle imprese a reperire il personale richiesto: in 30 casi su 100 le aziende fanno fatica a trovare i profili desiderati (la quota era del 24,5% nel mese di dicembre 2017), in particolare operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici, dove sono previste difficoltà nel 56,2% dei casi. Di difficile reperimento sono anche i tecnici delle vendite, del marketing e della distribuzione commerciale, ma anche informatici e ingegneri. Per quest’ultimi i problemi risultano maggiormente legati alla scarsità di candidati, mentre per altre figure la difficoltà è più legata al fatto che i candidati non sono in possesso di competenze adeguate al tipo di mansione richiesta (è il caso di operai specializzati nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche).
Infine il dato sui giovani: un terzo delle assunzioni previste riguarderà gli under 30.

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