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Nel Piceno spese natalizie calate del 26%. Ma resistono piatti tradizionali e cibi locali

Gli acquisti alimentari si sono fermati a 300 euro per famiglia, mentre per i regali la spesa è stata di 345 euro. Aumentati i doni per l'infanzia. Il punto con Luigi Passaretti, presidente della Cna di Ascoli

ASCOLI – In deciso calo le spese alimentari per le feste natalizie nel territorio di Ascoli. Rispetto allo scorso anno le famiglie del Piceno hanno acquistato prodotti per 300 euro, il 26 cento in meno dello scorso anno.

È quanto emerge da una fotografia svolta per la Cna locale dal Centro studi regionale dell’associazione artigiana. In fatto di regali natalizi veri e propri, la spesa è stata di poco superiore e pari a 345 euro.

Un Natale dunque magro, quello del terribile 2020 che abbiamo vissuto tutti, e che molti si augurano non si ripeta mai più. Ma il covid e tutte le norme restrittive che sono state imposte a livello governativo per controllare la situazione ed i rischi sanitari, non hanno comunque impedito anche agli ascolani e ai cittadini del comprensorio di guardare alla tradizione per i cibi da consumare nell’occasione.

Tanto è vero che hanno retto le vendite dei prodotti locali, in testa la lenticchia e lo zampone, mentre hanno flettuto gli spumanti, con un crollo delle richieste di “bollicine” d’Oltralpe. Questo fa ben sperare per il futuro della filiera agroalimentare del territorio, ricca e variegata sotto ogni punto di vista. Ma soprattutto salutare e genuina, al contrario di tanti cibi che provengono dall’estero, spesso preparati mesi prima e spediti da migliaia di chilometri di distanza.

«La tipicità – spiega Luigi Passaretti, presidente della Cna di Ascoli  – è un patrimonio che dobbiamo difendere per il futuro. E lo si deve fare promuovendo i nostri marchi e riuscendo a dare agli acquirenti il reale valore dei nostri prodotti dell’artigianato tipico e tradizionale».

Ma costi a parte, che cosa si è mangiato e si mangerà nelle festività che restano? Di sicuro quest’anno si archivieranno gli esotismi pre-crisi finanziaria, dal 2011 in poi, già ridottisi via via negli anni. Non solo nella giornata del 24 dicembre, tradizionale per antonomasia. I piatti della tradizione e della memoria, il valore della cucina della nonna, sono chiamati a cercare di creare un’atmosfera festiva che tutto sembra congiurare, se non ad annullare.

Il menu di pesce è stato scelto da due famiglie su tre alla Vigilia di Natale con preferenze per le ricette povere, le specialità ittiche meno costose (ma non per questo meno buone) come il pesce azzurro a discapito dei molluschi e soprattutto dei crostacei. Generalmente in tutta la penisola ma nel Piceno in particolare prevale il cosiddetto menu di magro.

Contenuta poi la diminuzione di panettoni e pandori (con pasticcerie e laboratori artigiani a tenere meglio le posizioni), in linea zamponi e cotechini, in più decisa discesa le vendite di “bollicine”. Per gli spumanti la previsione è di un meno 20 per cento rispetto all’anno scorso, mentre per champagne e affini la riduzione viaggia a una percentuale più che doppia.

Sul fronte dei regali infine, oltre a consumi ridotti in generale, si è assistito ad un doppio e contrastante fenomeno. Da un lato, sempre secondo Cna, sono aumentati del 25% i doni per i bambini e i ragazzi sotto i 14 anni di età, mentre sono cresciute del 6% le famiglie che non faranno alcuni tipo di regalo.

E questi dati testimoniano da un lato la flessione dei redditi o comunque la preoccupazione per il futuro di molti nuclei e residenti, ma dall’altro anche la volontà di far non perdere ai più piccoli quel clima magico o positivo rappresentato da sempre dal Natale, la festa più importante dell’anno. Il 2021 dovrà essere per forza un anno nuovo, per tutti.

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