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Jesi, il Movimento 5 Stelle chiede di rinviare il voto sul biodigestore

Il consiglio comunale dovrà votare un atto di indirizzo per indicare se realizzare l'impianto di trattamento dei rifiuti organici in città. I pentastellati pretendono un approfondimento maggiore

Claudia Lancioni e Massimo Gianangeli
Claudia Lancioni e Massimo Gianangeli

JESI – Rinviare il voto sul biodigestore. A proporlo è il Movimento 5 Stelle, che pretende ulteriori approfondimenti prima dell’approvazione dell’atto di indirizzo propedeutico alla realizzazione dell’impianto per il trattamento dei rifiuti organici. «Enormi carenze documentali impediscono una decisione consapevole», è il parere dei pentastellati.

«Anche in considerazione del fatto che al momento rimane “sconosciuto” il testo di questo atto di indirizzo (solitamente gli atti vengono inviati contestualmente alla convocazione), date le precedenti esternazioni di alcuni amministratori, incluse le “fake news” sul fatto che l’impianto “non sarebbe impattante” – commenta il Movimento 5 Stelle -, temiamo fortemente che l’amministrazione Bacci/Napolitano voglia sottostare all’impianto voluto dall’ATA con le tempistiche dettate dall’ATA anche se nessuna normativa impone di decidere entro luglio. Nonostante tutto questo, gli esiti del consiglio di giovedì scorso sono stati incontrovertibili: tutti gli interventi, a parte quelli voluti dalla Napolitano, sono stati fortemente critici in merito al progetto. Questo è stato forse l’unico momento in cui, per quanto l’amministrazione abbia tentato di sbilanciare il dibattito pro digestore, si sia potuto interloquire e sono emerse criticità e preoccupazioni enormi e fondate su numerosi fronti: impatto ambientale, sostenibilità economica, non opportunità della tecnologia scelta e localizzazione».

A detta del Movimento 5 Stelle sarebbero emersi dei vulnus di fondo da prendere assolutamente in considerazione: «Innanzitutto – spiega la consigliera Claudia Lancioni -, l’assenza di un piano comparativo preventivo di tutte le possibile soluzioni per una corretta gestione della FORSU. Tale vulnus non solo rischia di compromettere totalmente la credibilità della proposta, ma  addirittura potrebbe compromettere anche in sede di contenzioso l’intero impianto di tutta l’operazione, come evidenziato da un giurista intervenuto al dibattito. Poi gli impatti ambientali: alcuni nostri amministratori continuano a negarne la possibilità. Ciò nonostante dai dati del progetto emergano consumi di quantità notevoli gasolio e metano (con conseguenti combustioni in loco dell’impianto); ciò nonostante gli esempi di impatti odorigeni gravi in impianti simili; ciò nonostante le possibili emissioni di ammoniaca; ciò nonostante le problematiche emerse in altri contesti in merito al compost prodotto da queste tipologie di progetti. Inoltre, esiste un’analisi epidemiologicica, i cui risultati non si conoscono, che non viene considerata in tutta questa discussione. Infine, la sostenibilità economica: perché nello studio di fattibilità non sono stati computati i costi annuali del mutuo del 70% del capitale (circa 18 mln di €), pur previsto nello studio di fattibilità? E perchè non è stato considerato l’ammortamento annuale della quota rimanente (30 %)? Perchè non sono state computate le compensazioni ai comuni (altri 350mila €/anno)? Aggiungendo questi costi nei conteggi, siamo sicuri di starci dentro con i ricavi preventivati? Perchè nessuno chiede di rifare i conteggi considerando almeno queste ulteriori e pur previste voci di costo? Riteniamo che l’assenza di questi elementi costituisca una carenza di fondo che non permette un’adeguata valutazione delle conseguenze che l’impianto potrebbe avere sul nostro territorio».

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