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Da Morrovalle al Festival di Sanremo, Piero Romitelli firma i brani di Alberto Urso e Tecla

Il 33enne di Trodica di Morrovalle è autore de "Il sole a est" e di "8 marzo", che hanno riscosso tantissimo successo sul palco dell'Ariston nella prima serata della kermesse canora

Piero Romitelli

MORROVALLE – Grande successo ieri sera durante il 70° Festival di Sanremo per il “Il sole ad Est” di Alberto Urso, classificatosi, momentaneamente, al sesto posto dopo il voto della giuria demoscopica.

Tra gli autori del brano, insieme a Gerardo Pulli, il 33enne di Trodica di Morrovalle Piero Romitelli. L’artista maceratese è anche tra i coautori del brano “8 marzo”, in gara nelle Giovani Proposte e cantato dall’artista Tecla che ieri sera ha battuto gli Eugenio In Via Di Gioia aggiudicandosi l’accesso al prosieguo della competizione.

Lo scorso anno Piero ha riscosso un enorme successo con “Cosa ti aspetti da me”, brano cantato da Loredana Bertè, e “Musica che resta”, portata sul palco dell’Ariston da Il Volo.

In questa 70esima edizione l’artista di Morrovalle è “salito sul palco” con “Il sole ad Est” e con “8 marzo”, composto insieme a Emilio Munda, Rory Di Benedetto, Marco Vito e Rosario Canale.

«Con Alberto non ci siamo mai incontrati ma abbiamo avuto modo di confrontarci telefonicamente – ci ha raccontato Piero -. Il suo è un brano pop-lirico, una romanza. Come sempre, dato che in molti parlano di me come “il sarto degli artisti”, anche in questo caso siamo rimasti sul suo genere valorizzando la sua voce e cercando di dare un taglio internazionale alla canzone per poterla anche portare all’estero. Sono un “sarto” sì ma non dimentichiamo che dietro ogni brano c’è un grandissimo lavoro ed, essendo nato come interprete, so bene il linguaggio che posso utilizzare con un cantante e questo mi piace».

Ma come è nato “Il sole a est”?
«Spesso ci si chiede se esiste l’ispirazione. Bè nel caso del brano di Alberto posso proprio dire che c’è stata – ha continuato Piero -. Ero sul golfo di Napoli, con la mia ragazza. Siamo andati in un ristorante, ricordo che c’erano alcune persone, per lo più stranieri. Ci siamo messi a parlare con il titolare del ristorante che ci ha raccontato la storia della nascita di “Caruso” di Lucio Dalla. Ho guardato il golfo, ho ripercorso la storia del compianto artista e ho immaginato il testo de “Il sole ad Est”; è successo così».

Per il Festival hai scritto anche “8 marzo”, interpretato dalla cantante Tecla. Cosa puoi raccontarci di questo brano?
«Ci tengo moltissimo perché, essendo vissuto in una famiglia con donne molto importanti, il pezzo mette proprio il luce la figura femminile, la sua forza e la sua sensibilità – ci ha spiegato l’artista -. In un Festival partito con alcune polemiche proprio sull’argomento e con alcune uscite fuori luogo, il brano ha anche un delicato accenno alla violenza di genere raccontato dalla splendida voce di una 16enne che, come maturità, sembra avere il doppio della sua età. La volontà è quella di rendere la canzone il più universale possibile e far impersonare chiunque nel testo».

Quali sono le tue aspettative dal Festival?
«Spero che, nel caso di Alberto, il brano faccia lo stesso percorso di “Ciò che resta” e quindi varcare i confini nazionali mentre nel caso di “8 marzo” di Tecla che possa essere veicolato un messaggio importante attraverso questa canzone».

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