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Morire di stage, la rabbia degli studenti: «Vogliamo più sicurezza». La Fiom Marche: «Pericoloso sfruttamento»

Da Roma a Fermo. Non si placa la protesta per la morte del giovane studente durante il programma di alternanza scuola-lavoro

Leonardo Ploschberger, Presidente della consulta degli studenti della Provincia di Ancona

ANCONA – L’incidente che ha spezzato la vita di Giuseppe Lenoci, lo studente fermano di appena 16 anni che stava svolgendo il programma di alternanza scuola-lavoro, ha messo sotto choc l’intera comunità studentesca del territorio. E le ripercussioni cominciano a farsi sentire non solo in ambito nazionale, ma anche locale. Tanto che per venerdì prossimo è prevista una manifestazione a Roma dove saranno presenti migliaia di ragazzi provenienti da tutta Italia, e contemporaneamente anche a Fermo. 

La sicurezza

Il tema della sicurezza è diventato, a questo punto, cruciale. La morte di Lenoci arriva subito dopo quella Lorenzo Parelli, deceduto durante il suo ultimo giorno di stage in un’azienda della provincia di Udine. «Chiediamo che vengano svolti dei test di sicurezza – afferma Leonardo Ploschberger, presidente della consulta degli studenti della provincia di Ancona – sia per i ragazzi che devono entrare in azienda, sia per la struttura che dovrà ospitarli». Ma se da una parte è vero che l’incidente stradale in cui ha perso la vita il giovane fermano è un avvenimento del tutto fortuito, dall’altra è altrettanto vero che l’azienda ospitante deve monitorare e tutelare in tutto e per tutto la salute di chi svolge un’attività formativa. «In quell’auto, al posto di Giuseppe, poteva esserci un altro dipendente dell’azienda – commenta Ploschberger – e in quel caso non si sarebbe parlato di morte da stage. Ma questo sistema va senza dubbio migliorato. Noi non siamo per l’abolizione del Pcto, ma per regole ferree che debbano essere rispettate senza mezzi termini». E sul tema si è schierata in maniera molto netta la Fiom Marche, che afferma: «il modello di alternanza scuola-lavoro e di stage deve essere totalmente rimesso in discussione – si legge in una nota della sigla sindacale – perchè pur se pensato come formativo è diventato uno strumento di pericoloso sfruttamento, che legittima un mercato del lavoro in cui le aziende competono al ribasso su sicurezza e salari, come se fosse normale lavorare gratis senza diritti».

La manifestazione 

Dopo la morte del 18enne friulano si sono svolte diverse manifestazioni studentesche in campo nazionale, alcune anche piuttosto dure che sono scoppiate in scontri con le forze dell’ordine. Venerdì gli studenti si ritroveranno nuovamente, questa volta a Roma, per esternare il dolore per le  morti dei loro coetanei e contestualmente il loro dissenso verso uno strumento formativo che li espone a troppi rischi. «Noi, come consulta degli studenti, non possiamo organizzare manifestazioni, ma semmai appoggiarle – specifica Ploschberger – e reputo che sia giusto farlo. In un mese sono morti due ragazzi, non possiamo restare passivi di fronte a quanto accaduto. Serve una riforma della scuola che faccia sentire gli studenti partecipi dei percorsi formativi e allo stesso tempo sicuri». E l’appello al cambiamento arriva anche dal mondo dei lavoratori delle fabbriche: «Il modello dell’alternanza scuola-lavoro che ha prodotto tutto questo deve essere totalmente ripensato – continua la nota della Fiom Marche – partendo dal presupposto che la scuola deve essere un luogo di crescita e relazione e non palestra di sfruttamento, precarietà e morte. Per tutti questi motivi la Fiom Marche si schiera con le studentesse e gli studenti aderendo e sostenendo tutte le mobilitazioni da essi indette , a partire da quella del 18 febbraio che si svolgerà a Fermo». 

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