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Mazzaroni, sisma e rinascita. La ricetta per il rilancio: «C’è bisogno di tanta promozione»

Lo chef ha riaperto il ristorante "Il Tiglio" a Montemonaco, dopo aver trascorso due anni a Porto Recanati. Una scelta non semplice la sua, specie nel post terremoto che ha svuotato i Sibillini. Ecco la sua storia

Enrico Mazzaroni
Enrico Mazzaroni

MONTEMONACO – Non è facile risollevarsi, specie dopo un terremoto che semina distruzione e paura, e si porta via i sogni e il lavoro di una vita. Eppure lo chef Enrico Mazzaroni con “Il Tiglio”, ce l’ha fatta. Proprio come l’albero longevo da cui prende il nome, come nelle storie a lieto fine, il ristorante di Isola San Biagio di Montemonaco, nel cuore dei Monti Sibillini è “rinato” dalle sue macerie grazie al coraggio dello chef Mazzaroni.

Due lauree (psicologia e giurisprudenza), ricercatore all’Università di Bologna, Mazzaroni aveva abbandonato una brillante carriera universitaria per tornare a casa, sulle montagne marchigiane, e coltivare le sue due più grandi passioni: quella per la sua terra e quella per la cucina.

Il vecchio locale lesionato dal sisma accanto a “Il Tiglio” ricostruito

Dopo essersi formato al fianco di uno dei più grandi chef del mondo, il giapponese Seiji Yamamoto, Mazzaroni aveva preso in mano l’impresa agricola e il ristorantino di famiglia, riuscendo a portare l’alta cucina in un posto sperduto come Isola San Biagio, dove fino a prima del sisma vivevano una quarantina di persone e oggi ne sono rimaste la metà.

La sua storia è stata infatti segnata dal sisma del 2016 che con la scossa del 30 ottobre distrugge il suo locale, obbligandolo a spostarsi sulla costa, a Porto Recanati dove il ristorante era rinato come “Il Tiglio in vita”. Ma il richiamo della sua terra è stato più forte e dopo appena due anni trascorsi lì, all’ombra del Conero, lo chef è tornato nella sua terra dove proprio il giorno di San Valentino di quest’anno è riuscito a riaprire il suo locale, a pochi passi dal ristorante che era crollato sotto i colpi del sisma.

Due forchette per la guida del Gambero Rosso e un cappello per quella dell’Espresso, “Il Tiglio” era in corsa per una stella Michelin, grazie ai piatti frutto di innovazione e di uno stretto legame con la terra e con le tradizioni contadine di quelle montagne, come la celebre “Patata sotto la cenere” o lo “Spaghetto al fieno”. Ai fornelli il braccio desto Andrea Cingolani che lo ha seguito da Porto Recanati fin nel cuore di Sibillini.

La patata sotto la cenere di Enrico Mazzaroni

Una scelta molto coraggiosa, la sua quella di riaprire a Montemonaco, che non tutti avrebbero fatto: le zone colpite dal sisma si sono spopolate e per arrivare a Isola di San Biagio si devono prima percorrere una quarantina di minuti di curve. Eppure Mazzaroni con caparbietà è tornato sui suoi Sibillini feriti.

Lui che è uno specialista in ricette, ci ha spiegato la sua per far ripartire l’economia di queste aree: «C’è bisogno innanzi tutto della ricostruzione, di avere maggiori strutture ricettive e poi di rilanciarle, di fare un vero e proprio turismo, una vera e propria promozione a livello nazionale e regionale. C’è bisogno di tanta promozione per far arrivare la gente dal mare e dalle altre zone, far ripopolare in estate queste aree, farle riscoprire di nuovo».

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