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Meningite e vaccino, il punto con l’esperto

Una malattia che sembrava scomparsa e che torna invece a fare molta paura. Ma quali sono i sintomi e come si può prevenire il contagio? La nostra intervista al professor Andrea Giacometti, Direttore della Clinica Universitaria di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona

ANCONA- Negli ultimi giorni si sta assistendo ad una preoccupante diffusione dei casi di meningite nel Paese. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, “nel 2016 sono stati segnalati 178 casi di meningite da meningococco, con un’incidenza in lieve aumento rispetto al triennio 2012-14, ma in diminuzione rispetto al 2015. Ciò è dovuto alla presenza in Toscana di una trasmissione più elevata che nel resto d’Italia, dove la situazione è costante, soprattutto per quanto riguarda l’infezione da meningococco di tipo C negli adulti già notata nel corso del 2014”. La meningite, una malattia che sembrava scomparsa, torna invece a fare molta paura, con numerosi ricoveri e alcuni decessi. Ma che cos’è, quali sono i sintomi e come si può prevenire il contagio? Inoltre, i vaccini servono davvero? Per fare il punto sulla situazione, abbiamo parlato con il professor Andrea Giacometti, Direttore della Clinica Universitaria di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona e Direttore della Sezione Malattie Infettive dell’Università Politecnica delle Marche.

Il Professor Andrea Giacometti

A suo parere qual è la causa di questa esplosione di nuovi casi? Si può parlare di emergenza o i dati sono in linea con gli anni precedenti?
«In realtà, considerando il quadro globale italiano, non vi è una esplosione di nuovi casi, anzi i casi totali di meningiti batteriche, incluse le meningococciche, sono in lieve flessione. È vero, tuttavia, che in Toscana vi è un incremento del numero dei casi che può essere descritto come epidemia localizzata. Quindi, a livello nazionale, inclusa la Regione Marche, non si può parlare di emergenza: i dati sono in linea con gli anni precedenti. Ovviamente, speriamo che la situazione non muti in peggio: è per questo che il sistema sanitario deve tenere alta la guardia, anche persistendo nel consigliare la vaccinazione».

Lei ha appena citato le Marche, qual è la situazione nella nostra regione? Si registrano casi di contagio?
«Ogni anno nelle Marche si registrano alcuni casi di meningite da meningococco, in genere meno di una decina. Nel 2016 abbiamo registrato in totale 6 casi. L’ultimo è stato registrato in un bimbo di 3 anni ai primi di dicembre 2016. Gli altri casi (rari) di meningite batterica verificatisi recentemente nelle Marche sono causati da microrganismi “non contagiosi”, quali pneumococco. In pratica, in questi giorni non ci sono casi di “contagio” da meningococco nella nostra Regione. Ciò nonostante, il verificarsi di rari casi nelle prossime settimane o mesi, se contenuti nella media statistica, potrebbero essere considerati come “attesi”. La cosa migliore che possiamo fare per limitare al massimo questi numeri è accogliere favorevolmente la vaccinazione offerta ai bambini ed agli adolescenti».

Può esserci una correlazione tra i casi di meningite e i flussi migratori che interessano il Paese?
«Il meningococco C è stabilmente presente nel nostro Paese e da decenni contende al meningococco B il ruolo di protagonista nella eziologia della meningite meningococcica. Entrambi i sierogruppi, così come altri meno frequenti, sono presenti sul nostro territorio da ben prima dell’inizio dei flussi migratori».

Ora parliamo della malattia, quali sono le cause e come si trasmette?
«Innanzi tutto il meningococco deve riuscire a colonizzare il nasofaringe umano. La colonizzazione avviene attraverso contatti stretti e si attua con le secrezioni respiratorie o la saliva (ossia i “droplets”, goccioline emesse parlando o con starnuti e colpi di tosse). L’iniziale colonizzazione può essere responsabile dello stato di portatore (soggetto senza sintomi ma che può essere pericoloso per gli altri) o dare inizio ad un processo di invasione responsabile dei quadri più gravi di malattia. È opportuno ricordare che la colonizzazione si verifica nel 5-10% degli individui sani e lo stato di portatore può durare da alcuni giorni ad alcuni mesi. La condizione di portatore di meningococco è un evento influenzato da numerose variabili: infatti costituiscono fattori favorenti la colonizzazione l’età (bambini, adolescenti, giovani adulti), il sovraffollamento, il fumo attivo o passivo, le preesistenti infezioni a carico dell’apparato respiratorio (da virus influenzale, altri virus respiratori o batteri). Purtroppo in alcuni casi, i meningococchi possono entrare nel torrente circolatorio e, tramite questo, raggiungere il sistema nervoso centrale».

Quali sono le fasce d’età maggiormente a rischio?
«Le fasce d’età a rischio maggiore variano con il variare dei batteri responsabili di meningite. Per ciò che riguarda il meningococco, sono maggiormente a rischio i neonati, i bambini di pochi anni, gli adolescenti ed i giovani adulti».

Cosa si può fare per prevenire il contagio?
«Possiamo attuare diverse strategie. Innanzi tutto, ricordiamo che sebbene casi di meningite meningococcica vengano riportati in ogni mese dell’anno, pur tuttavia è presente una certa stagionalità (inverno-primavera) determinata sicuramente dalla maggior probabilità di ritrovarsi al chiuso in locali affollati, con minor ricambio di aria. In questo senso si comprende anche il concetto di “vita di comunità”: ossia chi giornalmente vive in ambienti quali scuole, università, caserme, collegi, ecc.. ha più probabilità di incontrare un soggetto portatore. Allora quale strategia possiamo attuare? Sicuramente non il rinunciare agli studi o al lavoro, ma almeno limitare, quando possibile, i luoghi affollati, il fumo passivo (oltre a quello attivo, ovviamente), soprattutto se ci si ritrova “indeboliti” da una recente infezione delle vie respiratorie. Poi ce la strategia principale di prevenzione: la vaccinazione, che purtroppo non è sufficientemente attuata. Infine, la strategia di ripiego: la profilassi antibiotica quando si è stati esposti ad un caso sospetto o accertato di meningite meningococcica».

Quali sono i primi sintomi a cui prestare attenzione e quando rivolgersi subito al medico?
«A volte la sintomatologia meningitica inizia bruscamente, a volte è preceduta di 24-72 ore da una lieve rinofaringite o da disturbi aspecifici (malessere, debolezza). I sintomi e i segni più frequenti consistono in febbre elevata, forte cefalea, vomito, rigidità nucale (parte posteriore del collo) o dell’intera colonna vertebrale, convulsioni. Nei neonati alcuni sintomi possono mancare o essere più difficili da cogliere e valutare; comunque i più frequenti sono: febbre, pianto continuo, mancanza di appetito, irritabilità, convulsioni, sonnolenza».

Parlando di vaccini, facciamo un po’ di chiarezza. Molti pensano che siano uno strumento pericoloso, e il caso della ragazza di Prato che si era vaccinata ed ha contratto ugualmente la malattia, non è certo tranquillizzante. Cosa si sente di dire a queste persone? E’ una forma efficace di prevenzione e quali sono i vaccini disponibili?
«Anche chi è stato vaccinato può essere colpito dalla malattia. Questo perché l’efficacia dei vaccini non è mai del 100%. Tuttavia i casi riportati sembrano testimoniare una sintomatologia più attenuata in coloro che erano stati sottoposti a vaccinazione. Nel complesso la vaccinazione determina buona risposta immunitaria nella stragrande maggioranza dei vaccinati e risulta sicura. Quanto ai vaccini disponibili, essendo diversi c’è rischio di fare confusione. In breve, possiamo distinguere 3 tipologie di vaccino, in base ai diversi sierogruppi di meningococco verso i quali offrono protezione:

  • il vaccino coniugato contro il meningococco sierogruppo C. Si tratta di quello attualmente utilizzato per combattere l’epidemia in corso in Toscana. L’efficacia è duratura ed è utilizzabile anche nei neonati. In base al nuovo Piano Vaccinale 2017-2019 sarà offerto gratuitamente, in tutte le regioni, a tutti i bambini al compimento del 1° anno, tra il 13° e il 15° mese di vita;
  • vaccino coniugato contro il meningococco sierogruppo B, disponibile già dal 2014. Attualmente non è ancora offerto gratuitamente da tutte le regioni, ma anche questo, grazie al nuovo Piano Vaccinale 2017-2019 sarà offerto gratuitamente, su tutto il territorio nazionale, a tutti i bambini fin dai primi mesi di vita, in modo da somministrare le prime 3 dosi entro il 1° anno di vita (4° dose al 13° mese)
  • vaccino quadrivalente che nel contempo offre una copertura per i sierotipi A, C, Y e W135. Fino a qualche tempo fa il vaccino era “polisaccaridico” e la protezione non duratura, ma anche su questo è intervenuto il nuovo Piano Vaccinale 2017-2019 disponendo l’utilizzo di una nuova formulazione, un vaccino “coniugato” in grado di conferire un’immunità duratura. Sarà offerto gratuitamente, in tutte le regioni, a tutti gli adolescenti a partire dal 12° anno di età, anche se si sta discutendo della possibilità che questo vaccino possa sostituire il vaccino anti-meningococco C offerto al 13°-15° mese di vita. Le linee guida del Piano Vaccinale 2017-2019 raccomandano che una dose del vaccino coniugato quadrivalente anti-ACYW135 venga somministrata durante l’adolescenza (12°-18° anno) sia a chi non ha mai ricevuto durante l’infanzia la vaccinazione anti-mentingococco C, sia a chi ne abbia ricevuta una dose, in quanto la protezione tende a diminuire nel tempo.»

Hanno effetti collaterali?
«Praticamente un po’ di dolenzia nella sede di iniezione per un paio di giorni. In rari casi febbre o malessere, nausea, vertigini, eruzione cutanea e dolori articolari.  Un’ultima cosa: il vaccino anti-meningococco C non contiene conservanti al mercurio, alcuni denigratori dei vaccini hanno centrato le loro critiche su mercurio e suoi derivati un tempo presenti in vari vaccini».

Ci sono condizioni mediche in cui la vaccinazione è assolutamente raccomandabile? E in quali casi sono invece controindicati?
«Ci sono in effetti diverse situazioni per le quali si raccomanda vivamente la vaccinazione anti-meningococco C (e B) e sono talassemia a anemia falciformem, asplenia post-traumatica e altre cause di asplenia, condizioni associate ad immunodepressione (come trapianto di organo o terapia antineoplastica, compresa la terapia sistemica corticosteroidea ad alte dosi), diabete mellito di tipo I, malattie polmonari croniche, insufficienza renale cronica, alcoolismo cronico, infezione da HIV, immunodeficienza congenite, malattie epatiche croniche gravi, perdita di liquido cerebrispinale, difetti congeniti delle frazioni terminali del complemento (C5 – C9), difetti dei toll like receptors di tipo 4, difetti della properdina, altre patologie con difetti dell’immunità innata, trapiantati o candidati al trapianto, riceventi fattori della coagulazione concentrati, situazione epidemiologica ad alto rischio su valutazione dell’ISP della ASL. Le controindicazioni sono limitate alla ipersensibilità ai componenti del vaccino e a sindromi febbrili acute in atto. Al momento non sono riportati studi nelle donne in gravidanza».

Nelle Marche i vaccini sono tutti gratuiti oppure alcuni sono a carico del cittadino?
«Il vaccino coniugato anti-meningococco C è offerto gratuitamente ai bambini di 13-15 mesi ed agli adolescenti di 11-18 anni. Al momento, in base all’attuale situazione epidemiologica, nella nostra Regione la vaccinazione anti-meningococcica negli adulti e anziani continua ad essere “non raccomandata” (nel senso che non se ne ravvede l’urgenza, non che sia dichiaratamente sconsigliata). Ad ogni modo, a coloro che proprio volessero vaccinarsi, il SSR offre la possibilità di accedere al vaccino con la formula del “co-pagamento”, ossia il cittadino paga il vaccino allo stesso prezzo con il quale viene acquistato dall’Asur».

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