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Giorno del Ricordo, Acquaroli: «Ricordare è dovere per se stessi, per comunità e per giovani generazioni»

Seduta consiliare commemorativa delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano dalmata, con gli interventi del presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia e dei testimoni dell'epoca

La commemorazione del Giorno del Ricordo in Consiglio regionale

ANCONA – Consiglio regionale aperto questa mattina a Palazzo Leopardi, dedicato al Giorno del Ricordo nel quale si commemorano le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata. Ad aprire la seduta, con l’ordinaria rinviata al 16 febbraio, è stato il vice presidente dell’Assemblea Legislativa delle Marche, Gianluca Pasqui, mentre era assente il presidente Dino Latini colpito da lutto per la morte del padre.

Una seduta “impreziosita” da momenti musicali e letture a fare da cornice alle testimonianze del presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia Franco Rismondo, di Orazio Zanetti Monterubbianesi in rappresentanza dell’Anvgd (Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia) Marche Sud e del direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale Marco Ugo Filisetti.

Ad intercalare le testimonianze commemorative e il momento della lettura a cura di Cesare Catà, “Ciò che non puoi togliere dal cuore: Ulisse, il ricordo. La storia” sono state le note della fisarmonica di Christian Riganelli e del sassofono di Massimo Mazzoni che hanno suonato i brani di Sperling, Iturralde e Pansera. Un dramma, quello degli esuli, portato “in scena” anche dagli studenti dell’Istituto Polo 3 di Fano che si sono classificati secondi al concorso del Ministero dell’Istruzione “10 febbraio” con la composizione “Cara Pola a mani più” letta nell’Aula dell’Assemblea. In video collegamento il racconto dell’esodo dell’istriano Piero Tarticchio, e in Aula quello di Livilla Sivocci, esule da Pola.

«Due settimane fa, in occasione della Giornata della Memoria, abbiamo sottolineato insieme il ruolo universale del ricordo – ha detto il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli -. Ricordare è un dovere per se stessi, per la propria comunità e per le giovani generazioni, per costruire il futuro con piena consapevolezza. Abbiamo rivendicato il valore della memoria come garante della nostra identità, per affermare con forza e chiarezza che tutti i crimini che si sono perpetrati contro l’umanità non debbano ripetersi mai più».

Il governatore ha poi sottolineato che la vicinanza temporale di queste due ricorrenze «agevola la comprensione del senso universale dei valori che oggi e sempre vogliamo affermare e che sono alla base del nostro impegno istituzionale: la pace, la libertà, la giustizia, la tolleranza, la solidarietà, la tutela e la salvaguardia della dignità di ciascuna persona umana, la condanna di ogni forma di totalitarismo e di violenza».

Una «tragedia italiana su cui per troppo tempo si è taciuto, si è negato, si è teso ad ignorare» ha affermato Acquaroli, aggiungendo che «la disumana ferocia delle Foibe e l’odissea dell’esodo rappresentano una tragedia collettiva che ha rischiato di essere cancellata, sulla quale si è abbattuta,  cito il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano nel 2007, la “congiura del silenzio, la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell’oblio”».

Il presidente della Regione ha posto l’accento su un fatto «che mai dovrebbe accadere, ossia il rischio che la verità venga taciuta, nascosta, negata per pregiudiziali ideologiche e politiche. Per questo è necessario rifuggire ogni tentativo di mistificazione, favorendo il dialogo e il confronto per una reale e duratura pacificazione. E questo è il valore profondo della giornata che celebriamo oggi – conclude – , per condannare ogni crimine contro l’umanità, per essere capaci di curare il presente e di guardare al futuro con rinnovata fiducia e speranza».

Il vice presidente dell’Assemblea Legislativa delle Marche, Gianluca Pasqui, ha spiegato che «solo raggiungendo la piena consapevolezza di ciò che è stato, solo imparando dalla storia riusciremo a creare una memoria condivisa e a costruire un futuro nel quale non si commettano più i medesimi, tragici errori». Poi ha aggiunto che «solo dalla piena coscienza e conoscenza di ciò che è avvenuto in passato, possiamo maturare la giusta determinazione a fare in modo che non accada più in futuro».

Il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Marco Ugo Filisetti, ha sottolineato che «i nostri connazionali credettero in una Italia che per loro fu fede, passione e destino», e ha aggiunto che «il nostro timore è quello di non essere degni del loro insegnamento».