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Coronavirus, discoteche verso la riapertura fra le polemiche. Pasca del Silb: «Tante contraddizioni» 

Sono tanti i nodi della fase due per i locali da ballo. Distanze improponibili e altri oneri rischiano di mettere in ginocchio un settore trainante dell'economia italiana. Ecco cosa ne pensano i gestori

Discoteca (Foto di Free-Photos da Pixabay)

ANCONA – Accessi contingentati, balli a due metri di distanza e cocktail solo al tavolo. Per chi è pronto a tornare sulla pista da ballo si annunciano grandi novità. Dal 15 giugno discoteche e locali di intrattenimento avrebbero dovuto riaprire i battenti dopo la chiusura imposta per evitare la diffusione del coronavirus, ma il Governo, nel Dpcm firmato ieri sera (11 giugno) dal premier Giuseppe Conte, ha deciso di rinviare il via libera al 14 luglio. Anche in pista le restrizioni e gli obblighi sono notevoli: si potrà ballare solo all’aperto e a distanza di sicurezza (2 metri) evitando contatti fisici come gli abbracci, anche solo per salutarsi. Linee guida scaturite dalla conferenza Stato-Regioni che però stanno suscitando molte polemiche.

Maurizio Pasca, presidente nazionale Silb

«Gli scienziati delle task force devono aver scambiato la pista da ballo per una pista d’atterraggio – commenta Maurizio Pasca, presidente nazionale del Silb, Sindacato Italiano dei Locali da Ballo -.  Pensare che una coppia, moglie e marito che vogliono passare qualche ora spensierata, debbano ballare a distanza di due metri è una delle tante contraddizioni di chi ci sta governando».
Pasca ricorda che «con grande senso di responsabilità «siamo stati i primi a chiudere il 23 febbraio, quando ancora non era stato imposto il lockdown, ma nel riprogrammare tutte le riaperture il Governo si è dimenticato di noi e non ha neanche speso un euro in ammortizzatori sociali per la nostra categoria». Un settore, quello dell’intrattenimento, che in Italia conta 3 mila discoteche del valore economico di circa 4 miliardi di euro e un gettito fiscale di 800 milioni per le casse dello Stato, con 100 mila lavoratori da 4 mesi fermi nella loro attività.

Massimiliano Polacco, direttore Confcommercio

Nelle Marche però Confcommercio è al lavoro con la Regione per stilare linee guida regionali meno restrittive rispetto a quelle nazionali e proprio oggi, 12 giugno, si terrà un incontro in videoconferenza su questo tema: «Piano piano riparte anche questo settore legato al turismo – commenta il direttore Confcommercio Marche Massimiliano Polacco -, queste riaperture sono un bene perché completano l’offerta turistica della nostra regione. Cercheremo di mettere meno blocchi possibili, dal momento che la discoteca è un momento di aggregazione».

Insomma, la fase due non si prospetta affatto facile per i gestori delle discoteche e dei locali di intrattenimento. E infatti le proteste non mancano. «Siamo pronti per riaprire e garantire un divertimento controllato e organizzato – commenta il direttore del Mamamia di Senigallia, Francesco Sabatini Rossetti -, ma non a queste condizioni che sono imbarazzanti».

Francesco Sabatini Rossetti, direttore Mamamia di Senigallia

A far storcere il naso ai gestori dei locali è soprattutto la distanza di due metri da tenere mentre si balla, molto complessa da rispettare, e il fatto che le bevande possano essere consumate solo al tavolo e non al bancone come invece è consentito nei bar. Un paradosso che risulta incomprensibile a chi ha un locale.

«Sono condizioni proibitive, già siamo la categoria più penalizzata, in ginocchio, la prima che ha chiuso e l’ultima a riaprire, oltretutto siamo rimasti completamente fermi per tutto per il periodo» sottolinea Sabatini Rossetti rimarcando che però nel frattempo «bollette e affitti continuano ad arrivare, così come la tassa dei rifiuti che continuiamo a pagare nonostante non ne stiamo producendo, mentre altre tasse sono state solo posticipate».

Insomma oltre «al danno incalcolabile» in termini di perdita di fatturato per colpa della chiusura, c’è anche la beffa di dover continuare a pagare utenze, affitti e tasse. «Attendiamo che la Regione faccia uscire norme più realistiche perché altrimenti molti non riusciranno a riaprire».
Il Mamamia non ha ancora fissato ufficialmente la data di apertura proprio nell’attesa che vengano definite le disposizioni regionali nelle quali la categoria cercherà di ottenere di ridurre il distanziamento sociale previsto e, se la curva dei contagi lo consentirà, di eliminare addirittura il distanziamento.

Tanti gli oneri che gravano sulla categoria, come il doversi organizzare garantendo un sistema di prenotazione e compilazione della modulistica sulle condizioni di salute online per evitare assembramenti, oltre a mantenere un registro delle presenze dei clienti del locale per almeno 14 giorni. E poi i guardaroba dove gli indumenti e gli oggetti personali dovranno essere riposti in appositi sacchetti porta abiti.

Maurizio Casarola, direttore del Melaluna di Castelfidardo

Senza contare che «le capienze saranno dimezzate all’interno dei locali, mentre il personale dovrà essere incrementato» osserva Maurizio Casarola, direttore del Melaluna di Castelfidardo. «I locali nelle Marche sono per il 60% sale dove si balla in coppia – spiega -: ballare a due metri di distanza è inverosimile. Chi fa le norme dovrebbe andare prima nei locali per vedere se sono attuabili». «Anche se la nostra clientela è tutta dai 40 anni in su e quindi recepisce meglio le normative rispetto ai ragazzi, a noi dei locali tocca anche dover far rispettare queste misure. Ma poi basta andare sulle spiagge per vedere che sono tutti vicini e senza mascherina, insomma nelle riaperture ci sono attività di serie A e altre di serie B».

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