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Marche verso l’arancione. Saltamartini: «Arrivati 11.700 vaccini, in una settimana li somministriamo tutti»

L'assessore alla Sanità fa riferimento all'indice Rt che si sta alzando e fa il punto anche su vaccini e focolai, per cui si prevede l'arrivo di medici chiesti al Gores agli ospedali di Fermo e Urbino

Filippo Saltamartini

ANCONA – Da giallo ad arancione, il passo è breve per le Marche e la fascia con misure più restrittive sembra ormai quasi scontata per la nostra regione che già da domenica potrebbe salire di una tacca sulla scala di rischio: «L’indice Rt della scorsa settimana è 0,97 e, dato che il Governo dice che le regioni con indice ad 1 entrano in fascia arancione, se questi saranno i dati la prossima settimana saremo sicuramente in zona arancione», spiega l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini.

Mentre il governo sta lavorando al nuovo Dpcm per contenere la diffusione del covid-19, con i nuovi parametri più stringenti nel criterio di classificazione che il ministero della Salute intende adottare, in Italia ci sarebbero diverse regioni che rischiano di passare in una fascia di rischio più elevata, fra le quali anche le Marche, insieme a Piemonte, Lazio, Liguria, Puglia, Molise, Umbria, Sardegna, Lombardia. Zone che fanno scattare misure più restrittive fra le quali la chiusura di bar e ristoranti.

A dare un orizzonte più roseo ad un quadro che vede contagi e ricoveri in salita in tutto il paese, c’è la campagna vaccinale che procede spedita. Tra lunedì e ieri nelle Marche sono giunti 11mila e 700 dosi di vaccino Pfizer, mentre i flaconi Moderna non sono ancora stati i consegnati nella nostra regione, ma dovrebbero arrivare dopo la metà della prossima settimana. L’assessore ha spiegato che nell’attesa che il commissario Arcuri invii il personale sanitario previsto per la fase due della campagna, quella sulla popolazione, la Regione intanto si è organizzata: «Con le nostre risorse, saremo in grado autonomamente di condurre una vaccinazione di massa tramite l’organizzazione impiegata per lo screening di massa» e ha ricordato l’accordo stretto con i medici di medicina generale che «vaccineranno i loro pazienti» riuscendo in questo modo a consentire alla regione di raggiungere «già una piccola base di immunità». 

Affrontando il tema della tempistica della seconda fase, chiarisce «abbiamo insistito per farci avere le dosi di vaccino, perché conclusa la prima fase partiremo subito con le persone in condizione di fragilità, ma senza fare una classifica, prima partiremo con chi rischia la vita e chi è in ventilazione e immediatamente dopo tutte le persone dei servizi pubblici a rischio, fra loro anche i docenti». Inoltre ha aggiunto che le Marche hanno la capacità «in una settimana di somministrare i vaccini» che arrivano esaurendo tutta la fornitura.

«Dividiamo i vaccini nei giorni che intercorrono tra una fornitura e quella successiva: tra ieri e lunedì ne sono arrivati 11mila e 700, in una settimana li somministriamo», ma quando le dosi arriveranno in numero maggiore, la Regione sarà comunque in grado di adeguarsi: «Se ce ne mandassero 50mila, noi organizziamo la struttura per farne 50mila». 

Sui focolai che si sono accesi in alcuni ospedali della regione, Fermo e Urbino, spiega di aver chiesto «tramite il Gores l’invio di medici per riattivare il reparto cardiologico e di rianimazione» sopperendo ai sanitari finiti in quarantena: «Abbiamo bisogno di anestesisti, internisti e cardiologi, figure che abbiamo chiesto alla Sanità Militare, ma non sappiamo ancora se potranno inviarci questo personale». 

L’altro nodo riguarda i focolai nelle case di riposo, e per questo l’assessore ha annunciato di voler spingere per completare il prima possibile la vaccinazione del personale che vi lavora oltre che gli ospiti, ma intanto serve prudenza sulle visite agli anziani, per evitare l’ulteriore diffusione del virus: «Non siamo contrai a far visitare gli ospiti ai familiari, ma occorre tenere presente che si tratta spesso di strutture collocate all’interno di edifici che non hanno spazi liberi» per consentire gli incontri rispettando il distanziamento necessario ad evitare la trasmissione del virus. «Mi rendo conto che possono esserci conseguenze sul piano psicologico per gli ospiti, ma dobbiamo salvaguardarne la salute ed evitare la diffusione del virus: ogni ente deve valutare caso per caso le situazioni, non può decidere la Regione».  

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