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Marche, plasma iperimmune: scontro Ceriscioli-Lega. Giacometti: «Protocollo e allegati già modificati»

Il presidente regionale ha risposto alle accuse leghiste, che parlavano di sospensione della sperimentazione. Già da domani potrebbe esserci l'approvazione. Al centro della questione c'erano precisazioni legate al consenso informato del donatore e del ricevente

Plasma

ANCONA – È bagarre sulla sperimentazione del plasma iperimmune nelle Marche. Dopo la momentanea sospensione del parere del Comitato Etico sulla sperimentazione del plasma dei pazienti guariti dal coronavirus si è acceso lo scontro politico con tanto di reciproche accuse tra la Lega e il presidente regionale Luca Ceriscioli. Ma andiamo per ordine.

La Regione aveva aderito a inizio aprile, insieme alla Toscana, al protocollo per l’impiego sperimentale del plasma delle persone guarite dall’infezione. Una sperimentazione che aveva già mostrato risultati incoraggianti dopo essere stata impiegata negli ospedali di Mantova e Pavia, poi estesa anche in Toscana, in alcune ospedali del Lazio e al Cardarelli di Napoli, ma anche in altre strutture. A bloccare l’iter per l’approvazione la richiesta da parte del Comitato Etico di avere maggiori dettagli sul consenso informato sia del donatore che del ricevente. In pratica il Comitato Etico ha chiesto che nel protocollo di sperimentazione venissero maggiormente dettagliati gli aspetti legati alla comunicazione al paziente degli effetti collaterali della donazione, i criteri di inclusione e di esclusione, e le modalità di somministrazione.

«Abbiamo già modificato protocollo e allegati su indicazione del Comitato Etico – spiega il primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona Andrea Giacometti, che dall’inizio ha seguito con i colleghi degli altri ospedali marchigiani l’iter -. Già da domani il protocollo potrebbe essere approvato. Lo stesso protocollo che avevamo era stato approvato in Umbria, Liguria, Lazio, Toscana, all’ospedale di Pavia, al Cardarelli di Napoli, ma anche dal Servizio medico militare italiano».

La notizia circolata sabato aveva suscitato l’immediata reazione dei consiglieri regionali della Lega, Mirco Carloni, Luigi Zura Puntaroni, Sandro Zaffiri e Marzia Malaigia, che hanno chiesto alla Regione Marche di accelerare sulla questione. «Mentre altre regioni stanno procedendo a passi spediti verso la sperimentazione di questa cura e hanno manifestato persino, come il Veneto, la volontà di creare una “banca del sangue” con il plasma dei pazienti guariti dal Covid-19, le Marche rischiano di rimanere indietro e di essere il fanalino di coda in Italia, come spesso è capitato in questi anni» scrivono nella nota dove annunciano di aver presentato una interrogazione regionale sul tema.
In una ulteriore nota congiunta siglata anche dal responsabile della Lega Marche Paolo Arrigoni, la Regione era stata accusata di essere «l’unica a sospendere la sperimentazione».

Un’accusa che ha sollevato le ire del governatore Luca Ceriscioli che ha parlato di «falsità» e ha accusato la Lega di «speculare sulla sensibilità delle persone ammalate». Secondo Ceriscioli, infatti, la sperimentazione non è stata sospesa e «non c’è nessun veto» da parte della Regione. Si tratta piuttosto di una richiesta di chiarimenti arrivata con il verbale pubblicato questa mattina, ma il presidente ha assicurato che, una volta ottenute «tutte le risposte ai nostri quesiti, potremmo attivare la sperimentazione», «speriamo entro un paio di giorni».

Ad essere interessati dalla sperimentazione con il plasma iperimmune, secondo il protocollo stilato dalla Regione, saranno circa un centinaio di pazienti selezionati tra quelli in fase di sviluppo della viremia, cioè che non hanno ancora raggiunto lo stadio più grave della malattia.

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