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Cannabis light: la Cassazione vieta la vendita. Pignataro: «Una vittoria delle famiglie»

Le Sezioni Unite Penali danno ragione al questore di Macerata che da tempo aveva ingaggiato una battaglia contro il fiorire di shop. La cannabis light non può essere venduta a prescindere della percentuale di Thc

MACERATA – La Corte di Cassazione ha messo ordine sulla questione dei cannabis shop, avvalorando la battaglia che da mesi stanno portando avanti il Questore di Macerata Antonio Pignataro e il Procuratore Giovanni Giorgio per difendere e tutelare i ragazzi dalle droghe, in particolare da quelle definite Cannabis Light. La sentenza emessa il 30 maggio scorso, le cui motivazioni sono arrivate il 10 luglio dalle Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione, ha dichiarato di fatto illegale la commercializzazione al pubblico di cannabis sativa L e, in particolare, di foglie, infiorescenze, resina e olio ottenuti dalla varietà di canapa.

Il Questore di Macerata negli ultimi tempi aveva disposto la chiusura di diversi cannabis shop della provincia, iniziativa che aveva suscitato minacce e scritte offensive in tutte Marche e che purtroppo stanno ancora proseguendo. La battaglia di Pignataro aveva incassato anche la presa di posizione e la solidarietà del vescovo di Macerata Nazzareno Marconi, affidata alla prima pagina del quotidiano L’Avvenire.

Ora la Corte di Cassazione ha stabilito che la cannabis light non può essere venduta a prescindere della percentuale di Thc (tetraidrocannabinolo, il principio attivo), come previsto dalla normativa vigente, altrimenti si configura il reato di spaccio. Sostanzialmente secondo le Sezioni Unite questa sostanza rientra nella legge sulle droghe e non in quella relativa alle coltivazioni di canapa.

Infatti, come si legge nella sentenza: “La commercializzazione al pubblico di cannabis sativa L e, in particolare, di foglie, infiorescenze, resina, olio ottenuti dalla predetta varietà di canapa non rientra nell’ambito di applicabilità della legge 242 del 2016 che qualifica come lecita unicamente l’attività di coltivazione di canapa delle varietà ammesse e iscritte nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell’art.17 della Direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002 e che elenca tassativamente i derivati della predetta coltivazione che possono essere commercializzati, sicché la cessione, la vendita e in genere la commercializzazione al pubblico dei derivati della coltivazione della cannabis sativa L, quali foglie, infiorescenze, olio, resina, sono condotte che integrano il reato di cui all’art.73 d.P.R. n.309/1990, anche a fronte di un contenuto di Thc inferiore  ai valori indicati dall’art.4, commi 5 e 7, legge n.242 del 2016, salvo che tali derivati siano, in concreto, privi di ogni efficacia drogante o psicotropa, secondo il principio di offensività”.

Il Questore di Macerata Antonio Pignataro

«È una vittoria delle famiglie – commenta il questore di Macerata Antonio Pignataro -, il mio fine, come anche quello dell’audace procuratore Giovanni Giorgio, è sempre stato tutelare le giovani generazioni. Davanti alla disperazione di tante mamme nessuno può non rispettare la legge e ora, grazie a questa sentenza così cristallina, non c’è nessuna dubbia interpretazione».

Alle dichiarazioni del cantante Vasco Rossi che si era pronunciato contrario alla sentenza della Corte di Cassazione replica che «chi propaganda la cannabis, prima di esprimere opinioni e giudizi basati su convinzioni personali, senza supporto scientifico né giuridico, dovrebbe prima ascoltare le tribolazioni dei ragazzi nelle comunità terapeutiche, dovrebbe avvicinarsi alle famiglie che soffrono per i figli finiti nel tunnel della droga per capire le sofferenze che ciascuna famiglia patisce quando si trova a gestire un figlio schiavo della droga». Il questore ha poi tenuto ribadire che «il 98% dei ragazzi che si trovano nelle comunità terapeutiche ha iniziato dalla cannabis, che risulta essere l’anticamera dell’inferno e quindi dell’eroina e della cocaina. Quindi questi cantanti dovrebbero uscire dai luoghi comuni e dai cliché per dare ai ragazzi uno spunto o un esempio per valorizzare se stessi e la propria interiorità».

«Ringrazio per la solidarietà ricevuta la comunità di San Patrignano e Incontro di Don Gelmini, il ministro Fontana, il capo della polizia Gabrielli e le tante mamme che oggi sono venute in questura a ringraziarmi, oltre alle numerose telefonate e attestati di stima che ricevo ogni giorno. Questo mi riempie di soddisfazione e di gioia – prosegue il questore – . Sono certo di aver salvato tanti ragazzi dal circuito della droga, di aver evitato il dolore a tante famiglie. Oggi, grazie all’opera della polizia di Stato e della procura di Macerata, che hanno rappresentato lo Stato con disciplina e onore, la battaglia volta a far trionfare la legge è giunta al suo epilogo con il richiamo della Corte di Cassazione che specifica chiaramente che la cannabis legale non esiste».

«Tutti i cittadini che svolgono funzioni pubbliche devono adempierle con disciplina e onore – conclude il questore – perché con la nostra condotta e con la nostra onestà possiamo cambiare la società. La sentenza della Cassazione è la risposta tangibile di un Paese in cui i servitori dello Stato, con perseveranza, difendono, offrendo se necessario la propria vita, quei principi di libertà e giustizia che sono alla base della nostra amata patria».

 

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