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Loreto, il sindaco chiede il punto di primo intervento all’ospedale come altre città santuario

All’audizione della quarta commissione sanità della Regione Marche, cui hanno partecipato i sindaci interessati agli sviluppi del redigendo piano sanitario marchigiano, il sindaco Paolo Niccoletti ha ribadito che per Loreto, un Pat, presidio ambulatoriale territoriale, non sarebbe sufficiente

L'ospedale Santa Casa di Loreto
L'ospedale Santa Casa di Loreto

LORETO – All’audizione della quarta commissione sanità della Regione Marche mercoledì scorso, 10 luglio, cui hanno partecipato i sindaci interessati agli sviluppi del redigendo piano sanitario marchigiano, il sindaco Paolo Niccoletti ha ribadito che per Loreto, un Pat, presidio ambulatoriale territoriale, non sarebbe sufficiente perché supporta le esigenze di un territorio ben più vasto e che ogni anno accoglie migliaia tra turisti e pellegrini. Altre città santuario italiane sono fornite di un Ppi (Punto di primo intervento), un fatto che il primo cittadino riporta spesso alla mente dei vertici sanitari.

Nel 2018 sono stati novemila e 700 gli accessi registrati al Pat e quattromila e 750 al 30 giugno di quest’anno, dati che certificano il servizio offerto a un bacino compreso tra Porto Potenza Picena, Porto Recanati, Loreto, Castelfidardo, Camerano, Sirolo e Numana.

Il sindaco ha detto: «Tutta questa vasta area quindi è sprovvista di un punto di riferimento qualificato nel sistema emergenza-urgenza e gli utenti di questa zona percepiscono come naturale l’approdo al “Santa Casa” di Loreto in caso di necessità. C’è inoltre l’aspetto non meno importante del notevole afflusso di turisti e pellegrini che ogni anno giungono nella nostra Riviera e in particolar modo a Loreto, una città santuario che dovrebbe ragionare in modo analogo a quanto avviene in altri centri di spiritualità internazionale come Assisi, Pompei e San Giovanni Rotondo. Pur non rivendicando il ripristino di un ospedale generalista come un tempo ci sono particolari aspetti su quali porre attenzione, come l’evoluzione dei laboratori analisi, l’utilizzo delle sale operatorie, il dialogo tra i sistemi informatici di Asur e Inrca ma è soprattutto necessario un punto di primo intervento. I fatti al momento confermano l’inadeguatezza di un semplice Pat a supporto delle esigenze di un territorio che è ben più vasto». Le osservazioni di Niccoletti sono state condivise dai vari consiglieri regionali presenti.

L’assessore regionale Moreno Pieroni afferma: «Loreto deve essere centrale a un progetto più grande. La possibilità di passaggio da Pat a Ppi, considerati i quasi diecimila accessi, deve essere inserita in un contesto in cui ogni realtà sanitaria della Valmusone abbia importanza e mantenga i propri servizi. Loreto deve rimanere non un posto per acuti ma per le cure intermedie, Osimo deve mantenere il pronto soccorso, Recanati e Chiaravalle pure e Castelfidardo fungere da filtro per i servizi. Prima della fine di luglio organizzerò un incontro con tutti i sindaci della Valmusone coinvolti e gli addetti del settore sanitario per formulare e inserire proposte da presentare alla Regione per inserirle nel Piano sanitario, che sarà approvato tra luglio e settembre, affinché nella fase di costruzione dell’ospedale di rete all’Aspio di Camerano, circa due-tre anni, fino all’apertura, i presidi di Osimo, Loreto e Castelfidardo funzionino al meglio. Si deve ragionare nell’ottica dell’unità».

Per la questione maltempo intanto, il grosso albero caduto sul “Santa Casa”, unico ospedale a essere stato danneggiato, è stato rimosso e l’obiettivo adesso è ricostruire la parte danneggiata nel più breve tempo possibile ricorrendo alle normative di somma urgenza.

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