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«La Pasqua ci ricorda che al buio segue sempre la luce»: gli auguri del Vescovo Armando Trasarti

Il Vescovo della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola ha voluto condividere una riflessione che abbraccia credenti e non

Vescovo Armando Trasarti
Vescovo Armando Trasarti

FANO – In questi giorni che ci stanno conducendo all’apogeo della liturgia cristiana, come da tradizione, il vescovo della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola Armando Trasarti ha voluto augurare alla comunità i suoi migliori auguri per questa Pasqua condividendo alcune sue riflessioni.

«Ognuno di noi sperimenta quotidianamente, in maniera più o meno intensa, che la sofferenza, perché abbia un minimo di senso, deve essere sempre e solo un passaggio verso la gioia piena. Questo è il messaggio assolutamente universale della Pasqua, quello che affascina e fa vibrare le corde del cuore di ogni essere umano. I credenti danno un volto di carne a questa “gioia piena”, e la chiamano Dio vivente, Signore delle Cime… Ma tutti – e per di più fragili peccatori – comprendiamo che si nasce, si vive, si soffre con un progetto da realizzare, con un senso a cui aspirare, con un passaggio da compiere verso una pienezza di bene, costi quel che costi. Altrimenti non ne varrebbe la pena».

E ancora: «La Pasqua ci ricorda che al buio segue sempre la luce e che la speranza può vincere tutte le difficoltà. Che non siamo soli ma legati l’uno all’altro da un filo invisibile che nessuno può spezzare. Quali auguri di Buona Pasqua possono toccare il cuore a chi non crede? Tutti nella vita abbiamo le nostre sofferenze, le nostre croci, fisiche, psicologiche, affettive, economiche. Penso agli ammalati, agli anziani specialmente se soli. Ai disoccupati, ai carcerati e anche a persone giovani che hanno avuto qualche disavventura e attraversano un momento di crisi. Il modo migliore di augurare loro Buona Pasqua è di volergli bene, interessarsi dei loro mali e dire che preghiamo per loro, Gesù risorto li aiuti a trovare la serenità e la gioia di vivere. Il significato paradossale laico e religioso della Pasqua coincidono. L’uomo può “risorgere”, raggiungere la gioia e la pienezza di vita solo se esce da sé per abbassarsi ed andare incontro a chi soffre. Se non che imparare il mestiere di vivere non è affatto banale perché bisogna avere l’umiltà di accettare questo paradosso e anche il fatto che non siamo noi a fare le regole, né possiamo cambiarle. Il vero problema dell’essere umano moderno è la mancanza di umiltà. La vera “inefficienza” del genere umano è che una parte enorme dell’umanità vive solo il lato oscuro della esistenza (povertà, guerre, odio, avidità) o contribuisce ad estenderlo senza gustare le bellezze del lato luminoso (splendore della natura, amore, solidarietà). Abbiamo davanti spartiti bellissimi da scrivere, per sentieri faticosi, ma possibili. Diceva Frère Roger, il fondatore della comunità di Taizé, un uomo di Dio, buono, credibile: “Basta un pugno di giovani per cambiare il corso della storia di una città, del mondo”. In più occasioni ho capito che aveva ragione».

E conclude: «Nelle circostanze attuali, possiamo scegliere la fiducia. Siamo liberi di discernere, all’interno del nostro mondo, una luce che viene da altrove. Anche quando stiamo attraversando una prova, anche quando Dio sembra non rispondere al nostro grido, questa luce sta già sorgendo come la stella del mattino nei nostri cuori (2 Pietro 1,19). Scegliere la fiducia. La preoccupazione è una reazione comprensibile. E’ addirittura salutare quando ci stimola a vedere e comprendere, senza ingenuità ma con lucidità, i pericoli che ci minacciano. Attenzione però a non cedere al fatalismo, al cinismo o alla paura, che rischiano di chiuderci in una spirale negativa. Per i credenti la relazione con Dio rappresenta una forza enorme che aiuta a camminare nella giusta direzione, con vie e percorsi che aiutano ad alimentare l’energia necessaria per percorrerla. Ma per credenti e non credenti la via è una sola ed è quella indicata dal paradosso della Pasqua. Non avere paura, non fare paura, libera la paura».

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