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«La 194 è scritta male, e fatta per togliere un diritto alle donne»

Intervista ad Angela Balzano del movimento Non una di Meno. L'attivista bolognese ieri a Palazzo dei Convegni di Jesi per parlare di violenza di genere e interruzione di gravidanza

JESI – «Non siamo obbligate a riprodurre la vita, siamo vive noi e questo basta». Angela Balzano, attivista di Non una di Meno e della Favolosa Coalizione di Bologna, ospite ieri pomeriggio al Palazzo dei Convegni per “Otto punti per l’8 marzo”. Davanti ad una folta platea, sia maschile che femminile, l’attivista bolognese ha toccato più argomenti dalla violenza di genere all’aborto.

Angela Balzano a sinistra, accanto a Paola Sabbatini

Violenza maschile, quale pensi sia la questione principale da affrontare per dire basta a questo fenomeno?
«Viviamo in una società patriarcale, soprattutto quella Occidentale, pertanto la questione è strutturale: per decenni abbiamo presentato la donna più debole per natura, soggetto atto alla riproduzione mentre l’uomo è violenza quando si parla si sessualità, ragione quando si parla di potere decisionale».

Quali ritieni essere il primo intervento da mettere in atto per limitare, per quanto possibile, la violenza maschile?
«Il reddito di autodeterminazione. È un dato di fatto che la violenza avviene tra le mura domestiche e lo è anche che la denuncia dell’oppressione tarda ad arrivare o non c’è perché spesso la donna dipende economicamente dall’uomo. Rimane così aggrappata a lui, perché senza non saprebbe come fare economicamente. E poi il reddito di autodeterminazione aiuterebbe anche quelle donne che non possono fare coming out perché temono la reazione della famiglia, perché rischiano di rimanere da sole. Contestualmente andrebbero aumentati anche i fondi dei centri antiviolenza il cui ruolo è fondamentale».

Legge 194, cosa pensi di questa legge?
«È una legge scritta male, fatta proprio per togliere un diritto alle donne. Non verrà mai cambiata perché è perfettamente aggirabile così. Ci tengo a dire che le attiviste di tutta Italia lavorano su questo aspetto sempre, non solo in vista dell’8 marzo e la dimostrazione sta in quello che è successo al San Camillo di Roma. Sono molto contenta di questo bando (nell’ospedale romano saranno assunti due ginecologi non obiettori che dovranno garantire l’applicazione della legge sull’interruzione di gravidanza, ndr) frutto anche dell’impegno delle donne del Lazio. La 194 così com’è permette di non passare per il parlamento per togliere un diritto alle donne. In diverse Regioni italiane l’obiezione di coscienza negli ospedali ha percentuali altissime: in Sicilia Valentina è morta di obiezione, in Veneto un’altra donna ha dovuto girare un settimana per trovare un ospedale che le consentisse di vedere rispettato quello che è un diritto. Questo è gravissimo perché se accade nel pubblico, se una donna non può rivolgersi al privato perché economicamente impossibilitata, cosa succede clandestinamente?».

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