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Job Club, a Jesi e a Falconara un percorso per trovare motivazione nella ricerca del lavoro

Il progetto, articolato in 10 settimane di corso, ha permesso al 50% dei partecipanti di trovare un'occupazione. «Gli iscritti arrivavano delusi e frustrati dalla disoccupazione: è stato bello notare il cambiamento, anche a livello emotivo»

La conferenza stampa di presentazione dei risultati del Job Club di Jesi.

JESI – C’è chi ha trovato un’opportunità dopo anni di disoccupazione e chi ha trasformato una passione da ragazzina in attività professionale in proprio. Chi è riuscito a ottenere più opportunità professionali contemporaneamente e chi per la prima volta si è cimentato nelle autocandidature, nel sostenimento di colloqui e nella ricerca di un’occupazione attraverso nuovi strumenti. Chi ha capito che cercava qualcosa di più importante e non solo un lavoro. Chi è riuscito a rimettersi in gioco dopo tanti, troppi tentativi andati a vuoto.

Sono storie diverse, ma dal denominatore comune della mancanza di lavoro che si traduce spesso in disagio, depressione, solitudine e che può culminare nel suicidio. Per dare un’opportunità, offrendo un percorso motivazionale a chi sta cercando lavoro, indistintamente che si tratti della prima occupazione o di un reinserimento lavorativo dopo la disoccupazione. Il progetto “Job Club”, nato tre anni fa su idea dello psicologo jesino Daniele Orazi, è stato finanziato dal bando della CariVerona che ha sostenuto 20 progetti a Jesi e Falconara, ma anche nelle province di Verona, Vicenza e Belluno.

«Il lavoro è una delle grandi problematiche dei giovani – dice l’assessore alle Politiche giovanili del Comune di Jesi Marisa Campanelli – e anche uno dei punti chiave del mio assessorato, sempre attivo con progetti validi come questo. Oggi non basta mandare curriculum a pioggia, cambia la responsabilità dell’approccio alla ricerca del lavoro. Siamo stati come Comune di Jesi i primi a livello regionale a promuovere questo progetto, perché ci crediamo e i risultati ci stanno premiando, tanto che il 50% dei partecipanti al corso ha trovato un’opportunità di lavoro. L’assenza di un’occupazione porta a disagio psicologico, ai suicidi. Il lavoro è terapeutico nell’ambito della salute mentale: il sistema degli incentivi alle assunzioni va cambiato, a livello centrale, perché così come è strutturato non va».

Il progetto jesino attivato tra settembre e dicembre 2019 ha visto la partecipazione di 25 soggetti disoccupati e inoccupati, si è svolto all’Informagiovani di Jesi con lezioni ogni venerdì mattina e al Museo Archeologico di Palazzo Pianetti ogni venerdì pomeriggio.

Vi hanno preso parte persone di tutte le età dal più giovane che ha 19 anni al più adulto, 53. Per lo più si è trattato di donne (il 64%), sia in possesso di laurea magistrale, che del diploma di scuola superiore e della sola licenza media. Tredici iscritti non lavoravano da quasi un anno, 11 da più tempo. I casi più gravi (5) non stavano lavorando da quasi 6 anni.

«Oltre a dare loro gli strumenti per cercare il lavoro più idoneo alle proprie capacità – spiega lo psicologo Daniele Orazi – il percorso prevede anche una maggiore conoscenza di sé, un’acquisizione di sicurezza, di fiducia. Perché alla base del rapporto di lavoro c’è proprio la fiducia tra lavoratore e datore di lavoro, che si costruisce lentamente facendosi conoscere attraverso il dialogo, colloqui conoscitivi e non rispondendo a un annuncio di lavoro su internet o inviando curriculum a pioggia a tutti. Le relazioni sono fondamentali per trovare lavoro, bisogna farsi conoscere con autocandidature e colloqui conoscitivi. E alla base di tutto ci deve essere sempre la motivazione: non importa se si inizia con un contratto a tempo determinato, serve anche a far conoscere il proprio valore. Nell’arco delle 10 settimane di corso che abbiamo fatto nel 2019, nonostante lo stop imposto dal Covid, abbiamo constatato che il 56% degli iscritti è riuscito a generare e concretizzare opportunità lavorative. Le tipologie contrattuali proposte riflettono la flessibilità del mercato del lavoro: più della metà (8 soggetti) ha un lavoro a tempo determinato, solo 2 hanno ottenuto un tempo indeterminato. Quattro partecipanti – conclude Orazi – hanno sviluppato una professione autonoma».

«Abbiamo offerto un supporto logistico e materiale – dice anche Giulia Bellagamba, referente dell’Informagiovani di Jesi –; è stato bello notare il cambiamento durante il percorso: gli iscritti arrivavano delusi, frustrati dalla ricerca senza esito di un lavoro. Il confronto con il formatore, il relazionarsi col gruppo, il ragionare insieme ha dato i suoi frutti. Il gruppo ha fatto la differenza, anche a livello emotivo».

Stesso progetto replicato a Falconara, con identico successo di risultati. A Falconara 6 iscritti su 12 hanno cominciato a lavorare durante le 10 settimane di corso. Un gruppo quasi esclusivamente al femminile. In un caso è arrivata un’assunzione a tempo indeterminato. Quanto ai settori, due persone hanno iniziato a lavorare nel commercio, una in campo artistico, due nell’industria e un’altra nel settore editoriale. Quasi tutto al femminile il gruppo di lavoro, guidato dal trainer, lo Psicologo del lavoro Daniele Orazi, con 10 donne partecipanti.
Dei 12, quattro iscritti erano ultracinquantenni, altrettanti fra i 30 e i 39 anni, due nella fascia compresa tra i 18 e i 29 e altri due tra i 40 e i 49 anni. Sono stati sette gli iscritti diplomati, quattro i laureati. Due persone erano disoccupate da meno di sei mesi, tre erano in cerca di lavoro da meno di un anno, cinque venivano da un periodo di disoccupazione inferiore ai tre anni e due erano uscite dal mondo del lavoro più di tre anni fa.

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