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Jesi, il consiglio comunale ospita Fabio Borgognoni, il glaciologo che ha vissuto un anno in Antartide

Il presidente consiliare Daniele Massaccesi ha invitato il ricercatore a raccontare la sua esperienza sulla stazione Concordia

Il glaciologo Fabio Borgognoni in Antartide

JESI – Trecentosettantadue giorni in Antartide. A 3200 metri sul livello del mare e a oltre 1200 chilometri dalla costa, con temperature che oscillano fra i -25 gradi d’estate (da ottobre a gennaio) e i -90 dell’inverno. Un’esperienza indimenticabile per il glaciologo e chimico dell’atmosfera, Fabio Borgognoni, tornato appena qualche settimana fa nella sua Jesi dopo un anno sulla stazione Concordia.

Oggi pomeriggio, dalle ore 18, racconterà il suo lavoro in consiglio comunale, su invito del presidente dell’aula, Daniele Massaccesi. Missione fra i ghiacci, la sua, resa possibile grazie al PNRA, il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide, finanziato dal MUR, e coordinato dal CNR per le attività scientifiche e dall’ENEA per l’attuazione logistica delle spedizioni.

«Anche nelle zone costiere dell’Antartide – ha evidenziato nel suo reportage – iniziano a vedersi i primi segni dei cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento del pianeta, con temperature più alte rispetto al passato, scioglimenti sempre più veloci ed imponenti dei ghiacciai e distacchi di iceberg sempre più frequenti. Se dovessero prendere piede anche i voli commerciali e turistici, si amplificherebbero inevitabilmente gli effetti negativi dell’inquinamento e dell’impatto umano su questo fragile ecosistema che invece va preservato a tutti i costi».

Diplomatosi al liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Jesi e laureatosi in Scienze Ambientali all’Università degli Studi di Urbino, Borgognoni sta portando avanti diversi progetti legati allo studio degli inquinanti atmosferici, delle proprietà fisiche e chimiche della neve superficiale. «Le persone più vicine a noi sottolineava dalla stazione Concordia sono gli astronauti della ISS quando ci orbitano sopra, a 400 km di altezza, mentre i “terrestri” più “vicini” sono i “colleghi” della base scientifica russa Vostok, a 650 km. Eppure, è un posto affascinante. I tramonti e le albe hanno colori spettacolari, di notte abbiamo visto diverse volte l’aurora australe. Una cosa che non avrei mai pensato di vedere è il giorno e la notte contemporaneamente guardando verso l’orizzonte e poi voltando lo sguardo nella direzione opposta: incredibile».

Nel periodo che va da fine gennaio ad ottobre, per nove mesi, la Concordia è completamente isolata e nessuno può raggiungerla, qualunque cosa accada: nessun aereo riesce a volare con temperature così basse e nessun altro mezzo può intraprendere il viaggio. Una missione impegnativa, che il ricercatore jesino ripercorrerà oggi in collegamento con l’aula consiliare.

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