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Istat, Ancona tra le città meno care d’Italia

I prezzi al consumo, secondo il report dell'Istituto Nazionale di Statistica, registrano un calo del -0,3% tendenziale annuo. Un dato che attesta il capoluogo marchigiano al terzo posto nella classifica delle città italiane più virtuose

ANCONA – Ancona tra le città meno care d’Italia per inflazione nel mese di gennaio. I prezzi al consumo, secondo il report dell’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, registrano un calo del -0,3% tendenziale annuo. Un dato che attesta il capoluogo marchigiano al terzo posto nella classifica delle città italiane più virtuose, guidata da Campobasso (-0,7%) e Reggio Emilia (-0,4%), mentre l’inflazione più elevata si osserva a Napoli (+1,9%), Perugia e Trieste (+1,7% entrambe).

L’Istat stima a livello nazionale un aumento dello 0,3% su base mensile dell’indice dei prezzi al consumo a gennaio 2024, e un incremento dello 0,8% su base annua. L’accelerazione su base tendenziale dell’inflazione è dovuta principalmente alla dinamica dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +3,7% a +4,2%) e dei Beni alimentari non lavorati (da +7,0% a +7,5%) e all’attenuarsi della flessione dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da -41,6% a -20,6%). Il maggiore contributo al contenimento dell’inflazione si deve al rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi all’abitazione (da +4,2% a +2,8%) e dei Beni durevoli (da +1,5% a +0,7%).

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi rallenta (da +3,1% a +2,7%) come anche quella al netto dei soli beni energetici (da +3,4% a +3,0%). La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni registra una flessione meno marcata (da -1,5% a -0,7%), mentre quella dei servizi decelera, pur rimanendo positiva (da +3,4% a +2,9%), determinando una diminuzione del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+3,6 punti percentuali, dai +4,9 di dicembre).

Continuano a rallentare in termini tendenziali i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +5,3% a +5,1%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,4% a +3,5%). L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+1,3%), dei Beni alimentari non lavorati (+1,0%), dei Beni alimentari lavorati e degli Energetici regolamentati (+0,9% entrambi) e dei Beni non durevoli (+0,5%); gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-1,2%) e dal lieve calo dei Beni semidurevoli (-0,1%). L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,4% per l’indice generale e a +0,8% per la componente di fondo.

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