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Insonnia e notti agitate, con il Covid aumentano i disturbi del sonno: cosa fare

Gabriele Faccenda, dottore in Neuropsicologia, ci spiega perché in questo periodo i casi di persone che non riescono a dormire bene sono in crescita. E, soprattutto, dispensa consigli pratici per riposare meglio

Il periodo di incertezza che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria ha effetti negativi anche nella qualità del sonno e nella quantità di ore dormite. Ansia, pensieri, preoccupazioni possono provocare insonnia e far passare notti tutt’altro che tranquille e riposanti. Con il Covid i disturbi del sonno sono in aumento, come ci spiega Gabriele Faccenda, dottore di Neuropsicologia e consulente presso il Centro di Psicoterapia Cognitiva John Bowlby di Jesi.

Il dottor Gabriele Faccenda

Dottor Faccenda, in questo periodo sono aumentati i disturbi del sonno?
«Decisamente sì. L’emergenza Coronavirus ha inciso non solo sulla qualità del sonno ma anche sulla quantità delle ore dormite. I pazienti che lamentano questi disturbi sono in crescita e molteplici ricerche in letteratura, tra cui anche una recente dell’Oms, confermano un aumento consistente dei disturbi del sonno da quando viviamo questa situazione. Ciò avviene sia nella popolazione adulta che giovane. Prima dell’emergenza sanitaria i disturbi del sonno colpivano per il 10-15% i giovani, per il 40-45% gli adulti. Con il Covid queste percentuali sono aumentate e casi prima lievemente accennati si sono accentuati. I dati parlano anche di un aumento di richieste di aiuto e di utilizzo di farmaci ipnotici».

Quali disturbi del sonno sono aumentati a causa del Covid? «Sicuramente l’insonnia (che appartiene alla famiglia delle dissonnie), ovvero la difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno. Viene diagnostica quando il paziente non ha un sonno ristoratore per almeno tre giorni alla settimana. È importante tenere d’occhio questo disturbo perché influisce negativamente sulle attività quotidiane, crea disagio e a lungo termine, se non viene trattato, il paziente può accusare sintomi depressivi e ipertensione. La mancanza di sonno potrebbe provocare difficoltà cognitive, di memoria, di attenzione e facile irritabilità. Un altro disturbo frequente in questo periodo appartiene alla famiglia delle parasonnie: la persona riesce a dormire ma il sonno è molto agitato. Possono quindi esserci episodi di sonnambulismo, bruxismo, sindrome delle gambe senza riposo».

Che cosa provoca questi disturbi?
«Ci sono molteplici cause. La principale è sicuramente l’ansia, lo stress dovuto al senso di costrizione, alle preoccupazioni per la salute, alle difficoltà economiche e al futuro incerto. Prima di addormentarsi si pensa molto, è invece opportuno non rimuginare. Situazioni angoscianti non giovano alla qualità del sonno. Altra causa è il cambiamento nel nostro stile di vita. Il Covid non solo ha impattato emotivamente ma ha anche cambiato i nostri ritmi quotidiani. Un esempio è lo smart working. Passare più tempo davanti allo schermo del pc e alla luce dei device influisce sulla produzione di melatonina e di conseguenza si dorme molto male. Altre cause sono la minore esposizione al sole. Stando in casa più tempo e forzatamente si possono azzerare i ritmi sonno-veglia. Inoltre, molte persone soffrono di solitudine. L’uomo da sempre cerca la relazione e la socialità, adesso invece ci vediamo privati di tutto ciò».

Cosa si può fare per migliorare la qualità del sonno e dormire meglio?
«Si possono seguire dei consigli pratici. Innanzitutto fare esercizio fisico concentrandolo la mattina e il pomeriggio. Da evitare la fascia serale perché può andare a stimolare il sistema nervoso e agitare maggiormente. Prima di coricarsi è bene non utilizzare smartphone e device perché portano ad un’iperstimolazione e, come detto prima, bloccano la produzione di melatonina rendendo più difficoltoso l’addormentamento. Inoltre, chi soffre di disturbo del sonno dovrebbe evitare il riposino pomeridiano. Infine, non bere la caffeina e non dormire in una stanza esposta alla luce e a molto rumore».

A quali specialisti è bene rivolgersi se il disturbo del sonno diventa invalidante?
«I soli trattamenti con evidenze cliniche che danno risultati ottimali sono la farmacoterapia e la psicoterapia cognitiva comportamentale. Nel primo caso è opportuno rivolgersi al medico di base o al neurologo; nel secondo caso lo specialista di riferimento è lo psicoterapeuta. Il farmaco aiuta nella sintomatologia, invece con la psicoterapia si vanno a risolvere costrutti, problematiche, ansie. Vengono utilizzate anche tecniche di rilassamento muscolare importanti per favorire il sonno come mindfullness, yoga ecc.».

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