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Le insidie del cambiamento climatico in montagna. Gargano: «Equipaggiamento e conoscenza possono salvare la vita»

Sono diverse le insidie in montagna nel periodo invernale. Negli ultimi anni si sono aggiunti rischi nuovi, provocati da un cambiamento climatico sempre più evidente. I consigli del Soccorso Alpino e Speleologico

Francesco Gargano, comandante della Stazione di Macerata del Soccorso Alpino e Speleologico

ANCONA – Ghiaccio, freddo e neve. Sono diverse le insidie in montagna nel periodo invernale. C’è da dire però che a queste negli ultimi anni si sono aggiunti rischi nuovi, provocati da un cambiamento climatico sempre più evidente. È di pochi giorni fa l’immagine delle vette con poca o addirittura senza neve. Non solo, tra Marche e Umbria in questo weekend di metà gennaio, era aperta solo una pista, quella di Pintura di Bolognola, e solo grazie all’innevamento artificiale, mentre già da ieri la coltre nevosa era in fase di disgelo per le temperature in risalita.

«Gli inverni sono più miti negli ultimi anni e con sbalzi climatici più forti – spiega Francesco Gargano, riconfermato recentemente comandante della Stazione di Macerata del Soccorso Alpino e Speleologico -; la montagna a causa del cambiamento climatico è sottoposta a nevicate più forti, ma intermittenti, e ad acquazzoni e temporali più intensi. Una volta a dicembre già si sciava – osserva – adesso siamo a metà gennaio e la neve è poca».

Nel caso dello sci la scarsità di neve può far ritrovare lo sciatore su pendii in cui il manto nevoso è più irregolare perché più sottile. In ogni caso tutto dipende, spiega Gargano «dalla valutazione personale». «Ciaspolatori, scialpinisti e sciatori devono prestare la massima attenzione, come sempre in montagna, al di là del cambiamento climatico», spiega il comandante della Stazione di Macerata.

Chi affronta la montagna d’inverno «deve avere un mood diverso» nell’approcciare le vette: «bisogna avere il giusto equipaggiamento e tenere in considerazione le condizioni meteo e il fatto che in inverno fa buio prima. Chi fa trekking deve indossare ai piedi i ramponi e dotarsi di piccozza, le catene attorno agli scarponi non sono adatte per neve e ghiaccio in montagna, vanno bene per un marciapiede ghiacciato in città, ma non per l’alta quota».

«Un’attrezzatura inadeguata può costare la vita in montagna – mette in guardia Gargano – sia in inverno che in estate, anche se gli incidenti sono un po’ più frequenti con la bella stagione, quando è più accessibile a tutti e ci sono molte più persone». Al di là dei rischi collegati alla statistica (da considerare che «i soccorritori non conteggiano gli incidenti sulle piste da sci», puntualizza il comandante della Stazione di Macerata) «attrezzature e conoscenza del territorio fanno la differenza. Anche se un incidente può accadere anche ai più esperti, in percentuale avvengono con maggiore frequenza tra i non esperti».

A causa dell’inverno più mite del solito «forse non riusciremo a svolgere la giornata della sicurezza in montagna, che solitamente facciamo nel mese di gennaio» dice Gargano, intanto «stiamo facendo una campagna di arruolamento nel Soccorso Alpino e Speleologico delle Marche».

Servono nuovi soccorritori in montagna: nelle Marche sono circa un centinaio, alla Stazione di Macerata 14 operativi su una pianta organica di 18 persone (4 sono collaboratori che non possono quindi effettuare interventi di soccorso» conclude. Non tutti possono diventare soccorritori, tra i requisiti per il soccorso alpino la capacità di movimento su tutti i terreni di montagna, arrampicata su roccia da capocorda (4°UIAA) e su ghiaccio (60°), sci su tutti i tipi di neve.

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