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Infermieri Ancona, l’Ordine chiede di fermare la fuga di cervelli e di valorizzare i professionisti

La categoria chiede di creare figure come l’infermiere di famiglia o di comunità e, in parallelo, di aumentare il numero dei dirigenti che si occupano del personale infermieristico

Da sinistra Bilò, Bozzi, Cascio e Conti

ANCONA – Maggior riconoscimento della professione e incremento del trattamento economico, maggiori prospettive di carriera e arrestare la fuga di ‘cervelli’. Sono le richieste lanciate dall’Ordine degli Infermieri di Ancona (Opi) nel corso del confronto dal titolo ‘Il CCNL Area Comparto Innovazioni – Valorizzazioni – Applicazioni’ che si è tenuto al Ridotto delle Muse di Ancona.

Con l’introduzione da quest’anno del nuovo contratto gli infermieri vorrebbero l’applicazione dei nuovi incarichi che comportano trattamenti economici aggiuntivi fra 4mila e 13mila euro lordi l’anno. Inoltre, la categoria chiede di creare figure come l’infermiere di famiglia o di comunità e, in parallelo, di aumentare il numero dei dirigenti che si occupano del personale infermieristico.

Il presidente Opi Ancona, Giuseppino Conti, stima nelle Marche una carenza di oltre 200 infermieri, ma il fabbisogno sarebbe ben superiore, in quanto il Pnrr prevede l’attivazione dell’infermiere di famiglia nella misura di «1 ogni 3-6mila circa abitanti» e di quello di comunità. Non solo, Conti rimarca che il minutaggio dei livelli essenziali di assistenza (Lea) «sono stati calcolati nel 1989 su una complessità assistenziale completamente diversa da quella attuale, per cui gli standard andrebbero sicuramente rivisti»

L’altro tema sul tavolo è quello della formazione: «Come Ordine chiediamo la rivisitazione dei contenuti e dei programmi formativi delle lauree in Scienze infermieristiche per adeguarle ai bisogni dei cittadini e chiediamo anche che sia incrementato il numero dei professori ordinari e di quelli associati provenienti dalla laurea in Scienze infermieristiche in modo che vi sia un ordinario per ogni Ateneo e 1 associato per ogni presidio in cui si svolge il corso di laurea».

Giuseppino Conti

Conti evidenzia che gli infermieri italiani «sono passati da una formazione regionale ad una universitaria e sono tra i più ricercati in Europa grazie al loro livello di preparazione, ma sono i meno pagati d’Europa e questo spesso costringe molti a recarsi all’estero dove ci sono maggiori prospettive di carriera e un trattamento economico maggiore. Bisogna fermare questo esodo» spiega, sottolineando che a livello nazionale la fuga di cervelli vede oltre 20mila infermieri trasferirsi all’estero.

L’Ordine chiede una valorizzazione degli infermieri anche attraverso l’incremento del numero dei dirigenti sia a livello ospedaliero che territoriale. Nel corso della presentazione delle molte sfaccettature di un contratto in essere complesso a cura di Antonio Cascio, Responsabile Area RU del SSR Emilia-Romagna, è stato illustrato che «il contratto dà la possibilità di introdurre incarichi nell’ambito dell’innovazione, valorizzazione degli infermieri e applicazioni».

Per gli Infermieri tra i principali problemi che la professione deve affrontare c’è quello delle dotazioni di personale perché è necessario garantire l’adeguamento continuo degli organici tenendo conto degli attuali bisogni di salute e dei cambiamenti epidemiologici sopraggiunti e, al contempo «è necessario garantire lo sviluppo professionale” – ha aggiunto Marcello Bozzi, Segretario Nazionale Dirigenti Professionali Sanitarie che ha moderato l’incontro. “Il contratto di lavoro in vigore per quanto complicato e complesso da gestire, assicura questa opportunità e il confronto con i vertici istituzionali vuole andare in questa direzione».

Alla richiesta di vicinanza alla categoria degli infermieri l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini ha offerto ampie garanzie: «Non c’è nulla di più importante di salvare una vita e così deve essere per il riconoscimento di coloro che salvano le vite – ha detto il vicepresidente della giunta rivolto alla platea piena – e definirvi eroi ma poi non farvi avere il giusto riconoscimento non può essere accettabile anche perché il sistema sanitario è prodomico a quello economico e ve lo dico da assessore di una regione che nel primo trimestre del 2023 ha prodotto ed esportato 14 miliardi di euro di cose belle e tipiche della manifattura marchigiana che non avremmo potuto realizzare se i lavoratori marchigiani non fossero potuti andare al lavoro o essere curati velocemente in caso di necessità”. “In Italia – ha ricordato – la spesa destinata al sistema sanitario corrisponde a solo il 7,1% del Pil, in Germania è il 12%, in Francia l’11% mentre la sanità deve tornare ad essere il primo bene fondamentale della nazione».

Da Saltamartini l’assicurazione che entro il 15 maggio tutti i Direttori Generali delle AST saranno nominati e ha assicurato che la giunta licenzierà nelle prossime settimane il nuovo Piano Socio-Sanitario Regionale che andrà approvato dal Consiglio Regionale entro il mese di agosto.

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