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Incendio delle trivelle: è caccia ai piromani

Per l'azienda Geax di Osimo si tratta del terzo rogo in cinque anni. Al vaglio degli investigatori i filmati della videosorveglianza per dare un volto a chi ha appiccato l'incendio

OSIMO- Le telecamere a circuito chiuso dell’azienda Geax forniscono immagini poco nitide e probabilmente non saranno determinanti per identificare l’uomo che sabato sera ha appiccato il fuoco a due trivelle nel piazzale della ditta. Per questo si stanno vagliando anche i filmati della videosorveglianza di alcuni distributori di benzina e strade nella zona dove potrebbero essere passati il o i piromani. I Carabinieri di Osimo non escludono nessuna pista ma resta il fatto che quello della settimana scorsa è il terzo incendio in cinque anni che avviene alla Geax di Casenuove.

La fabbrica, avviata e nel 2006 e attualmente con circa 15 dipendenti, ha subito il primo rogo nel 2012 con le fiamme che avvolsero alcuni mezzi meccanici. Il secondo nel 2013 quando ad andare a fuoco furono un autocarro e alcune macchine trivellatrici. Al momento per nessuno dei tre blitz incendiari vi sono ipotesi sul movente ed anche la matrice potrebbe non essere la stessa. Incertezza anche sul piromane che potrebbe aver agito anche con l’aiuto di complici. Per provare a far luce sulla questione i Carabinieri visioneranno anche i filmati della stazione di servizio attigua all’azienda che potrebbero fornire indicazioni più precise.

Adriano Pesaresi, amministratore della Geax esclude l’ipotesi di problemi con ex dipendenti, fornitori o concorrenti concentrandosi invece su altre piste quali il racket o le intimidazioni trasversali. L’uomo è infatti sposato con Giovanna Lebbroni, procuratore capo presso il Tribunale dei Minori di Ancona e forse chi ha appiccato l’incendio ha voluto danneggiare il marito per colpire indirettamente anche il magistrato. Senza dubbio nel mirino del o degli attentatori c’è l’attività dell’azienda di trivelle. Gli investigatori proveranno a mettere insieme i pezzi di questo intricato puzzle per dare un volto a chi ha appiccato il fuoco alle attrezzature provocando un danno di oltre 200mila euro.

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